tag:blogger.com,1999:blog-82911141272997850292024-02-07T05:09:25.751+01:00SuoreUn blog sulla vita religiosa delle suoreUnknownnoreply@blogger.comBlogger278125tag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-31543243667830389222022-06-02T13:00:00.001+02:002022-06-02T13:00:00.208+02:00Umanità perfetta e carità apostolica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5AbhAj_MN3qJWx24326qVMHGmzK12Dc8oxCS09FX-frv-rYmYTdBqp2CXkfbUWtnzPVIhlfmjGVOQdn2e8IcsL2gouuxgM8Q2y_QI5keum1rY40hEcKUZlbwYohvRN9IqTKvqLJb6EwTi/s1600/101.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5AbhAj_MN3qJWx24326qVMHGmzK12Dc8oxCS09FX-frv-rYmYTdBqp2CXkfbUWtnzPVIhlfmjGVOQdn2e8IcsL2gouuxgM8Q2y_QI5keum1rY40hEcKUZlbwYohvRN9IqTKvqLJb6EwTi/s1600/101.jpg" /></a></div>
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Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).</div>
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<i><span style="color: #660000;">Addolcisci, Signore, il mio cuore con la fiamma della tua carità. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">1 - L’apostolato è espressione e frutto della charitas apostolica, ossia dell’amore di Dio e del prossimo, cresciuto fino a diventare zelo delle anime. Ma, accanto a questo, che è l’aspetto essenziale della carità che deve animare l’apostolo, vi sono aspetti secondari, direi quasi umani e che, tuttavia, hanno una grande importanza per permettere all'apostolo di far presa sulle anime. Intendiamo parlare di tutte quelle doti di affabilità, finezza di tratto, cortesia, socievolezza, sincerità, comprensione che di per sè sono doti umane, ma che, sopraelevate dalla grazia e usate ai fini dell’apostolato, acquistano un valore soprannaturale. Si tratta, in sostanza, di quelle qualità che S. Paolo attribuisce all’amore: « L’amore è longanime, è benigno… non s’irrita, non pensa il male,... gode della verità » (I Cor. 13, 4-6). </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Non basta amare le anime nel segreto del nostro cuore, lavorando e sacrificandoci per esse, ma bisogna che questo amore trapeli anche all'esterno attraverso un tratto amabile e piacevole in modo che, avvicinandoci, si sentano benvolute e quindi incoraggiate alla confidenza ed alla fiducia. Certi modi rudi, bruschi, impazienti sono la causa per cui molti si allontanano disgustati e forse anche scandalizzati. L’apostolo può ben avere un cuore d’oro, ricco di carità e dì zelo, ma se conserva una scorza rozza e pungente si preclude da sè la via per giungere alle anime, diminuendo notevolmente il bene che potrebbe fare. I Santi, pur essendo molto soprannaturali, non hanno mai trascurato questi aspetti più umani della carità; S. Francesco di Sales inculcava continuamente che, come si attirano più mosche con una stilla di miele che con un barile di aceto, così si conquistano più cuori con una briciola di dolcezza che con tante maniere ruvide. E S. Teresa di Gesù, che voleva le sue figlie unite dal vincolo di una pura carità soprannaturale, non credeva superfluo fare raccomandazioni come queste: « Più siete sante, più dovete mostrarvi affabili con le sorelle [...]. Se volete attirarvi il loro amore e fare ad esse del bene, dovete guardarvi da qualsiasi rustichezza » (Cam. 41, 7). Avviso utilissimo per chiunque voglia conquistare anime a Dio .</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">2 - […] Innalzando l’uomo al piano soprannaturale, Dio non ha inteso distruggere in lui ciò che già aveva creato, ma solamente sublimarlo, sopraelevarlo. Alla luce di questi principi si capisce perchè è stato detto che l’apostolo, come il sacerdote, deve essere un « perfetto gentiluomo » (Newman); si capisce perchè i santi sono anche gli uomini più perfetti nel senso che hanno portato alla maggmio perfezione e sublimazione le virtù naturali; si capisce perchè i santi, pur amando le creature con amore puramente soprannaturale, sono capaci, più degli altri, di circondarle di amabilità, di delicatezza, di comprensione, sì da conquistare con maggiore facilità il loro cuore. Del resto, è facile intendere che una perfetta cortesia sempre uguale a se stessa - anche con gli importuni ed anche nei momenti di stanchezza - può derivare solo da una profonda virtù soprannaturale, da una delicata carità. </span></i></div>
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[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-78001598021626973962021-03-22T21:22:00.001+01:002021-03-22T21:22:21.366+01:00Apostolato del buon esempio<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfsJrJcxJdqWsDakshd0ckd_zRYyUHCixb4QvdomsOfyfGVc12QTJAeq66DjxZGiTUFrVdvfpPeKI1nI5w8A6X0BhqCpLUNfAge-0_dMOfuPN6ddRH9s2KBxSAW1yuNYM3eVE0ZH4XdgW6/s595/Croce-gigliata.png" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="595" data-original-width="595" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfsJrJcxJdqWsDakshd0ckd_zRYyUHCixb4QvdomsOfyfGVc12QTJAeq66DjxZGiTUFrVdvfpPeKI1nI5w8A6X0BhqCpLUNfAge-0_dMOfuPN6ddRH9s2KBxSAW1yuNYM3eVE0ZH4XdgW6/w200-h200/Croce-gigliata.png" width="200" /></a></div><div style="text-align: justify;">Pubblico una lettera che ho scritto a un ragazzo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Caro fratello in Cristo,</span></i></div><p></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">le storie delle conversioni mi edificano molto perché mettono in risalto l’infinita misericordia di Dio. Si rimane colpiti dal grande amore che Gesù buono ha per ciascuno di noi e dal suo ardente desiderio di salvare eternamente le nostre anime.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Come fare apostolato tra i tuoi amici e conoscenti? L’esperienza dimostra che se un cristiano va a parlare di Religione a persone che non dimostrano interesse per questo argomento, spesso non solo non ottiene nessun frutto buono, ma rischia anche di suscitare una reazione opposta negli ascoltatori, cioè una reazione di disgusto, avversione e ulteriore indurimento del cuore. Quindi che fare? Ho notato che un efficace strumento di apostolato consiste nel dare il buon esempio. Se un cristiano si comporta sempre in maniera leale, onesta, sincera, corretta, dolce, gioviale e caritatevole riesce a colpire il prossimo di buona volontà, il quale assapora la bellezza del “cristianesimo pratico” e, una volta conquistata la sua fiducia e la sua benevolenza, diverrà molto più semplice parlargli di argomenti dogmatici e morali ottenendo dei frutti positivi, anzi sarà lui stesso a incominciare a farsi delle domande e a ricercare delle risposte. </span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Al contrario ci sono delle persone, tra cui certi “tradizionalisti arrabbiati”, che cercano di diffondere il Vangelo utilizzando dei modi duri, antipatici, aspri e acidi, ottenendo nel prossimo reazioni di avversione nei confronti del cristianesimo. San Francesco di Sales trattava il prossimo con tanta dolcezza e in questo modo attirava tante anime alla conversione e alla vita devota. Lui stesso scrisse che si catturano più insetti con un cucchiaio di miele che con un barile d’aceto.</span></i></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs0WrMTJ08t-L_1h-F7QIwJr9bm8kiO3zRP8_uzAAqczO8-uIlS-Fv_fEq0yoJKDSZ_dG5nxnTezYjs_yHL7ZARlnGTil5Rnjem3Obz2KfZxennA30Gz7S-hhDHDvYeBEpWN2xDhyphenhyphenkit1J/s1200/Albero-in-fiore.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><img border="0" data-original-height="753" data-original-width="1200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs0WrMTJ08t-L_1h-F7QIwJr9bm8kiO3zRP8_uzAAqczO8-uIlS-Fv_fEq0yoJKDSZ_dG5nxnTezYjs_yHL7ZARlnGTil5Rnjem3Obz2KfZxennA30Gz7S-hhDHDvYeBEpWN2xDhyphenhyphenkit1J/s320/Albero-in-fiore.jpg" width="320" /></span></i></a></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Un’altra cosa importante è trattare sempre le ragazze con grande rispetto, senza mai assumere nei loro confronti dei comportamenti che per diritto naturale sono leciti solo ai mariti con le proprie mogli. Se dovessi ricevere qualche “manifestazione di interesse” per fini sentimentali, sarà bene far presente a quelle ragazze che tu sei cristiano e che pertanto, qualora dovessi fidanzarti con qualcuna, sei risoluto a vivere in totale castità fino alle nozze. Inizialmente vedrai grande stupore sui loro volti, come se tu fossi appena giunto da Marte, infatti per loro è quasi inimmaginabile che un ragazzo possa dichiararsi convintamente favorevole alla castità prematrimoniale. Se una ragazza è cattiva, penserà che tu sia pazzo e se ne andrà via, ma in questo modo ti sarai liberato di una persona che avrebbe potuto trascinarti lontano da Dio. Invece, se una ragazza ha un cuore buono, apprezzerà molto le tue parole e, probabilmente per la prima volta nella sua vita, non si sentirà considerata da un uomo come se fosse un oggetto da sfruttare, bensì come una preziosa creatura di Dio da trattare con grande rispetto perché ha un’anima immortale e un corpo che è tempio dello Spirito Santo. In questo modo si sentirà attratta ad approfondire la bellezza degli insegnamenti evangelici (sul tema del fidanzamento e del matrimonio cristiano consiglio di leggere gli scritti di Pierre Dufoyer, i quali si trovano facilmente on-line). Quindi anche il trattare le donne con grande carità e rispetto può essere un efficace mezzo di apostolato per condurre le loro anime a Dio, fine ultimo della nostra esistenza.</span></i></div><p></p><p></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Nella speranza di esserti stato di qualche utilità, ti saluto cordialmente in Cordibus Iesu et Mariae.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Cordialiter</span></i></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-74602020529842895192021-03-06T11:56:00.000+01:002021-03-06T11:56:03.541+01:00Digiunare al pranzo o alla cena?<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgelBAglOlCu_ajKZZ3XOIUfzvgcunpj7vvLRMbchLyNk8RNoXC-y_bdoZBUj-4PAq_NtY1dSmP_QOwbsfyU_CjdE2QsjtI8JRCTlEUQi-roxYu6i-T-C53EJK_3FdGQx0-bhpP-kVMqtA/s1296/Icona_bizantina_Cristo.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1296" data-original-width="954" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgelBAglOlCu_ajKZZ3XOIUfzvgcunpj7vvLRMbchLyNk8RNoXC-y_bdoZBUj-4PAq_NtY1dSmP_QOwbsfyU_CjdE2QsjtI8JRCTlEUQi-roxYu6i-T-C53EJK_3FdGQx0-bhpP-kVMqtA/s320/Icona_bizantina_Cristo.jpg" /></a></div><div style="text-align: justify;">Pubblico una lettera di un giovane e cordiale lettore del blog "Cordialiter".</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Buonasera Cordialiter, </span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">ti scrivo per porti alcune domande relative ad alcuni dubbi di ordine spirituale; se vuoi pubblicale pure sul blog con le eventuali risposte, ovviamente in forma anonima.</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">1) Da alcuni anni ho preso la consuetudine di recitare alcune preghiere in determinati giorni della settimana (ad es. i Salmi Penitenziali il mercoledì e il venerdì), sia come "proposito" personale, sia accogliendo proposte di alcuni siti cattolici che invitavano ad impegnarsi in tal senso. Ora, io non ho la certezza di aver promesso al Signore di continuare tali pratiche per tutta la vita, anche se mi sono sempre sentito in dovere di compierle. Ciò in ogni caso mi riusciva più facile quando ero studente e potevo più facilmente "distribuire" tali preghiere lungo l'arco della giornata; attualmente invece lavoro, e a volte mi trovo a "concentrarle" tutte insieme al tardo pomeriggio/sera. Volevo dunque chiederti se secondo te sarebbe peccato l'abbandonare una parte di queste pratiche.</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">2) La seconda domanda riguarda le rinunce quaresimali: se dovessi adottare il proposito di non mangiare caramelle per tutta la Quaresima (è un esempio) e infrangessi poi tale proposito (sia di mia iniziativa, sia perché mi sono state offerte da altre persone), ciò costituirebbe peccato grave, leggero o nessun peccato, purché mantenessi la volontà di fare qualche altra rinuncia? E se non ho la certezza di aver adottato risolutamente un certo proposito, posso agire come se non l'avessi adottato (mi riferisco ovviamente a cose di per sé lecite)?</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">3) Il digiuno obbligatorio (per noi di rito ambrosiano, il primo venerdì di Quaresima e il Venerdì Santo) consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata [...]; se però, come ogni giorno in cui mi trovo sul luogo di lavoro, mangio poco e velocemente a pranzo, posso trasferire il "pasto vero e proprio" alla sera?</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Ti ringrazio in anticipo per le eventuali risposte e ti assicuro un ricordo nella preghiera. Spero di darti presto un piccolo aiuto anche in maniera concreta.</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Sia lodato Gesù Cristo</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">(Lettera firmata)</span></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Caro fratello in Cristo,</div><div style="text-align: justify;">rispondo volentieri alla tua e-mail che, per tutelare la tua riservatezza, pubblico in forma anonima, come faccio anche con tutti gli altri che mi scrivono. Spero tanto che questo post possa essere di qualche utilità anche ad altre persone che hanno dubbi simili.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I classici manuali di Teologia Morale insegnano che il voto è una promessa che si fa a Dio con l’intenzione di volersi obbligare a compierla sotto pena di peccato (grave o veniale a scelta del votante). Quando invece si vuol compiere qualcosa ma senza l’intenzione di volersi obbligare sotto pena di peccato, in questo caso si parla di “proposito”. Nel caso si dubita di aver fatto un semplice proposito o un vero e proprio voto si può tranquillamente presumere che si sia trattato di un proposito, e quindi non si è obbligati a compiere nulla.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se una persona ha il proposito di recitare i Salmi ma a causa del lavoro o per altri validi motivi riduce il tempo dedicato alla preghiera, non deve sentirsi in colpa di alcunché. Se invece prega meno del solito solo per “pigrizia spirituale”, in questo caso ordinariamente commette peccato veniale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Circa i giorni di digiuno obbligatori stabiliti dalla legge ecclesiastica, il pio sacerdote salesiano Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989), nel libro “L’anima onesta al confessionale”, afferma che si può invertire il pranzo con la cena.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella speranza di aver chiarito i tuoi dubbi, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cordialiter</div>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-25716252167831893772020-12-03T12:25:00.002+01:002020-12-03T12:25:31.809+01:00Non bisogna seminare il panico sul Codiv<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIG5VSS44MzU3JfvwDlWTAxhReJhTbLRYzGHwAk_4_8yEYlCjRF6sT-s83P7EVlieWMulWQW1DK6Fg5gDzDz8qxmcEpZFaa8KgIVo1IaVzEMpTX9cojEKpo7pv6_lpJ4GMjUyGHyu0HSU_/s572/Discorso-Montagna.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="457" data-original-width="572" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIG5VSS44MzU3JfvwDlWTAxhReJhTbLRYzGHwAk_4_8yEYlCjRF6sT-s83P7EVlieWMulWQW1DK6Fg5gDzDz8qxmcEpZFaa8KgIVo1IaVzEMpTX9cojEKpo7pv6_lpJ4GMjUyGHyu0HSU_/s320/Discorso-Montagna.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;">Pubblico alcuni brani di un'e-mail che mi ha inviato Maristella.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Caro fratello in Cristo,</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">[…] la situazione è complicata: ci sono molte persone che hanno tanta paura di questo Covid. Io non lo temo particolarmente: l'esperienza del cancro mi ha aiutata a capire che la morte è una sorella che mi cammina accanto e che un giorno (non so quando) mi accompagnerà da Gesù. Quando posso, se vedo che la persona è disposta ad ascoltare, provo a ragionare con calma sul fatto che per una persona sana non rappresenta certo una minaccia terribile.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Alcuni colleghi ora pongono anche domande molto accorate sulla fede e sulla religione: io cerco di pregare molto per avere la luce di Dio nel dare risposte veritiere ma calme e dolci. Ieri un collega mi diceva che tutto cambia nel tempo e anche la Chiesa dovrebbe "adeguarsi": io gli ho risposto sorridendo che le formule chimiche e i numeri non cambiano nei secoli perché sono verità. Perché il pi greco è sempre 3,14 e le verità della Chiesa dovrebbero cambiare? L'ho visto farsi improvvisamente silenzioso e riflessivo. Ho ringraziato Dio per avermi ispirato questa risposta e per le domande che non sono mai polemiche.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">[…] Sto pregando molto il Rosario, i tempi sono complicati ma Nostro Signore non ci abbandona. Anzi ci tiene più stretti anche se noi non ce ne accorgiamo.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Sursum corda</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Habemus ad Dominum</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Uniti nella preghiera</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="color: #660000;">Maristella</span></i></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Cara sorella in Cristo,</p><p style="text-align: justify;">anche io ho notato che c’è tanta gente terrorizzata dal Covid, ad esempio alcuni mesi fa una signora ha detto che di notte ha problemi a dormire a causa della paura del virus. Purtroppo, tante persone si bevono tutto ciò che sentono dire dai mezzi di disinformazione [sic] di massa, senza separare il grano dal loglio. Io non nego l’esistenza del Codiv19 ma non lo strumentalizzo per alimentare la psicosi. Il Coronavirus ha un tasso di letalità relativamente basso, cioè molto più vicino a quello dell’influenza, rispetto a quello spaventoso (65%) di Ebola. Infatti tra tutti i personaggi famosi che conosciamo (calciatori, giornalisti, politici, cantanti, ecc.) che sono stati contagiati dal Sars-Cov-2, sono morti pochissimi. Inoltre bisogna dire che molte persone “morte col Covid”, in realtà sono decedute per altri motivi, per esempio quel signore asintomatico di 41 anni che in Abruzzo è annegato in mare, e dopo la morte gli hanno fatto un tampone e hanno scoperto che aveva il virus. Ma di certo non è colpa del Covid se è morto annegato. Lo stesso vale per i malati terminali di tumore che si sono infettati di Covid in ospedale, quando ormai erano già moribondi. </p><p style="text-align: justify;">Un’altra cosa che mi fa riflettere è il fatto che si parla tanto di vaccini, ma si parla pochissimo delle diverse terapie che si sono dimostrate efficaci. Chissà quante persone si sarebbero potute salvare se avessero ricevuto una trasfusione di plasma iperimmune!</p><p style="text-align: justify;">Durante questa pandemia ho scritto pochissimi post riguardanti il virus. Non si tratta di un caso ma di una scelta precisa. Secondo se ne parla fin troppo in giro. Basta accendere la televisione e dalla mattina alla sera ci sono programmi che alimentano il terrore. Sul blog, anziché alimentare il panico, preferisco parlare di temi più edificanti. Lo ripeto, il Coronavirus esiste e ha ucciso tante persone, ma non è né Ebola né la peste bubbonica di manzoniana memoria. Ci sono malattie (tumori, problemi cardiaci, ecc.) che causano molti più decessi, ma a livello mondiale la grancassa della propaganda di regime martella le menti parlando quasi a tempo pieno di Covid. Uhm... in questa vicenda ci sono diverse cose che non mi quadrano.</p><p style="text-align: justify;">Per quanto riguarda la Dottrina Cattolica, ho apprezzato la risposta che hai dato al tuo collega, facendo il paragone tra le formule chimiche e le verità di fede. Ad esempio noi sappiamo che una molecola di acqua è composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno: che piaccia o no le cose stanno così, punto e basta. Sarebbe assurdo se uno dicesse che poiché i tempi sono cambiati, allora anche la molecola di acqua deve adeguarsi ed essere modificata. Allo stesso modo sono assurde le tesi dei modernisti secondo i quali, poiché i tempi sono cambiati, dovremmo adeguare e aggiornare alla mentalità mondana i dogmi di fede sull’Eucaristia, sulla Divinità di Cristo, sulla verginità perpetua della Madonna e la sua assunzione in Cielo in anima e corpo, sull’esistenza del Purgatorio, sull’eternità dell’inferno, e su tante altre verità insegnate infallibilmente dal Magistero perenne della Chiesa. Per non parlare poi delle Leggi morali che Dio ha stabilito al riguardo della fornicazione, dell’adulterio, degli anticoncezionali, della famiglia naturale, del divorzio, dell’aborto, ecc., e che i modernisti vorrebbero annacquare ignominiosamente, tra gli applausi dei laicisti. </p><p style="text-align: justify;">Nell’ora della morte verremo giudicati da Gesù Cristo, non dai giornalisti filomassonici. Parafrasando il Vangelo potremmo chiedere ai modernisti: “Che giova all’uomo guadagnare gli applausi dei mondani se poi perde l’anima?”.</p><p style="text-align: justify;">Ti saluto cordialmente in Corde Matris.</p><p style="text-align: justify;">Cordialiter</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-17698701425862303022020-11-14T14:44:00.004+01:002020-11-14T14:44:33.002+01:00Divina Provvidenza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRzGXgyg8oC7icaKPqOvoP01yhVfZj0iODl84-MJEQnFmNYBLKFQSvv1sUVKBhqkXzPoqvTrSiR2V8luwHDT2Mmpfli9UyXvUI_bCmYxvHJEUSnuKll4LGxRC5uwOHU-6UuDgYJ8GWQ2dY/s1600/Santissima-Trinit%25C3%25A0.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1150" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRzGXgyg8oC7icaKPqOvoP01yhVfZj0iODl84-MJEQnFmNYBLKFQSvv1sUVKBhqkXzPoqvTrSiR2V8luwHDT2Mmpfli9UyXvUI_bCmYxvHJEUSnuKll4LGxRC5uwOHU-6UuDgYJ8GWQ2dY/s320/Santissima-Trinit%25C3%25A0.jpg" width="229" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">O mio Dio, che tutto ordini e disponi per altissimi fini, insegnami ad affidarmi pienamente alla tua divina provvidenza. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">1 - « La sapienza divina - dice la Sacra Scrittura - si estende con potenza da un’estremità all’altra del mondo e tutto governa con bontà » (Sap. 8, 1). La sapienza divina s’identifica così con la divina provvidenza che tutto ordina, dispone, guida al raggiungimento di un fine ben determinato: fine ultimo e supremo, la gloria di Dio; fine prossimo e secondario, il bene e la felicità delle creature. Nulla esiste senza motivo, nulla avviene a caso nel mondo, ma tutto, assolutamente tutto rientra nel grandioso piano della divina provvidenza, piano in cui ogni creatura, anche l’infima fra tutte, ha il suo posto, il suo scopo, il suo valore, in cui ogni avvenimento, anche il più insignificante, è fin dall’eternità previsto ed ordinato nei suoi minimi particolari. In questo piano vastissimo e meraviglioso tutte le creature, dalle più sublimi - come gli angeli - alle più umili - come le gocce di rugiada e i fili d’erba - sono chiamate a portare il loro contributo all’armonia ed al bene dell’insieme. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Se certe situazioni ci sembrano incomprensibili, se non riusciamo a capire la ragion d’essere di circostanze e di creature che ci fanno soffrire, è perchè non sappiamo scoprire il posto che esse hanno nel piano della divina provvidenza, in cui tutto è ordinato al nostro ultimo bene. Sì, anche la sofferenza è ordinata al nostro bene e Dio, che è bontà infinita, non la vuole e non la permette se non a questo scopo. Crediamo ciò in teoria, ma facilmente lo dimentichiamo in pratica sì che, quando ci troviamo davanti a situazioni oscure e dolorose che vengono a spezzare o ad intralciare i nostri progetti, i nostri desideri, ci smarriamo e sulle labbra ci sale la domanda angosciosa: perchè Dio permette questo? Eppure la risposta non manca mai ed è universale ed infallibile come universale ed infallibile è la provvidenza divina: Dio lo permette unicamente per il nostro bene. È questa la grande convinzione di cui abbiamo bisogno per non scandalizzarci di fronte alle prove della vita. « La condotta di Dio è tutta bontà e fedeltà per coloro che osservano il patto e gli ordini di lui » (Sal.24, 10); possiamo dubitare di noi, possiamo dubitare della nostra bontà e della nostra fedeltà, ma non di Dio che è bontà e fedeltà infinita. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">2 - Dopo averci creati, Dio non ci ha lasciati in balìa di noi stessi ma, come tenera madre, continua ad assisterci ed a provvedere a tutte le nostre necessità: « Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino?... e se pur questa lo potrà dimenticare - dice il Signore - io non mi dimenticherò mai di te » (Is. 49, 15). Ogni uomo può, con tutta verità, ritenere queste parole come rivolte a lui in particolare e, di fatto, la provvidenza di Dio è così immensa e potente che, mentre abbraccia l’universo intero, nello stesso tempo si prende una cura speciale di ognuna delle sue creature, anche delle più piccole. Proprio sotto questo aspetto Gesù ci ha presentato la provvidenza del Padre celeste: « Nemmeno un passero cade in terra senza il permesso del Padre vostro... Non temete, dunque, voi siete da più di molti passeri » (Mt. 10, 29 e 31). Come Dio non ci ha creati a serie, ma crea individualmente l’anima di ogni uomo che viene al mondo, così la sua divina provvidenza non si limita ad assisterci in blocco, ma ci assiste uno per uno, ben conoscendo tutte le nostre necessità, le nostre difficoltà e perfino i nostri desideri e ben sapendo quel che più conviene al nostro vero bene. Una mamma, anche la più sollecita, può ignorare qualche bisogno del figlio suo, può dimenticarlo, può sbagliare nel provvedervi o essere nell’impossibilità di farlo; ma ciò non accadrà mai a Dio, la cui provvidenza tutto sa, tutto vede, tutto può. Nemmeno il più piccolo passero è dimenticato, nemmeno il più umile fiore del campo è trascurato. « Considerate - dice Gesù - come crescono i gigli del campo; essi non lavorano e non filano. Tuttavia, neppur Salomone... fu mai vestito come uno di essi. Se dunque Dio riveste così l’erba del campo, che oggi è e domani vien buttata nel forno, quanto a maggior ragione vestirà voi, o uomini di poca fede? » (Mt. 6, 28-30). La provvidenza di Dio ci circonda da tutte le parti; di essa viviamo, per essa ci moviamo e siamo e, nondimeno, siamo così tardi a credere in essa, così diffidenti! Come abbiamo bisogno di dilatare il cuore in una fiducia, in una confidenza più grande, anzi, illimitata, poichè illimitata è la divina provvidenza! </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Colloquio - « O Dio, avendo creato il mondo, lo reggi e lo governi con ordine mirabile. Tu fai nascere le piante, le fai germogliare, a suo tempo fai sbocciare i fiori e maturare i frutti. Tu governi il sole, la luna, i pianeti e, insomma, hai creato tutto con mirabile ordine e tutto hai fatto per l’uomo. L’uomo, poi, hai fatto solo per te e vuoi riposarti in lui, nè vuoi che egli si riposi e quieti in altro che in te. Tu non hai bisogno della tua creatura, eppure ti degni cercare in essa il tuo riposo, affinchè lei ti possa poi godere e godere in eterno, possa goderti e vederti a faccia a faccia, assieme a tutto il Paradiso. </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> « La tua provvidenza divina, o Signore, è tale che Tu hai cura di tutti come se fossero uno solo; e di uno solo, come se in quello fossero tutti racchiusi. Oh, se la tua provvidenza fosse compresa, ogni creatura lascerebbe le cose di questo mondo e seguirebbe te per potersi unire con la tua provvidenza! » (S. M. Maddalena de’ Pazzi). </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> « Benefico sei, o Signore, verso tutti, e la tua pietà si spande su tutte le tue creature. Ti lodino, o Signore, tutte le tue fatture e ti benedicano i tuoi devoti. Gli occhi di tutti a te si rivolgono in attesa e Tu dai a tutti, a suo tempo, il loro cibo; allarghi la mano e colmi di favori ogni vivente. Tu rendi giustizia agli oppressi e dai il pane agli affamati. Sciogli i prigionieri, apri gli occhi ai ciechi, raddrizzi gli storpi, ami i giusti. Risani i cuori affranti e ne fasci le piaghe. Tu copri i cieli di nubi, apparecchi alla terra la pioggia e fai crescere l’erba sui monti; dai il loro cibo agli animali, ai piccoli corvi ciò che domandano. O Signore, tutte le creature si effondano nel ricordo della tua immensa bontà e acclamino alla tua liberalità! » (cfr. Sal. 144; 145; 146). </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].
</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-29138185888249861572019-12-31T20:18:00.000+01:002019-12-31T20:18:00.246+01:00Circostanze che contribuiscono a rendere l'azione più perfetta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-M65oKn4ZPYE/SezLkBB1nuI/AAAAAAAAFwY/IDxCFlYHmNk/s512/Saint-Antony-Padua.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-M65oKn4ZPYE/SezLkBB1nuI/AAAAAAAAFwY/IDxCFlYHmNk/s512/Saint-Antony-Padua.jpg" height="400" width="300"></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Non le sole disposizioni della persona aumentano il merito, ma tutte le circostanze che contribuiscono a rendere l'azione più perfetta. Le principali sono quattro:</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">a) L'eccellenza dell'oggetto o dell'atto che si compie. Vi è gerarchia nelle virtù: le virtù teologali sono più perfette delle virtù morali, quindi gli atti di fede, di speranza e massime quelli di carità sono più meritori degli atti di prudenza, di giustizia, di temperanza, ecc. Ma, come abbiamo detto, questi ultimi possono, per ragione dell'intenzione, diventare atti d'amore e parteciparne quindi lo speciale valore. Similmente gli atti di religione, che tendono direttamente alla gloria di Dio, sono più perfetti di quelli che hanno per fine diretto la nostra santificazione.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">b) Per certe azioni, la quantità può influire sul merito; così, a parità di condizioni, un dono generoso di mille lire sarà più meritorio di uno di dieci centesimi. Ma ove si tratti di quantità relativa, l'obolo della vedova che si priva d'una parte del necessario, moralmente vale di più della ricca offerta di colui che si spoglia d'una parte del superfluo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">c) Anche la durata rende l'azione più meritoria: pregare, soffrire per un'ora vale più che farlo per cinque minuti, perchè questo prolungamento esige maggiore sforzo e maggior amore.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">d) La difficoltà dell'atto, non per sè stessa ma in quanto richiede maggior amor di Dio, sforzo più energico e più sostenuto, quando non provenga da imperfezione attuale della volontà, accresce anch'essa il merito. Così resistere a una tentazione violenta è più meritorio che resistere a una tentazione leggiera; praticare la dolcezza quando si ha un temperamento portato alla collera e quando si è frequentemente provocati da chi ci sta attorno, è più difficile e più meritorio che farlo quando si ha un naturale dolce e timido e si è circondati da persone benevoli.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Non se ne deve però conchiudere che la facilità, acquistata con ripetuti atti di virtù, diminuisca necessariamente il merito; questa facilità, quando uno se ne giovi per continuare e anche aumentare lo sforzo soprannaturale, favorisce l'intensità o il fervore dell'atto, e sotto quest'aspetto aumenta il merito, come abbiamo già spiegato. Come un buon operaio, perfezionandosi nel suo mestiere, evita ogni sciupìo di tempo, di materia e di forza e ottiene maggior frutto con minor fatica; così un cristiano che sa meglio servirsi degli strumenti di santificazione, evita le perdite di tempo, molti sforzi inutili, e con minor fatica guadagna maggiori meriti. I Santi, che con la pratica delle virtù riescono a fare più facilmente degli altri atti di umiltà, d'obbedienza, di religione, non ne hanno minor merito per il fatto che praticano più facilmente e più frequentemente l'amor di Dio; e d'altra parte essi continuano a fare sforzi e sacrifizi nelle circostanze in cui sono necessari. In conclusione, la difficoltà accresce il merito, non in quanto è ostacolo da vincere ma in quanto eccita maggiore slancio e maggior amore.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Aggiungiamo solamente che queste condizioni oggettive non influiscono realmente sul merito se non in quanto sono liberamente accettate e volute e reagiscono quindi sulla perfezione delle interne nostre disposizioni.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">CONCLUSIONE.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">La conclusione che spontaneamente ne viene è la necessità di santificare tutte e ciascuna delle nostre azioni, anche le più comuni. Come infatti abbiamo detto, possono essere tutte meritorie, se le facciamo con mire soprannaturali, in unione con l'Operaio di Nazareth, il quale, lavorando nella sua bottega, meritava continuamente per noi. E se è così, qual progresso non possiamo fare in un sol giorno! Dal primo svegliarsi del mattino fino al riposo della sera, centinaia di atti meritori un'anima raccolta e generosa può compire; perchè non solo ogni azione, ma, quando si prolunga, ogni sforzo per farla meglio, per esempio, per cacciar le distrazioni nella preghiera, per applicare la mente al lavoro, per schivare una parola poco caritatevole, per rendere al prossimo il minimo servizio; ogni parola ispirata dalla carità; ogni buon pensiero da cui si trae profitto; in una parola, tutti i movimenti interni dell'anima liberamente diretti verso Dio, sono altrettanti atti meritori che fanno crescere Dio e la grazia nell'anima nostra.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Si può quindi dire con tutta verità che non c'è mezzo più efficace, più pratico, più facile a tutti per santificarsi, che rendere soprannaturali tutte le proprie azioni; questo mezzo basta da solo ad elevare in breve tempo un'anima al più alto grado di santità. Ogni atto è allora un germe di grazia, perchè la fa germogliare e crescere nell'anima, e un germe di gloria, perchè aumenta nello stesso tempo i nostri diritti alla beatitudine celeste.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">Il mezzo pratico di convertire a questo modo tutti i nostri atti in meriti, è di raccoglierci un momento prima di operare, di rinunziare positivamente a ogni intenzione naturale o cattiva, di unirci a Nostro Signore, nostro modello e nostro mediatore, col sentimento della nostra impotenza, e offrire per mezzo di Lui le nostre azioni a Dio per la gloria sua e per il bene delle anime; così intesa l'offerta spesso rinnovata delle nostra azioni è un atto di rinunzia, di umiltà, di amore a Nostro Signore, di amore di Dio, di amore del prossimo; è un'accorciatoia per giungere alla perfezione. A pervenirvi più efficacemente abbiamo pure a nostra disposizione i Sacramenti.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928) </div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-72914024680193372382019-11-30T22:23:00.000+01:002019-11-30T22:23:03.790+01:00Conquistata da Gesù<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHy8Uh3A4vHEDdzsD5MzEnOA1vxrTFqefW-S_XyZwu9l-DTUZIiuDvWvUGwWKp3Cs5MjQnuq9N923Q1O5E_zuPfd3ymR5rsNrxFIKgiMjsTLyiZGGGjSKL3CxSWTAXUgWLHGgACCGbvhGm/s512/Suora-Carmelitana-005.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHy8Uh3A4vHEDdzsD5MzEnOA1vxrTFqefW-S_XyZwu9l-DTUZIiuDvWvUGwWKp3Cs5MjQnuq9N923Q1O5E_zuPfd3ymR5rsNrxFIKgiMjsTLyiZGGGjSKL3CxSWTAXUgWLHGgACCGbvhGm/s320/Suora-Carmelitana-005.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Pubblico anche qui la bella lettera che mi scrisse una lettrice del blog vocazionale prima di entrare in monastero...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;">Caro fratello in Cristo,</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;"> [...] ho avuto modo di continuare a pregare, meditare e riflettere, e ho eletto il mio stato di vita, senza dubbio, in libertà e senza condizionamenti: vita religiosa di clausura, tra le monache [...], che ho conosciuto grazie al tuo blog. Quando mi hanno accolta nella foresteria, mi sono sentita subito a casa, ho provato una pace grande già dal primo momento, quando varcavo la soglia della loro porta...prima di conoscerle di persona sapevo che ANDAVO PER RESTARE! La Madre è davvero accogliente e comprensiva, mi ha saputa capire ed indirizzare subito: tra pochi giorni entrerò nel loro monastero per cominciare l'aspirantato! Mi pare un sogno...ma è realtà! Non è stato facile vincere le mie resistenze e quelle di chi avevo accanto, ma con l'aiuto della Madonna si può tutto! Ogni giorno ho letto il tuo blog: ogni post è davvero edificante, consola, tiene compagnia, sprona ad andare avanti, fa sentire che ciò che si vive, gioie e sofferenze della vocazione, le vivono pure altre persone, che esistono ancora ordini ferventi e di stretta osservanza, e c'è chi ancora brama di santificarsi in uno di questi... insomma, non mi sono sentita sola!</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;">Davvero mi hanno fatto riflettere i consigli di S. Alfonso sullo stato di vita da eleggere: matrimonio o vita religiosa! </span></i><i><span style="color: #cc0000;">Grazie per i tuoi consigli, [...], OGNI COSA DI QUESTE E' STATA FONDAMENTALE... come tanti piccoli tasselli, che pian piano andavano a formare un meraviglioso mosaico, e grazie per aver parlato nel tuo blog delle monache [...], che non conoscevo, e grazie per la tua preghiera silenziosa, ma fervente...che insieme a quella di altre persone ha ottenuto da Dio che la mia vita cambiasse radicalmente, mi ha dato grazia e forza per accettare la chiamata di Dio!</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;"><br />
</span></i></div>
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<i><span style="color: #cc0000;">Prega per me e non ti scoraggiare davanti alle difficoltà, il tuo lavoro è prezioso, e Dio ti ripagherà per ogni sofferenza e solitudine che patisci ora! Tra poco e per il futuro, se Dio vuole, un'anima in più pregherà dalla clausura, per te e per i lettori del blog!</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;">NEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E NEL CASTISSIMO CUORE DI S. GIUSEPPE.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #cc0000;">(Lettera firmata)</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cara sorella in Cristo,</div>
<div style="text-align: justify;">
sono felicissimo della splendida notizia che mi hai dato! Devi essere enormemente grata a Gesù buono per il magnifico dono che ti ha fatto! Ti rendi conto? Diventerai sposa del Redentore Divino in uno dei migliori ordini religiosi presenti in Italia! Che grazia! Ah, se tutte le ragazze della tua età potessero capire queste cose, i monasteri di clausura di stretta osservanza verrebbero invasi da moltitudini di spose di Gesù Cristo!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ti incoraggio a perseverare con tutte le tue forze! Il nemico del genere umano potrebbe tentare di insinuare nella tua mente che non sei fatta per la clausura, ma per la vita attiva. Non credergli, è una tipica trappola per far perdere la vocazione, come insegna S. Alfonso. Infatti il diavolo cerca di seminare dubbi e incertezze, poiché nel torbido pesca sempre qualche cosa. Quindi se una persona entra in un ordine contemplativo, lui insinua di passare in uno di vita attiva, e viceversa. Alcune persone sono cascate in questa trappola, sono uscite dal monastero e hanno fatto una pessima vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando i mondani sapranno che sei partita, diranno: “poveretta, è andata a rinchiudersi in un monastero di clausura”. Loro non sanno che grandi gioie si provano a vivere in monastero! In realtà il mondo non ha mai fatto felice nessuno, basti pensare alla vita triste e angustiata che fanno i potenti della terra, i quali, pur essendo immersi nelle ricchezze, non riescono a trovare la pace nel cuore. Solo Dio può consolare i nostri cuori e farli felici. Il Signore è stato particolarmente generoso con te, chiamandoti a santificarti in un monastero di clausura fervoroso e osservante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Addio, carissima sorella in Cristo! Impegnati assai nella preghiera per la salvezza eterna delle anime e nella ricerca della perfezione cristiana per la maggior gloria di Dio! Arrivederci nella Patria Celeste!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cordialiter</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-60077306834988879422019-05-01T09:00:00.000+02:002019-05-01T09:00:14.117+02:00L’apostolato dell’esempio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOnlWq_GeTLtoNFxUV2Z53X_3lDV5nEYCIeEt6ZPzpPGjb-aoKOKp_FUFeD5ov5s3zgSORp8i8q7Z97iIOZnGbO6pk4Qz2t2Ux41OmeFnl54SfQXMWGSHEQHu12HSWjb9PnEbZ8FwtrThL/s1600/Messa+antica+domenicana.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="819" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOnlWq_GeTLtoNFxUV2Z53X_3lDV5nEYCIeEt6ZPzpPGjb-aoKOKp_FUFeD5ov5s3zgSORp8i8q7Z97iIOZnGbO6pk4Qz2t2Ux41OmeFnl54SfQXMWGSHEQHu12HSWjb9PnEbZ8FwtrThL/s400/Messa+antica+domenicana.jpg" width="292" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">O Signore, fa’ che la mia condotta sia tale da procurarti gloria ed attirare molte anime al tuo amore. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">1 - Accanto alla preghiera e al sacrificio, altra potente arma di apostolato, accessibile a tutti, è quella di una vita buona, di una vita santa. Non tutti possono predicare, non tutti hanno il dovere di ammonire o di esortare, non tutti possono attendere ad opere apostoliche, ma non vi è nessuno che non possa cooperare al bene spirituale del prossimo con l’esempio di una vita integralmente cristiana, coerente ai princìpi professati e fedele ai propri doveri. « Ognuno può giovare al prossimo se adempie il suo dovere », afferma il Crisostomo e aggiunge: « Nessuno sarebbe più pagano, se i cristiani fossero cristiani davvero, se davvero osservassero i precetti. La vita buona è una voce più acuta e più forte di una tromba ». La vita buona s’impone da sè, ha un’autorità ed esercita un fascino assai superiore a quello delle parole. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Per un’anima che cerca la verità, che cerca la virtù, non è difficile trovare libri o maestri che ne parlino anche in forma attraente, ma è ben più difficile trovare persone la cui vita ne sia una testimonianza pratica. La mentalità moderna, assetata di esperienza, ha particolare bisogno di questi esemplari, capaci di offrire non solo belle teorie di vita spirituale, ma, soprattutto, incarnazioni concrete della virtù, dell’ideale di santità e di unione con Dio. Molto più che dal pensiero puro, le anime sono attratte dal pensiero vissuto, dagli ideali tradotti nella realtà della vita. Del resto, è questa la grande linea seguita da Dio stesso per manifestarsi agli uomini: il Verbo eterno si è incarnato e, attraverso la realtà così concreta e cosi umana della sua vita terrena, ci ha mostrato l’immenso amore di Dio per noi e le sue infinite perfezioni. Gesù, che possedeva le perfezioni divine, ha potuto dirci: « Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5 , 48) e dicendoci così non solo ci mostrava l’ideale supremo della santità, ma ce ne offriva in se stesso il modello. L’apostolo deve battere la via battuta da Gesù incarnando nella sua vita quell’ideale di santità che vuol proporre agli altri; solo così si potrà affermare di lui, come del Signore: « coepit facere et docere » (At. 1, 1), cominciò prima a fare e poi ad insegnare. E solo così l’apostolo potrà ripetere, molto più con la sua condotta che con le parole, l’ardita frase paolina: « Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo » (I Cor. 4, 16). </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">2 - Gesù, che ci ha insegnato a pregare, a digiunare, a fare elemosina nel segreto, affinchè solo il Padre celeste lo sappia e ce ne dia la ricompensa, ci ha insegnato anche ad agire in modo che le nostre opere siano, per coloro che le vedono, un tacito incitamento al bene: « La vostra luce risplenda dinanzi agli uomini in modo tale che, vedendo le vostre opere buone, diano gloria al Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5, 16). S. Gregorio ci insegna come conciliare i due insegnamenti del Signore: « L’opera sia pubblica - egli dice - ma l’intenzione rimanga occulta, affinchè così diamo al prossimo l’esempio di un’opera buona e, nello stesso tempo, con l’intenzione, con la quale cerchiamo di piacere a Dio solo, desideriamo sempre il segreto ». Vi è una grande differenza tra colui che fa ostentazione del bene compiendolo per attirarsi le lodi altrui, o forse anche per guadagnarsi una certa fama di santità, e colui che, agendo con retta intenzione unicamente per piacere a Dio, è con la sua condotta luce e guida per coloro che gli vivono accanto. Quando l’intenzione è retta - ossia dar gloria a Dio e procurare di attirare altre anime al suo servizio - non dobbiamo temere che le nostre opere buone siano vedute, anzi dobbiamo sentire la responsabilità di comportarci in modo che la nostra condotta sia di edificazione agli altri. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Ogni anima di vita interiore, pur cercando di piacere soltanto al Padre celeste, deve essere un’apostola dell’esempio; la sua vita di pietà sincera, di virtù soda, di unione con Dio deve risplendere davanti agli uomini e deve richiamarli alla preghiera, al raccoglimento, alla ricerca delle cose celesti. Ciò è possibile a tutti ed in Ogni ambiente di vita: lo può fare il professionista in mezzo al mondo, tra i colleghi, gli alunni o i clienti; lo può fare la sposa e la madre nella cerchia della famiglia; può farlo il religioso e la religiosa nell’ambito della propria Comunità; può farlo il sacerdote nel raggio della sua azione. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Un’anima di vera vita interiore è di per sè un apostolo, è, come dice Gesù, « una città posta sul monte [che] non può rimanere nascosta », è una lucerna accesa messa « sul candeliere, perchè faccia lume a tutti quelli che sono in casa » (Mt. 5, 14 e 15). Quanto più la vita interiore è profonda, tanto più la lucerna splende, illumina le anime e le attira a Dio. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Colloquio - « Dio mio, nulla è più freddo di un cristiano che non si cura della salvezza degli altri! Per dispensarmene non posso addurre come pretesto la povertà. Pietro diceva: ‘ Non ho argento, nè oro ’; Paolo era tanto povero che spesso soffriva la fame. Non posso addurre la mia umile condizione, perchè anch’essi non erano nobili e non avevano nobili genitori. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">« Non posso neppure scusarmi, o Signore, dicendo che sono ignorante, perchè anch’essi lo erano. Anche se io fossi uno schiavo e per giunta fuggitivo, potrei assolvere il mio compito: anche Onesimo era tale. Non posso obiettare che sono malato, perchè anche Timoteo era spesso infermo. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">« O Signore, la tua luce mi fa comprendere che anch’io posso giovare al prossimo, se adempio il mio dovere. E questo lo farò, se osserverò la tua legge e specialmente la legge dell’amore con la quale s’insegna la bontà a quelli che ci offendono. I mondani sono commossi più dalla vita buona che dai miracoli; e Tu mi dici che nulla rende buona la vita più della carità e dell’amore del prossimo. Aiutami dunque, o Signore, a condurre una vita santa, a fare opere buone, in modo che chi mi osserva possa dar lode al tuo nome » (cfr. S. Giovanni Crisostomo). </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">« O Signore, concedimi di credere col cuore, di professare con la bocca e di mettere in pratica la tua parola, affinchè gli uomini, vedendo le mie opere buone, glorifichino te, Padre nostro che sei nei cieli, per Gesù Cristo nostro Signore, al quale spetta la gloria nei secoli dei secoli. Amen » (Origene). </span></i></div>
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[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-71125355891200684852019-04-23T12:43:00.000+02:002019-04-23T12:43:04.905+02:00Suore di clausura a Verona<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM0HSsATQxgDD6HVOonQNeLQ6tCvZvhM8lMmJp-7CIWJp6CEayERf959DerkCKDyRlql7oUewv4VVqgGr-qQKBiTPnkTIsovEVaPWFpDjB-GK6xn4HSJX900FKo0nvQId_hsTQMJIAs89X/s1600/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-02.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="659" data-original-width="609" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM0HSsATQxgDD6HVOonQNeLQ6tCvZvhM8lMmJp-7CIWJp6CEayERf959DerkCKDyRlql7oUewv4VVqgGr-qQKBiTPnkTIsovEVaPWFpDjB-GK6xn4HSJX900FKo0nvQId_hsTQMJIAs89X/s320/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-02.jpg" width="295" /></a><br />
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Esistono dei monasteri di clausura a Verona o in altri paesi della provincia? In passato il Veneto era una roccaforte del cattolicesimo e un fertile vivaio di vocazioni religiose. Verso la fine anni sessanta in tutta Italia è cominciato un drammatico tracollo del numero di ragazze che accettavano di rispondere alla chiamata di Dio alla vita religiosa. Purtroppo, anche in Veneto c'è stato un crollo di nuove aspiranti che ha portato alla desertificazione monastica, cioè a un drastico calo dei monasteri di clausura. Speriamo che a Verona (ma anche nel resto di'Italia) tornino a fiorire numerosi monasteri di clausura nei quali poter dare tanta gloria a Dio. Infatti le monache, grazie alle loro preghiere, ottengono numerose grazie dal Signore, ad esempio tante conversioni.</div>
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Tempo fa una mia ragazza mi ha scritto una lettera molto bella circa il tema della vita consacrata. Ecco un brano della sua e-mail: <i><span style="color: #660000;">"Il mio più grande desiderio è quello di consolare Gesù, curare le sue piaghe, adorarlo, asciugare le sue lacrime, passare la mia vita con Lui, dargli tutto, non tenere niente per me, e sacrificare tutto per amor suo, vivere di Lui, per Lui, in Lui; amarlo fino a fondermi completamente in Lui, contemplarlo, supplicarlo di salvare i peccatori, di accordare la sua misericordia, di dar loro la fede. Voglio consolare Gesù per tutti gli oltraggi fatti al suo Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di sua Madre. Se potessi, mi piacerebbe fargli dimenticare tutte le sue sofferenze, asciugare le lacrime che ha versato per noi."</span></i></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-18425581949105626722019-04-01T00:00:00.000+02:002019-04-01T00:00:08.148+02:00I voti vanno rinnovati con gratitudine<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWk37N0qWzZUdjwRjqNMZEk1nu3CbfNVXCMxOsE5dHN4H9dPJgEYse4-aEkOHmqiST-Xw0KkSnhHlbPAp0mdQ4OoqXqcjQwAxMecmdUFNqiVE5wxhseFB2kPRAZVkDQsg29N7F0Z3pIRHH/s1600/s.Teresa+di+Lisieux+22.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="647" data-original-width="450" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWk37N0qWzZUdjwRjqNMZEk1nu3CbfNVXCMxOsE5dHN4H9dPJgEYse4-aEkOHmqiST-Xw0KkSnhHlbPAp0mdQ4OoqXqcjQwAxMecmdUFNqiVE5wxhseFB2kPRAZVkDQsg29N7F0Z3pIRHH/s320/s.Teresa+di+Lisieux+22.jpg" width="222" /></a><br />
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;">Inoltre, i voti vanno rinnovati con gratitudine per il beneficio ricevuto, come abbiamo detto più su (Capo VI) parlando del beato Arsenio. Celebriamo durante l'anno questa doppia festa in ringraziamento, in ricordo e in riconoscimento dell'enorme beneficio che il Signore ci ha fatto togliendoci dal mondo e conducendoci nella Religione, principio di ogni nostro bene e segno della nostra predestinazione. Come ogni anno la Chiesa fa gran festa nel giorno della Dedicazione di un Tempio materiale, così è giusto che celebriamo anche noi la dedicazione della nostra anima, che è tempio vivo di Dio.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> E poiché il miglior modo di mostrare la propria gratitudine è mostrarla con le opere (Part. 2, trat, 7, c. 6; trat. 8, c. 5), l'atto di rinnovazione di cui stiamo parlando sarà molto gradito a Dio, se sarà fatto come si deve, cioè cercando di corroborarci nell'esercizio dei nostri voti, e di osservarli meglio per l'avvenire. Questo, come dice S. Gregorio (Moral. l. 22, c. 4), è quello che l'apostolo S. Paolo vuol dire con l'espressione: «Rinnovatevi nello spirito» (Eph. 4, 23), e questo chiede il nostro santo Padre: rinnovamento spirituale, non soltanto esteriore, a parole. Quando un'immagine è diventata vecchia e scolorita e quasi non si vedono più le forme e le figure, la si rinnova, dandole nuovi colori e sfumature e diventa così piacevole e bella come se fosse fatta di fresco. Anche noi andiamo invecchiando, ci stanchiamo, quasi perdiamo vigore: il nostro corpo corruttibile, la natura coro rotta e incline al male ci trascinano e vorrebbero farci seguire le loro tendenze e i loro appetiti (cfr Sap 9, 15). È necessario che ritorniamo in noi stessi, che ci rinnoviamo nei propositi e nei desideri. Se vogliamo che in noi le virtù non perdano vigore, è necessario, dice ancora S. Gregorio, che ogni giorno facciamo conto di cominciare daccapo. Ricordati del proposito, del fervore e dello slancio con cui cominciasti quest'impresa, con cui entrasti nella vita religiosa e ricomincia con lo stesso impeto e con lo stesso intrepido coraggio. Ecco che cosa significa rinnovarsi: ciò sarà anche un bel ringraziamento per il beneficio ricevuto e sarà molto gradito a Dio.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Cassiano riferisce una breve e compendiosa esortazione fatta dall'abate Panuzio per l'ingresso di un novizio alla presenza degli altri religiosi e che ciascuno può applicare a se stesso, con molto vantaggio per lo scopo di cui stiamo parlando: «Ti sei ormai dato ed offerto tutto a Dio, rinunziando alle cose del mondo; guardati dal riprendere quello cui hai rinunziato (Cass. De institut. renunt. 1. 4, c. 36). Hai rinunziato ai beni col voto di povertà; non tornare ad affezionarti ai nonnulla qui in religione, perché ti gioverebbe poco aver lasciato le cose grandi, se poi ricercassi le piccole. Hai rinunziato alla tua volontà e al tuo giudizio col voto di obbedienza: guardati dal riprenderteli, anzi dì con la Sposa dei Cantici: Eccomi spogliata della mia volontà e del mio giudizio; non voglia mai Iddio che torni ad esser mio. Hai rinunziato e abbandonato i diletti, i piaceri e i divertimenti del mondo e della carne; guardati dal farli rientrare. Hai disprezzato la volontà, la superbia e la stima del mondo: sta bene attento che non resuscitino in te, quando sarai diventato un anziano, un sacerdote, un professore o predicatore; abbi cura di non riedificare ciò che avevi smantellato e distrutto, come dice l'apostolo (Cfr. Gal 2, 18), perché sarebbe come tornare indietro dopo aver posto mano all'aratro; ma persevera fino alla fine nella povertà e nudità che hai promesso a Dio, nell'umiltà e pazienza in cui hai perseverato per tanti giorni, chiedendo con lacrime di esser ricevuto.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> I santi Basilio, Bernardo e Bonaventura aggiungono un altro motivo: Bada che non sei più tuo, ma tutto quello che hai è di Dio (BASIL. Reg. fusius disputat. 19; serm. de abdicatione rerum. - BERNARD. serm. 19 in Cantic. - BONAV. de informat. novitior. c. 2); perché ormai ti sei offerto e consegnato completamente alla sua divina maestà per mezzo dei voti. Pertanto, guardati dal riprenderti abusivamente quello che avevi dato, perché sarebbe un furto: prendere l'altrui contro la volontà del suo proprietario, è rubare! Non abbiamo detto più su che chi entra in Religione dà a Dio l'albero con i suoi frutti? Ora, se uno desse ad un altro un albero, trapiantandolo dal suo orto, e poi andasse a prendere i frutti, non farebbe un furto? Ebbene, questo fa il religioso che fa la sua volontà, e non quella del superiore; e per di più, dicono, è un sacrilegio, perché si tratta di cosa offerta a Dio; è un furto sacrilego, molto odiato da Dio che ce lo dice per bocca del Profeta Isaia: «Perché io sono il Signore, che amo la giustizia, e odio la rapina nell'olocausto» (Isa. 61, 8). Nell'olocausto che è tutto di Dio, che è stato offerto alla sua maestà, chi osa rubare? S. Bernardo dice che non c'è sacrilegio peggiore del riprendersi la volontà offerta a Dio per voto, perché quanto maggiore è l'offerta, tanto più grave è il furto che si commette nel riprenderla.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Aggiungiamo qui quanto si aggiunge nella legge dell'olocausto. A tal punto Dio voleva che nell'olocausto fosse tutto offerto a lui e bruciato in suo onore, che comandava che dopo l'offerta si tornasse ad offrire e a bruciare quelle ceneri, perché, se ci fosse rimasto qualche ossicino o qualche pezzetto di carne si consumassero completamente e divenissero cenere. Ecco dunque, quel che facciamo noi: vogliamo rioffrire una seconda ed una terza volta l'olocausto già offerto in principio, perché, se ci fosse rimasto qualcosa, un ossicino, una grossezza o una scheggia, si consumi completamente e diventi cenere, in onore di Dio (Lev 6, 11).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Agostino commenta a questo proposito il versetto del Genesi: «Il Signore Iddio prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen. 2, 15). Vediamo, dice il santo, che cosa lo Spirito Santo vuole dirci con ciò. Volle forse che Adamo esercitasse l'agricoltura, zappasse la terra e la coltivasse? Non è da credere, che, prima del peccato, fosse obbligato da Dio a quei lavori (Lib. 8, sup. Gen.). Sebbene qualche lavoretto sotto forma di trattenimento, come sogliono far molti nei loro orti o nei giardini, non fosse contrario a quello stato di innocenza, pure una costrizione, sotto lo stimolo della necessità, non si addiceva a quello stato, né era necessaria perché la terra dava il suo, frutto senza lavoro. Che significa allora che Dio mise l'uomo nel paradiso perché lo custodisse? Da chi doveva guardarlo, se non c'era nemico da temere? Né doveva guardarlo dagli animali, perché prima del peccato essi non facevano nessun male né all'uomo né alle sue cose. E se ciò fosse stato da temere, non lo avrebbe certo potuto fare un uomo solo, in un luogo grande come il paradiso, contro tanti animali quanti ce n'erano; sarebbe stato necessario un recinto così grande che non vi potesse entrare il serpente, e, prima di farlo, sarebbe stato necessario cacciar fuori tutti i serpenti e tutti gli altri animali che c'erano dentro. Non bisogna dunque intendere che Dio abbia messo l'uomo nel paradiso per farlo custodire materialmente e zappare o arare. Allora, che vuol dire «perché lo coltivasse e lo custodisse?» Lo vuoi sapere, chiede il santo? Vuol dire che Dio pose l'uomo nel paradiso perché vi mettesse in pratica i precetti che gli aveva dato, e praticandoli si conservasse il paradiso, senza perderlo, come lo perdette, perché non li mise in pratica.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Applichiamo ora tutto ciò al nostro proposito. Perché credi che Dio ti abbia introdotto nel paradiso della vita religiosa, che da molti è chiamata un santo paradiso? Lo vuoi sapere? Perché tu vi pratichi i precetti e i comandamenti di Dio e i consigli evangelici, contenuti nelle nostre regole; e perché mettendoli in pratica, tu ti conservi questo paradiso senza perderlo, come lo hanno perduto quanti non hanno saputo custodirlo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Agostino dà di queste parole anche un'altra spiegazione: Esamina molto bene che non dice la Scrittura: Lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse (il giardino), ma che il pronome lo si può riferire anche all'uomo. A S. Agostino piace di più questa interpretazione. Dio non pose l'uomo nel paradiso perché lavorasse e custodisse quel luogo, ma per lavorare Dio e custodire lì l'uomo. Come si dice che l'uomo lavora la terra, non perché la fa essere terra, ma perché la rende fruttifera coltivandola, così, e con maggior ragione, si dirà che Dio, il quale creò l'uomo dal nulla, lo lavora quando lo fa giusto, santo e perfetto. A questo scopo lo mise nel paradiso terrestre, per continuare a lavorarlo e perfezionarlo e per custodirlo fino al giorno in cui dal paradiso terrestre lo avrebbe trasferito in quello celeste, dandogli la beatitudine. Allo stesso modo, non credere che Dio ti abbia condotto nel paradiso della religione, perché tu debba lavorarlo e custodirlo, ché esso ha ortolano e difesa migliori, ma per lavorare te, per far di te un uomo mortificato, uno spirituale, per farne un uomo santo e perfetto, e poter ti così trasferire da questo paradiso terreno a quello celeste.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Con queste ed altre simili considerazioni dobbiamo aiutarci per corrispondere alla grazia di quest'atto di rinnovazione dei voti e conseguirne il frutto. E se dovesse spaventarti il lavoro della vita religiosa, ricordati del premio che ci è promesso (cfr. Hebr. 10, 35). S. Francesco, esortando e rianimando i suoi frati, soleva ripetere spesso: Fratelli miei, è cosa grande quella che abbiamo promessa; ma maggiori sono quelle che ci sono state promesse; osserviamo quella e sospiriamo per queste (Hist. Minor. p. 1, l. 1, c. 51). Quando i frati fanno professione a Dio con la promessa dei voti, il superiore dice loro: Anch'io ti prometto la vita eterna. Anch'io, da parte di Dio, ti prometto la vita eterna se custodirai la tua promessa, e te lo prometto con cedola firmata da Cristo stesso, il quale ha detto nel santo Vangelo: «Avrai un tesoro» grande e abbondantissimo nel cielo (Matth 19, 21).</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-82065204574811919072019-03-28T11:00:00.000+01:002019-06-12T12:40:32.178+02:00Suore di clausura PiacenzaLe suore di clausura a Piacenza (Emilia-Romagna) hanno un monastero di carmelitane scalze, le quali seguono la spiritualità di Santa Teresa d'Avila, l'eroica riformatrice del Carmelo.<br />
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;"><b>Il voto di povertà è il fondamento della perfezione religiosa</b></span></i></div>
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<span style="color: #660000; font-style: italic;"><br /></span></div>
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<i><span style="color: #660000;"> «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!» (Matth 5, 3). Con queste parole Cristo nostro Redentore diede principio al sovrano discorso del Monte e alle otto beatitudini. Sebbene alcuni santi e dottori applichino queste parole all'umiltà, pure altri, e con molta ragione, le intendono della povertà volontaria e specialmente di quella che professiamo noi religiosi. In questo, che è il senso di S. Basilio e di molti altri santi, le prenderemo noi ora (Reg. Brevior., Interog. 205). Non è piccola lode di questa povertà di spirito il fatto che Cristo abbia cominciato con essa quel magnifico sermone e ne abbia fatta la prima delle beatitudini. Ma lode ancora maggiore sono le opere e gli esempi con cui l'ha insegnata per tutta la vita; perché la prima lezione fu quella che nascendo ci dette dalla cattedra del presepe, questo gran Maestro. Questo ci insegna la stalla, questo ci insegnano quei poveri panni, questo il fieno e il fiato degli animali di cui ci fu bisogno per riscaldarlo. Tale fu anche l'ultima lezione dataci, perché fosse più memorabile, dalla cattedra della croce, morendo nudo e in somma povertà, tanto che per seppellirlo fu necessario un lenzuolo avuto in elemosina. Poteva aversi povertà maggiore? Quali furono l'inizio e la fine, tale fu tutta la vita, perché non aveva un denaro per pagare il tributo, non aveva una casa dove riposare e celebrare la Pasqua coi discepoli, ma tutto dovette essergli imprestato. Dice il Redentore: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell'aria dei nidi; ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (Matth 8, 20).</span></i></div>
</i><br />
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Il Redentore del mondo volle che il fondamento della sua Chiesa fosse la povertà evangelica: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri» (Matth. 19, 21), e perciò volle confortarla col suo autorevole esempio. E tale fondamento della povertà vediamo ben impresso fin dal principio della Chiesa primitiva, dove non c'era mio e tuo tra i fedeli, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli, ma tutto era comune, perché tutti quelli che possedevano case, terre, o altro «li vendevano, poi preso il prezzo delle cose vendute, lo deponevano ai piedi degli apostoli e si distribuiva a ciascuno secondo il suo bisogno» (Act 4, 32-35). Dice S. Gerolamo che col gesto di mettere il prezzo ai piedi degli apostoli volevano dire che le ricchezze sono da calpestarsi e disprezzarsi (Epist. ad Demetr. n. 14). E S. Cipriano, Basilio, Gerolamo ed altri dicono che, in quel modo i fedeli facevano il loro voto di povertà, come lo prova anche l’episodio di Anania e Saffira che, per aver nascosto parte del prezzo della loro eredità, furono castigati con la morte improvvisa, ciò che significa che c'era un voto, altrimenti non avrebbero meritato così grave castigo (S. CYPR. l. 2 ad Quirimil. c. 30; S. BASIL. serm. de institut. Monach.; HIERON. in epist. ad Paulin. de institut. Monach. et epist. ad Demetr.).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Essendo, stata la Chiesa istruita da tale divina dottrina, i santi e tutti i fondatori di Ordini religiosi hanno messo il voto di povertà a base e saldo fondamento delle loro istituzioni. Anche il nostro santo Padre, seguendo una dottrina così antica, quando comincia a trattare della povertà, dice: «La povertà, come saldo muro della religione, deve tenersi cara e conservare nella sua purezza, quanto con la divina grazia sarà possibile» (Constit., p. 6, c. 2, § 1). La povertà è muro e fondamento delle vita religiosa. Accade qui il contrario di quanto avviene nel mondo dove il fondamento degli stati e delle primogeniture è una ricca proprietà: il fondamento dello stato religioso e della più alta perfezione è la povertà, perché, dovendo noi elevare un edificio ben diverso da quelli del mondo, anche il fondamento deve essere diverso.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Questo volle insegnarci il nostro Redentore con quelle parabole riportate dal santo Vangelo, in cui dice: Qual è quell'uomo che, dovendo cominciare una torre non faccia prima i suoi conti per vedere se può condurla a termine, perché dopo non gli dicano: Costui ha cominciato a costruire, ma non ha finito? O quale re, dovendo combattere contro un altro re, non passa in rassegna le sue forze, paragonandole con quelle del nemico, che viene contro di lui con un esercito di ventimila uomini, mentre lui potrebbe uscirgli incontro con uno di diecimila? Perché, non potendo affrontarlo, sarà prudente che mandi i suoi ambasciatori a trattare le condizioni della pace. E conclude: «Così pure, chiunque non rinunzia a quanto possiede non può essere mio discepolo» (Luc 14, 33). Facendoci comprendere così che per il nostro edificio e la nostra milizia spirituale la povertà e la privazione di tutte le cose valgono quel che vale un forte esercito per la guerra e una buona somma di denaro per la costruzione di una torre. Pertanto, commentando questo passo, S. Agostino dice che il santo Vangelo per costruzione di una torre intende la perfezione di vita cristiana e che le spese e il capitale necessari per poterla costruire sono la nostra rinunzia a tutte le cose, perché in tal modo siamo più liberi e senza pesi per servire Dio e più sicuri contro il suo nemico, il demonio, il quale ha meno occasioni per assalirci e combatterci (Ep. ad Laetam, n. 3).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Gerolamo (Apud Euseb. de morte, c. 30) e S. Gregorio (Homil. 32, n. 2), sviluppando questo pensiero dicono: Siamo venuti in questo mondo a combattere contro il demonio che è nudo e non possiede nulla; per poter combattere contro di lui è necessario che anche noi ci spogliamo delle nostre cose. Se uno che è vestito lotta contro un altro che è nudo, certamente cade subito, perché quello che è nudo ha per dove afferrarlo e gettarlo a terra. Volete combattere virilmente col demonio? Fuori tutto, perché non abbia per dove afferrarvi e farvi cadere! Chi più è vestito, prima sarà vinto, perché offre maggiori appigli al nemico. S. Giovanni Crisostomo si domanda per quale ragione nella Chiesa primitiva i cristiani erano tanto fervorosi, mentre oggi sono così tiepidi; e risponde che allora uscivano nudi alla lotta col demonio, essendosi prima spogliati dei loro beni; mentre ora sono ben rivestiti di benefici, patrimoni ed onori, cose tutte che impediscono e disturbano nella lotta. Lasciamo dunque le ricchezze, spogliamoci di tutte le cose del mondo, per essere così liberi e sciolti, onde poter meglio combattere col demonio e seguire Cristo. Il combattente nudo lotta più valorosamente, il nuotatore si spoglia delle vesti per passare il fiume, il viandante, deposto il fardello, cammina più speditamente (Super Act., 2, 11, n. 4).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Perciò il primo voto che facciamo in religione è quello di povertà, a fondamento di tutto il resto. Come, secondo S. Paolo, «la cupidigia del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tim 6, 10), così radice e fondamento di tutti i beni e di tutte le virtù è la povertà. Lo spiega S. Ambrogio: Come le ricchezze sono strumento di tutti i vizi, perché chi possiede denaro trova il modo di soddisfare tutti i suoi desideri, così lo spogliarsi di tutto per Cristo genera e conserva tutte le virtù, come si vede passandole in rassegna. S. Gregorio dice che la povertà conserva e custodisce l'umiltà nell'animo dei buoni (Dialog., l. 1, c. 9). Quanto alla castità è evidente quale gran mezzo siano per conservarla la povertà e l'austerità sia nel cibo che nel vestire e come si generino così le virtù dell'astinenza e della temperanza. Lo stesso potremmo dire passando in rassegna anche le altre virtù. Per questo i santi chiamano la povertà maestra e custode di tutte le virtù; altri la dicono madre, come riferisce il nostro santo Padre nelle Costituzioni: «Amino tutti la povertà come madre» (P. 3, c. 1, § 25). Essa come buona e vera madre educa e conserva nelle anime le altre virtù, e regge la disciplina religiosa. Pertanto vediamo che gli Istituti religiosi, che si sono rilassati in materia di povertà, hanno perduto lo splendore della vita religiosa, come figli che non somigliano alla loro madre. Affezioniamoci, quindi, alla povertà come a nostra madre, cioè non con un amore qualsiasi, ma con amore intenso, tenero, pieno di rispetto e di stima. S. Francesco la chiamava: Signora mia, e la Regola di S. Chiara dice: «Obblighiamoci alla signora nostra, la santa povertà».</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931].</div>
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La città di Piacenza deve essere molto grata a Dio per aver avuto la grazia di avere una comunità di suore di clausura.Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-23237169984328531022019-03-24T14:00:00.001+01:002022-05-28T12:38:27.367+02:00Suore di clausura Rovigo<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per visitare il mio sito internet su interessanti argomenti religiosi di spiritualità che ti aiuteranno a progredire sempre di più nel cammino cristiano,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://cordialiter.blogspot.com/">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTJt6pX2VOO2pHfM3iZdm4cCsQA7fFxTZWClbPVAizom2ecEYJcqqacwonSOhzI88wGM3s55c2FHSje1WGbb2l6WAmb3Ojk7i8kxQsDxOKqsyuh5bowU83oPy98jeyKmzYTsCwcupxg0qP/s1600/Suora-Carmelitana-001.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="757" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTJt6pX2VOO2pHfM3iZdm4cCsQA7fFxTZWClbPVAizom2ecEYJcqqacwonSOhzI88wGM3s55c2FHSje1WGbb2l6WAmb3Ojk7i8kxQsDxOKqsyuh5bowU83oPy98jeyKmzYTsCwcupxg0qP/s320/Suora-Carmelitana-001.jpg" width="320" /></a></div>
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Le suore di clausura di Rovigo di cui si sente parlare sono monache carmelitane scalze, ossia le seguaci di Santa Teresa d'Avila. </div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;"> Il glorioso S. Bernardo ricapitolò egregiamente i beni che si trovano nella vita religiosa con queste parole: In religione l'uomo vive più puramente, cade più raramente, si rialza più velocemente, cammina più cautamente, è più frequentemente irrorato dalla grazia celeste, riposa con maggior sicurezza, muore più fiducioso, si purga prima ed è più copiosamente premiato (Hom. in Mt., 13, 45). E in altro luogo, trattando della dignità di questo stato, dice: Altissima è la vostra professione, s'innalza fino al cielo, vi fa simili agli angeli di cui imitate la purezza. Voi non avete solo professato la santità, ma la perfezione di ogni santità. Degli altri è proprio servire Dio, ma vostro compito è aderire a Dio. E un po' più oltre dice: Non so con quale nome possiate essere degnamente chiamati, se uomini angelici o angeli terrestri, perché mentre vivete sulla terra, la vostra conversazione è nei cieli; siete simili a quegli spiriti beati che sono mandati quaggiù per custodirci e difenderci, i quali si occupano di noi in modo da non perdere mai la visione di Dio (Ad Fratres de Monte Dei, c. 2).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Tale è la vita del religioso che, pur vivendo sulla terra, tiene il cuore fisso nel cielo; tutta la sua conversazione si svolge con uomini spirituali e di Dio e può dire con S. Paolo: «La mia vita è Cristo» (Phil, 21). Come con frase mondana di uno molto dedito alla caccia diciamo: La sua vita è cacciare; o di uno dedito al vizio della gola: la sua vita è mangiare e bere; così l'apostolo diceva: «La mia vita è Cristo», perché era completamente dedicato al servizio di Dio. S. Bonaventura dice che la Religione si chiama Ordine, perché non sopporta cosa disordinata: tutto deve essere ben registrato, come in un orologio (Reg. S. Francisci, c. 4).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Bernardo applica alla vita religiosa quelle parole: «Il nostro letto è fiorito» (Can 1, 15). Poiché non c'è posto in cui gli uomini riposino meglio che nel letto, così nella Chiesa di Dio il letto in cui riposiamo è la vita religiosa; perché in essa si è liberi dalle cure del secolo e dalla sollecitudine delle cose temporali e necessarie alla vita umana (Serm. 46 sup. Cantica, n. 2). Ben vediamo ogni giorno quante grazie ci faccia in ciò il Signore. Nella Compagnia, sono i superiori ad incaricarsi in modo particolare di provvedere il necessario per mangiare o vestirsi, per lo studio o per i viaggi, sia in tempo di malattia che di buona salute. Non abbiamo bisogno dei nostri genitori né dei nostri parenti, possiamo anzi dimenticarci di essi, quando non sia per raccomandarli a Dio. Ora essi ci sono, ora no, qualche volta sono ricchi, qualche altra poveri; ma la Compagnia e i suoi superiori sono per noi padre e madre, e con amore più che paterno ci provvedono di tutto il temporale, affinché, senza preoccupazioni e dimentichi di tutto, possiamo attendere solamente al fine per cui siamo venuti in religione, il bene spirituale nostro e del prossimo. Dice Clemente Alessandrino che Dio mise l'uomo nel paradiso terrestre dandogli il possesso di tutte le cose perché, non avendo altro da desiderare in terra, trasferisse tutto il suo desiderio al cielo. Ecco lo scopo della Compagnia: per questo ci dà tutto quello di cui abbiamo bisogno, di modo che, non facendo più nessun conto delle cose della terra, possiamo trasferire in cielo ogni cura e desiderio.</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-66494392771241421872019-03-20T18:57:00.000+01:002019-03-20T18:57:03.074+01:00Suore di clausura Mantova<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmNxjHQMrnDo-B-sV845kZf8A7ZjUU2uNVQchjDylyDNFdLh4vVYPNfpTL1WmjMZdmQRySI3094FRaMg01L630IGRCofrdRMlOw_fmN1B7BHw7c70X3Q1K4E3qRJx6kgCxSlK0rf0skUwH/s1600/Santa-Chiara-e-San-Francesco.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="481" data-original-width="597" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmNxjHQMrnDo-B-sV845kZf8A7ZjUU2uNVQchjDylyDNFdLh4vVYPNfpTL1WmjMZdmQRySI3094FRaMg01L630IGRCofrdRMlOw_fmN1B7BHw7c70X3Q1K4E3qRJx6kgCxSlK0rf0skUwH/s320/Santa-Chiara-e-San-Francesco.jpg" width="320" /></a></div>
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Le suore di clausura a Mantova sono presenti da molti anni. So che c'è un monastero di monache clarisse (le seguaci di Santa Chiara d'Assisi).</div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;"><b>Non si perde coi voti o si diminuisce la libertà, anzi la si perfeziona</b></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Ma qualcuno potrà obiettare: Ben vedo quanti vantaggi abbia il dono di se stessi a Dio per mezzo dei voti; ma mi pare che l'uomo si privi della libertà che è un bene casi grande da non aver prezzo né ricompensa, come fu ben detto. A tale obiezione risponde S. Tommaso: V'ingannate! La libertà coi voti non si perde ma si perfeziona. E lo spiega: Fare i voti significa fissare la nostra volontà nel bene e perché sia più lungi dal tornare indietro; ciò non toglie, ma perfeziona la libertà nel suo modo, come si vede in Dio e nei beati che non possono peccare eppure non hanno perduto la loro libertà, ma la posseggono perfettissima. E gli apostoli che furono confermati in grazia, non perdettero per questo la loro libertà, che anzi con ciò rimase perfezionata, perché era confermata nel bene per cui era stata creata (S. THOM. 2-2, q. 88, art. 4). È ciò che dice il nostro santo Padre nella sua Lettera sull'Obbedienza: «E non vi sembri piccolo il frutto del vostro libero arbitrio, se lo potete interamente restituire, con l'obbedienza, a chi ve lo diede; così infatti non lo perdete, ma piuttosto lo perfezionate, conformando del tutto i vostri voleri con la regola sicurissima di ogni rettitudine, che è la divina volontà, di cui ci è interprete il superiore, che in nome di Dio ci governa».</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Tutto ciò è confermato da quanto dice S. Anselmo: Poter peccare e poter usar male la libertà, non è perfezione, ma imperfezione e miseria (S. ANSELM., C. 9, de fortit.; ALB. MAGN., de virtut.). Volete vederlo chiaramente? domanda San Agostino. Dio, pur essendo onnipotente, non può far questo: non può mentire! non può peccare! (De civit. Dei, 1. 22, c. 25). La possibilità di peccare consiste in ciò che la malvagità e la miseria abbiano potere su di noi, e tanto maggiore, quanto più possiamo peccare; perciò, quanto più ce ne allontaniamo e confermiamo la nostra volontà nel bene, tanto più la perfezioniamo: ciò che facciamo coi voti, obbligandoci al bene e al meglio. E S. Agostino esclama: O felice necessità che ci costringe al meglio! Non ti rincresca d'esserti obbligato con voti, anzi rallegrati che non ti sia più lecito, ciò che avresti potuto fare con tuo danno (Ep. 127 ad Armentarium et Paulin. n. 8). Se ti dicessero: per questa via, passando da questa porta, corri pericolo di perderti, non ti rallegreresti per il bene che ti si fa chiudendo ti quella porta, impedendoti di prendere quella strada in modo che tu, volendolo, non potessi perderti e correre verso il precipizio? Ebbene, la perdizione viene per questa strada: il cattivo uso della tua volontà. Togliete la volontà propria e non esisterà più l'inferno (S. BERN. Serm. 3 de Resurrectione, n. 3). Quindi, quanto meglio si ostacola la via in modo da non poter usare la propria volontà, tanto più si fa bene; sottomettere la propria volontà al superiore per mezzo del voto d'obbedienza non è perdere la propria libertà, ma perfezionarla, incastonandola nell'oro purissimo dell'obbedienza e della volontà di Dio.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Un dottore aggiunge qui una cosa degna di nota: Non solo coi voti non diminuisce la libertà, ma esercita di più la volontà chi si pone sotto l'obbedienza, che chi non osa fare tanto. E lo prova. Esser libero significa avere il dominio di se stessi; ora chi è più padrone di se stesso, chi fa il voto e si obbliga a sottomettersi all'obbedienza, o chi non ha il coraggio di farlo? Prendiamo ad esempio il voto di castità: fai il voto, perché ti pare. di esser tanto padrone di te stesso da poter, con la grazia di Dio, osservare la castità; chi vive nel mondo non si azzarda a farlo, perché non sente tanta padronanza da poter far ciò (SOTO, l. 7, De justitia et jure, q. 2, art. 4, ad 1). Vedi ora come tu che fai il voto hai tanto dominio su te stesso da poter fare ciò che vuoi e ciò che ti sembra convenirti meglio? In ciò consiste la libertà. Quella dell'altro non è libertà, ma soggezione e schiavitù; egli non è signore, ma servo e schiavo del suo appetito e della sua sensualità, che lo inducono a ripiegarsi su se stesso e lo fanno peccare, come tante volte ci ripete la Sacra Scrittura: «Vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato» (Rom 7, 23). «Ognuno è schiavo di colui dal quale è stato vinto» (II Pt 2, 19). «Chi fa il peccato è schiavo del peccato» (Io. 8, 34).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Allo stesso modo avviene per l'obbedienza: ti sottoponi al voto, perché confidi che, con la grazia di Dio, avrai tanto dominio su te stesso da poter seguire la volontà del superiore e rinnegare la tua. L'altro non sente in sé la possibilità di tale dominio, non osa farla finita con la sua volontà in modo da seguir sempre la volontà altrui obbedendo e perciò preferisce restarsene a casa sua, non osa entrare in religione né far voto d'obbedienza. Di modo che il sottomettersi all'obbedienza e fare i voti è piuttosto argomento di maggior libertà e segno di dominio di sé. È una soggezione nobile e generosa e ad: essa ci esorta il Savio: «Poni i tuoi piedi nei suoi ceppi) e lega il tuo collo alla sua catena. Piega la spalla e sopportala e non ricusare i suoi legami» (Eccli 6, 24-25). O felici ceppi e felici catene, che non bisognerebbe chiamare catene, ma collane; esse non sono di ferro, ma d'oro e non legano il collo, ma lo adornano, non sono catene da schiavo, ma da signore! Catene di oro puro che non pesano a chi le porta, ma lo onorano e gli danno autorità! Importa molto prendere in questo modo queste cose e le altre simili. che si trovano nella vita religiosa, perché in tal modo il giogo di Cristo diviene soave, come ci dice S. Ambrogio: Il giogo di Cristo è soave, se lo consideri un ornamento e non un peso (Enarr. in Ps 118. serm. 2, n. 6).</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-41883713439692703662019-03-12T09:30:00.000+01:002019-03-12T09:30:04.830+01:00Suore di clausura Milano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_XYES1tu_NIl5xqvqBwI34wLmZtUjH5INmsDUErazpC2tXP5PBogZqNRlv6pGRZcsp19gxgGFFkRK9jFQVMJ7dSkWGtuVl4yKuXnpBZQifvd-GTsVnZZUSNF5JhYEkZsS1s4DZs4-MIR6/s1600/Santa-Giovanna-di-Chantal.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1053" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_XYES1tu_NIl5xqvqBwI34wLmZtUjH5INmsDUErazpC2tXP5PBogZqNRlv6pGRZcsp19gxgGFFkRK9jFQVMJ7dSkWGtuVl4yKuXnpBZQifvd-GTsVnZZUSNF5JhYEkZsS1s4DZs4-MIR6/s320/Santa-Giovanna-di-Chantal.jpg" width="243" /></a></div>
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Purtroppo, uno degli storici monasteri di suore di clausura di Milano è stato chiuso nel 2017. Si tratta del monastero delle monache Visitandine di via Santa Sofia, ossia delle seguaci di San Francesco di Sales e Santa Giovanna Francesca de Chantal (nell'immagine a lato). Si tratta di una grave perdita per Milano, poiché i monasteri di suore di clausura sono molto utili da un punto di vista spirituale poiché le monache, con le loro preghiere e penitenze, ottengono molte conversioni da Dio.</div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;"><b>Dei grandi beni racchiusi nella vita religiosa e della gratitudine che dobbiamo a Dio: per averci condotti ad essa</b></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Dice il glorioso S. Paolo: «Fedele è Dio, e sia lodato e benedetto, egli che vi ha chiamati alla comunione del suo Figlio Gesù Cristo» (I Cor 1, 9). Una delle cose che Dio raccomandò ai figli di Israele quando li liberò dalla schiavitù dell'Egitto fu che si ricordassero del giorno in cui avevano ricevuto tanta grazia. E ci tenne tanto che comandò di celebrare in memoria di quella grazia ogni anno la Pasqua per otto giorni, molto solennemente, mangiando con speciali cerimonie un agnello in memoria di quello che fu ucciso quando furono liberati dalla schiavitù (Cfr. Es 12, 14 e 13, 3). Se Dio comandava ciò in memoria della libertà corporale, che non li fece certo migliori, che cosa non dovremo far noi in ricordo del giorno in cui la sua mano potente e pietosa ci trasse dalla prigionia in cui si trovava la nostra anima e ci pose in cammino verso la terra promessa, non quella terrena, ma quella celeste? Leggiamo infatti che il santo abate Arsenio celebrava ogni anno il ricordo del giorno in cui Dio gli aveva fatto la grazia di toglierlo dal mondo. E lo festeggiava così: Faceva la comunione, dava l'elemosina a tre poveri, mangiava qualche legume cotto e riceveva in cella tutti i fratelli.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Agostino commenta a questo proposito ciò che disse Mosè al Faraone quando voleva che gli Israeliti sacrificassero al loro Dio in Egitto, senza uscirne fuori. Ciò non può essere, rispose Mosè, perché dobbiamo sacrificare ciò che gli egiziani adorano come dei, la vacca, il vitello, l'agnello e sarebbe abominevole che essi ci vedessero uccidere e sgozzare quello che essi adorano; ci lapiderebbero come blasfemi. È necessario che usciamo dall'Egitto e andiamo nel deserto, per sacrificare senza pericolo queste cose al nostro Dio. Così noi dobbiamo offrire in sacrificio al nostro Dio ciò che aborrono ed abominano gli uomini: la povertà, la mortificazione della carne, l'obbedienza e soggezione, l'essere disprezzati, in rinnegamento della nostra volontà. Queste cose non potremmo offrirle nel mondo, a costo di essere fischiati e lapidati, perché gli uomini di mondo odiano i poveri, i vili, i puri e li beffano (Lib. 2, quaest. sup. Exod. quaest. 28). Il Signore nella sua infinita bontà e misericordia ci ha fatta la grazia di trarci dall'Egitto e di portarci alla solitudine della vita religiosa, dove possiamo con questi tre voti offrire e sacrificare a Dio tutte queste cose, senza nessun nostro rischio, ma con grande onore e grande gloria e dove è più considerato e stimato chi in essa progredisce e si distingue.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Perché comprendiamo meglio il nostro dovere di ringraziare il Signore per la grazia che ci ha fatta, esporremo qui brevemente alcuni dei beni che secondo i santi fanno la grandezza della vita religiosa. Il glorioso Gerolamo, commentando i versetti 6 e 7 del salmo 81: «Al suo trasmigrar dall'Egitto, quando venduto fu schiavo e accenti mai noti egli udì. Sottrassi alla soma le sue spalle, le sue mani smisero la corba», dice che la grande grazia che il Signore ci ha fatta è stata quella di liberarci dall'Egitto che è il mondo, facendoci preferire alla schiavitù e alla servitù del Faraone la libertà dei figli di Dio a cui siamo stati chiamati. «Eravamo schiavi di Faraone in Egitto, ma il Signore ci trasse dall'Egitto, che è il mondo, con la sua potenza» (Deut 6, 21). Quando eravamo in Egitto, cioè nel mondo, edificavamo le città del Faraone, tutte in mattoni, tenute insieme da creta e fango e tutta la nostra cura stava nel cercare paglia, che porta via il vento, per cuocere i mattoni. Non avevamo grano, ma soltanto paglia; non avevamo il pane celeste che viene dall'alto, ancora non avevamo ricevuta la manna del cielo; che carico pesava sulle nostre spalle! (HIERON. Breviar. in Psalmos). Quanto è pesante il carico del mondo, quante cure, quante fatiche per aver da mangiare, o al massimo per avere un ufficio onorevole. E per portare avanti tutto questo quante difficoltà, quante pretese, quante servitù, quanti complimenti! Quanto siano pesanti le leggi del mondo non lo comprende se non chi lo tocca con mano. Veramente bisogna portare sulle spalle un pesantissimo giogo di ferro. Dio tolse dalle nostre spalle un tale peso, ci liberò da quel giogo e ci impose un peso leggero e un giogo soave (Cfr. Matth 11, 30). Ci ha portato in una condizione, dove tutta la nostra occupazione consiste nell'amarlo e servirlo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Dice l'apostolo S. Paolo che «chi è ammogliato si dà pensiero delle cose del mondo e come possa piacere alla moglie, sicché rimane diviso» (1 Cor 7, 33). I coniugati sono impigliati in molte sollecitudini, perché devono pensare alle cose del mondo, ai loro beni e alla famiglia; il marito deve cercare di piacere alla moglie e la moglie al marito, e così non possono darsi completamente a Dio. Mentre chi vive nello stato di castità pone tutta la sua sollecitudine nel piacere al Signore e nell'essere santo nel corpo e nello spirito. Ora, se di chi osserva la castità nel secolo S. Paolo dice che ha soltanto cura di piacere al Signore e di essere santo nel corpo e nello spirito, che sarà dei religiosi, i quali liberati da Dio da tutte le preoccupazioni del mondo, non devono neanche pensare al necessario loro sostentamento, perché pongano tutta la loro sollecitudine nel piacere a Dio ed essere ogni giorno più santi? Dice S. Agostino che nel sacrificio di Abramo di una vacca, di una capra e un montone più una tortora e una colomba, era significato tutto questo: però gli animali della terra li divise a metà, ma gli uccelli non li divise, bensì li offrì interi. S. Agostino dice che gli animali della terra significavano gli uomini carnali, che sono divisi e tiranneggiati da molte cose; e che la tortora e la colomba, uccelli mansueti che non fanno male a nessuno, significano gli uomini spirituali e perfetti, sia i solitari, separati dalla conversazione degli uomini, che sono piuttosto simboleggiati dalla tortora, sia quelli che trattano con essi, che sono simboleggiati dalla colomba: questi tali non sono divisi, ma si consacrano completamente al servizio di Dio (De civitate Dei, 1. 16, c. 24). Adunque, questa è la grazia che ci ha fatta il Signore, di poterci offrire in modo totale in sacrificio d'olocausto a lui: non dobbiamo dividerci in altre cure, ma cercare unicamente come piacergli ogni giorno di più. Facciamo il voto di castità, come dice l'apostolo S. Paolo, per non avere compagnia a cui piacere, né famiglia da governare, ma perché tutta la nostra occupazione sia di venire ogni giorno migliori e più perfetti. Per lo stesso motivo facciamo il voto di povertà, con cui lasciamo le ricchezze del mondo, il desiderio e la sollecitudine che portano con sé, le spine, di cui Cristo nostro Signore parla nel S. Vangelo, che pungono ed inquietano (Luc 8, 7 e 14). S. Ambrogio dice che si chiamano divitias perché dividono il cuore (De Abraham, l. 2, c. 8, n. 60). Per questo stesso motivo facciamo il voto di obbedienza, col quale lasciamo noi stessi, la nostra volontà e il nostro giudizio, giacché non dobbiamo avere progetti, né preoccupazioni di quello che ci riguarda, perché questa cura deve averla il superiore nelle cui mani ci mettiamo come in quelle di Dio, in modo che noi possiamo preoccuparci soltanto di quello che riguarda il nostro progresso.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Gerolamo commentando il versetto del salmista «Orsù, benedite il Signore, voi tutti servi del Signore che abitate il Tempio del Signore!» (Ps 134, 1), dice che come un signore di questo mondo ha molti servi differenti l'uno dall'altro, perché alcuni lo servono in casa e altri nei campi, così Dio nostro Signore ha molte varietà di servi; alcuni lo assistono sempre nella sua casa e stanno alla sua presenza, altri lavorano nei campi. I religiosi, dice il santo, sono i servi che dimorano nella casa del Signore, stanno sempre davanti a lui, trattano ogni giorno con lui, sono i suoi intimi; mentre i secolari, che vivono nel mondo, sono i suoi coloni. E continua il paragone dicendo che i servi di campagna, braccianti e coloni, quando vogliono trattare qualcosa col loro signore, devono servirsi come di intermediari dei suoi favoriti, che lo vedono tutti i giorni e stanno con lui. Così i secolari, quando si trovano in qualche necessità e vogliono ottenere qualcosa da Dio, ricorrono ai religiosi, perché parlino a Dio di quell'affare, preghino per quella loro necessità, essendo essi i favoriti, per la cui intercessione Dio fa loro la grazia. E ancora: come i braccianti di campagna sono quelli che lavorano, arano, zappano per gli altri, che godono nel palazzo del loro signore, così fanno i secolari verso i religiosi: lavorano, si affannano, accumulano e conservano, perché i religiosi possano nutrirsene con pace e riposo (Breviar. in Ps 133).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Gregorio dice che lo stesso significato ha la vita di Esaù e di Giacobbe, di cui la Scrittura dice che «Esaù diventò un buon cacciatore e un uomo della campagna, mentre Giacobbe, uomo semplice, se ne stava sotto la tenda», o in casa, come dice un'altra versione (Gen 25, 27). Per Esaù, cacciatore e contadino, devono intendersi i secolari, sempre occupati e distratti nelle cose del mondo; per Giacobbe, uomo semplice, che rimaneva in casa, gli spirituali e i religiosi, che sempre raccolti in se stessi, trattano ciò che conviene alle loro anime e sono amati e vezzeggiati da Dio, come lo era Giacobbe dalla madre Rebecca (Mor., l. 5, c. 7, n. 20). Dunque consideriamo qui il gran dono che ci ha fatto il Signore, mettendoci in uno stato tanto superiore a quello dei secolari, che sono paragonati ai contadini, mentre noi siamo gli intimi e favoriti della casa. Possiamo con molta ragione ripetere ciò che disse la regina di Saba, vedendo l'ordine e l'armonia che regnava tra i servi di Salomone: «Beate le tue donne e fortunati i tuoi servi che stanno sempre dinnanzi a te e possono ascoltare la tua sapienza!» (I Reg 10, 8). Beati i religiosi che stanno nella casa del Signore, trattano spesso con lui e godono della sua sapienza.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Possiamo da ciò dedurre quanto siano ciechi quelli che pensano di aver fatto molto lasciando il mondo ed entrando in religione e pare vogliano farne carico a Dio come se avessero fatto molto per lui. S'ingannano grandemente: sono stati loro a ricevere un gran dono da Dio che li ha tolti dal mondo e scelti per la sua casa, per una così nobile condizione; sono essi i debitori, obbligati a mostrarsi grati e a corrispondere per così elevato beneficio. Se il re chiamasse un dignitario della sua corte per affidargli un ufficio d'importanza, questo tale non penserebbe certo di aver fatto gran che lasciando la sua casa e la sua terra, né che il re gli sia debitore di qualche cosa; anzi comprenderebbe che gli è fatto un onore nel servirsi di lui, chiamandolo per quell'ufficio, e aggiungerebbe quel favore agli altri ricevuti dal re per mostrargli la sua gratitudine e servirlo meglio. Così dobbiamo fare anche noi; non siamo stati noi a scegliere Dio, ma egli ha scelto noi e ci ha fatto una grazia così segnalata senza che lo meritassimo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Che hai trovato in noi, o Signore, per averci scelto a preferenza dei nostri fratelli che hai lasciato nel mondo? Che c'era in noi che potesse piacerti? Hai visto qualcosa, perché ci hai scelti; Dio vide qualcosa che gli piacque, perché ci scelse. Ma qualcuno ci dirà: Bada bene a quel che dici! I teologi affermano che nella predestinazione di Dio non c'è alcun principio da parte nostra. S. Agostino spiega ciò con un paragone: uno scultore vede in una montagna un tronco d'albero tagliato, lo fissa e si ferma. Gli piace? È segno che vuole farne qualcosa perché non lo ha guardato né si è fermato, né gli è piaciuto per lasciarlo tronco rozzo come era; i suoi occhi di artista già vedono che cosa diventerà quel tronco. Oh, dice, che bella statua diventerà quel tronco! Ecco ciò, che ha amato, ciò che gli è piaciuto, non il tronco grezzo e brutto che era, ma la statua bella e perfetta che sarebbe divenuta. Dio, dice il santo, ci ama pur essendo noi cattivi e peccatori, non per lasciarci il legno secco, brutto e inutile che eravamo; come a tronco tagliato dalla montagna, l'artefice sovrano ci guardò e pensò a quello che saremmo divenuti. Questo gli piacque, questo contemplò, non quello che eri, legno secco, grezzo e brutto, ma ciò che avrebbe fatto di te. Voleva quel sovrano artefice che creò il cielo e la terra, fare di quel legno deforme una statua molto perfetta; voleva farne un'immagine molto conforme al Figlio suo, un'immagine che somigliasse allo stesso Dio (Tract. 8 sup. Epistolam Joannis, n. 10). Per questo posò il suo sguardo su di te, a questo scopo ti scelse. «Non siete voi che avete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho destinati, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo» (Io. 15, 16). Guarda che immagine perfetta volle fare di te e quanto simile al Figlio suo, se ti ha scelto per lo stesso compito che ha avuto il Figlio nel mondo: guadagnare le anime!</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Commentando poi il primo versetto del Salmo 136 dice qualcosa che viene qui molto a proposito: «Là sui fiumi di Babel sostammo, piangendo al ricordo di Sion»; i fiumi di Babilonia sono le cose di questo mondo caduche e periture, che scorrono e passano presto. C’è differenza tra gli abitanti di Babilonia e quelli di Gerusalemme: i primi sono immersi nel fiume di Babilonia, nèlle cose del mondo, tra tempeste e pericoli; i secondi, che vogliono essere i cittadini della Gerusalemme celeste, vedendo i pericoli e rischi di questo fiume babilonese, i venti e le tempeste, i flussi e riflussi, ne escono fuori, per non trovarsi tra i guai e se ne stanno seduti sulle rive. Questi tali sono i religiosi che hanno fuggito i pericoli del mondo e se ne stanno seduti sulle rive, piangendo e lamentandosi. Che significano questo pianto e questo lamento? Prima di tutto, dice il santo, piangiamo il nostro esilio: vedendo le onde e le tempeste di questo fiume di Babilonia, pensiamo con nostalgia a quella Gerusalemme celeste che è la nostra patria. O santa Sion, in cui non ci sono mutamenti, né flussi, né pericoli, ma tutto è stabile e saldo nella sua essenza! Chi ci ha portati in questi precipizi? Come mai siamo qui in esilio, lontani dalla nostra terra, separati dalla compagnia del nostro Creatore? Quando saremo liberi, quando finirà il nostro esilio, quando staremo sicuri nella nostra patria?</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> In secondo luogo, dice il santo, piangiamo quelli che il fiume ci strappa e porta via con sé. Sono nostri fratelli quelli che sono immersi nel fiume del mondo tempestoso, li trascinano le correnti, le onde li fanno sbattere contro le rocce e i dirupi e non si fermano finché non li abbiano sprofondati. Ne vediamo annegare ogni giorno a migliaia, cadono come fiocchi di neve dice un altro santo - che vide in spirito le anime scendere all'inferno (BLOSIUS, Monile Spirit. c. 1, n. 21). Chi non piangerebbe tanta perdita? Ci possono mai essere viscere tanto dure da non commuoversi per la compassione vedendo perire tante anime? (Enarr. in Ps 136, n. 3-4).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Terzo, siamo seduti sulle rive di questo fiume per aiutare i nostri fratelli, per porgere la mano a quelli che pericolano, per vedere se possiamo pescare e salvare qualcuno di quelli che annegano: tale è il nostro ufficio; a questo ci chiama il Signore, ad essere pescatori di anime (cfr Matth 4, 19); a questo scopo ci ha posto sulle rive della Compagnia, per pescare le anime, per offrire la mano a quelle che stanno per annegare. Ora, da una parte, consideriamo la grazia grande che il Signore ci ha fatto, differenziando ci tanto da quelli del mondo i quali san sempre nel corso, mentre noi ce ne stiamo sicuri nel porto, essi corrono in questo immenso gorgo con pericolo di perdersi e di annegare ogni momento, e noi stiamo sulla riva per aiutarli e dar loro una mano per salvarsi. E volgiamo dall'altra parte gli occhi a noi, considerando che coloro che devono aiutare i fratelli perché non affoghino, devono essere abili nuotatori, altrimenti affogano anch'essi: la furia della morte strappa quello che si afferra all'altro e li travolge entrambi. Gran destrezza deve avere nell'arte di guadagnare le anime e virtù perfetta chi vuole salvare gli altri dal pericolo senza caderci anche lui.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Di S. Anselmo si racconta che, stando una volta in estasi, vide un enorme fiume che gonfio d'acqua precipitava furioso; in esso entravano tutte le immondezze e nefandezze di tutta la terra con tale abbondanza che non poteva immaginarsi cosa più sporca, più puzzolente e più insopportabile; quelle acque erano di tal natura e furia che trasportavano tutto ciò che incontravano, senza che si potesse porvi rimedio, uomini e donne, ricchi e poveri: tutti erano sommersi ed affondati in un momento, poi con la stessa prestezza riportati in alto e ancora una volta sommersi senza che avessero un attimo di respiro. Stupito per quello strano spettacolo, mentre si domandava come si sostentasse quella gente e di che vivesse, perché in fondo erano sempre vivi, gli fu risposto che quei disgraziati si cibavano del fango stesso in cui erano immersi, che lo bevevano e ciò non ostante erano contentissimi. Interpretando quella visione, una voce gli disse: Quel fiume torrentizio è il mondo, nel quale gli uomini ciechi sono rivoltati tra le ricchezze e gli onori, tra i diletti carnali e disonesti; e sono così miserabili che, pur non avendo in tali sozzure dove posare il piede, vivono contenti e si stimano beati. Poi il santo fu portato in un giardino recinto, di grande ampiezza, le cui pareti, coperte di splendido argento, brillavano meravigliosamente; nel mezzo c'era un prato ben tagliato, non di erbe comuni, ma di oro finissimo, vive e morbide a tal punto che accoglievano soavemente e senza difficoltà chi si sedeva su di esse, e si umiliavano sotto di lui, piegandosi fino a terra; né per tale umiliazione si sciupavano, ma appena quello che si era seduto si alzava, spontaneamente tornavano a raddrizzarsi anch'esse, nella primitiva posizione. L'aria era piacevole e fresca e tutto quel che vi si trovava era così soave che sembrava di trovarsi realmente in un paradiso, in cui non c'era da desiderare altro che la beatitudine. Fu detto al santo che quello era lo stato religioso rappresentato al vivo (EADMERUS, Vita S. Ans., l. 1, c. 4).</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-18259259075138010682019-03-06T14:47:00.000+01:002019-03-06T22:10:10.491+01:00Esame di coscienza per suore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinKzk1b2GCBWVjI02v6JdyUTc_7mC7hEiWTmH5LpqMMQdZC8GU-aCqc8afYqs_XLJUAmQ0d1C8laUxqxnmdu3kG1-DIskKeXaDPbQVpTUzL1qrrjxfS8JizmRJOBj9V-mwZmW5mONQuqFJ/s1600/Suora-Carmelitana-001%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="396" data-original-width="500" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinKzk1b2GCBWVjI02v6JdyUTc_7mC7hEiWTmH5LpqMMQdZC8GU-aCqc8afYqs_XLJUAmQ0d1C8laUxqxnmdu3kG1-DIskKeXaDPbQVpTUzL1qrrjxfS8JizmRJOBj9V-mwZmW5mONQuqFJ/s320/Suora-Carmelitana-001%25281%2529.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Dagli scritti di Don Giulio Barberis (1847 - 1927), seguace e collaboratore di San Giovanni Bosco, ho tratto un brano che parla di come fare l'esame di coscienza. Venne scritto per i salesiani, ma può andar bene anche per religiosi di altri istituti.<br />
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<i><span style="color: #660000;">L’esame di coscienza è uno dei mezzi più efficaci per purificare l’anima dai suoi difetti, perchè discopre le interne radici e le occasioni esterne che in essi ci fanno più frequentemente cadere. È perciò uno degli esercizi più inculcati dai maestri di spirito, più praticato dai religiosi, uno dei più importanti della giornata, che, se si pratica bene, produrrà senza dubbio grandissimo profitto. Si può ritenere giustamente che tutti quelli i quali trascurano l’esame di coscienza restano stazionari nel cammino della virtù, se pure non retrocedono; mentre quelli che lo praticano con una costante applicazione fanno necessariamente progresso. San Francesco di Sales raccomanda molto questo esame, e soggiunge che bisogna andare a letto come al confessionale, dopo d’essersi esaminati. I commercianti contano tutte le sere le loro entrate e le loro uscite. L’anima che vuol guadagnare il cielo, deve fare altrettanto: esaminare bene alla sera tutte le perdite fatte, affine di ripararle. Esàminati pertanto alla sera, prima di andare a dormire, su tutti i mancamenti della giornata, sia in pensieri che in parole, in opere ed omissioni. Trascorri così colla memoria tutte le azioni principali fatte dalla sera antecedente a questo momento dell’esame.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">Nostri debiti quotidiani</span></i></b><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Per essere eccitati a far questo esame e prendere forza a farlo bene, bisogna anzitutto capire e persuadersi, che ogni dì noi facciamo, oltre agli altri antichi, due nuovi debiti col Signore, sebbene molto differenti e per titoli molto diversi. Il primo debito è per i benefici innumerabili che da lui quotidianamente riceviamo; il secondo è per i nostri innumerevoli difetti, trasgressioni, divagazioni, sbadataggini, disattenzioni, mancanza di energia nelle pratiche religiose, e nel cercar di vincere i nostri difetti; e voglia il Signore che non sia qualche volta con peccati avvertiti e gravi! Il primo debito si paga col ringraziamento, il secondo col dolore. È giusto pertanto che ogni giorno prima d’andare a riposo li paghiamo tutti e due. Pagherai il primo col recitare con special devozione le preghiere della sera; pagherai il secondo coll’esame seguito dall’atto di contrizione.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">L’esame generale.</span></i></b><br />
<b><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></b>
<i><span style="color: #660000;">Nell’esaminarti, nota che se trovi qualche cosa buona in te, l’hai da attribuire a Dio con gratitudine, mentre il male non devi scusarlo, ma attribuirlo tutto a te, alla tua negligenza, alla tua poca attenzione, al tuo poco zelo. In questo esame passa in rassegna tutte le azioni principali della giornata, e specialmente il proponimento della meditazione, e quelli fatti in occasione dell’ultima confessione, per vedere se li hai osservati. Generalmente per l’esame quotidiano basta quel momento che si lascia a tale scopo nelle orazioni comuni. Ma se in quello non hai potuto riflettere abbastanza, rifallo prima d’andare a dormire, quando inginocchiato accanto al letto sei per dire le tre Ave Maria. Atto essenziale, che deve seguire l’esame di coscienza, è appunto l’atto di contrizione, unito ad un fermo proponimento di non più ricadere. Disgraziata l’anima, che non sente in sè gran dispiacere dopo che ha offeso Iddio, fosse pur solo con una piccola venialità avvertita. Dopo l’esame, dice San Leonardo da Porto Maurizio, figùrati di confessare al Signore i mancamenti fatti, e imponiti da te stesso la penitenza. Poi inviluppa così in blocco tutti i difetti della giornata in un atto di contrizione, e gettali nella fornace della misericordia di Dio, perchè ivi restino consumati.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">L’esame particolare.</span></i></b><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Questo, di cui ti parlai finora, è quello che si dice l’esame generale della coscienza; e si dice generale perchè cerca tutti i mancamenti della giornata, di qualunque sorta siano. Vi è un altro esame da farsi, e che non ha minore importanza: si chiama ordinariamente esame particolare. Questo si può fare in qualunque momento della giornata ed anche molte volte nella giornata stessa, sebbene nelle comunità si usi fare prima di pranzo. Questo esame si dice particolare perchè si occupa di un difetto solo, e consiste nell’esaminarci sul nostro difetto principale, quello che si prese a combattere nel mese. Ognuno ordinariamente ha qualche difetto o peccato in cui cade più facilmente, o qualche propensione cattiva, che per lui è la cagione e la radice degli altri mali. L’esame particolare consiste nel determinare bene quale difetto o quale abitudine si vuol distruggere, e quindi nel rendersi conto, almeno una volta al giorno, delle lotte che si sono sostenute contro quel difetto, delle vittorie che si sono riportate, delle sconfitte che si sono ricevute. E benché in alcuni siano vari i principali vizi o difetti, conviene nondimeno prenderne di mira uno solo per volta, per poterlo estirpare con sicurezza. È necessario soprattutto che di applichi a ben conoscere la radice e la sorgente di quel difetto che ti predomina. E non contentarti di riformare solamente l’esteriore, ma va’ a fondo nell’anima tua, e cerca di svellere fino le radici del male. L’esame particolare fatto seriamente, anche solo durante un mese, dà alla fine di questo mese risultati meravigliosi. Pertanto, mese per mese, nell’Esercizio di Buona Morte, scegli uno dei tuoi difetti, e d’accordo col maestro proponiti di combatterlo fortemente per tutto il mese. Ogni giorno in una visita al SS. Sacramento esaminati su quel difetto, e sii energico nel volerlo a tutti i costi sradicare. Comincia dallo sradicare quelli più appariscenti, i quali possono offendere il prossimo o scandalizzarlo. Non cambiare il soggetto dell’esame finché non hai distrutto, o almeno grandemente indebolito, quel difetto che ti sei proposto di combattere. Se il maestro lo giudica conveniente segnati tutti i giorni su di un quadernetto apposito e molto esattamente i risultati del tuo esame, e obbligati a presentarlo alla fine di ogni settimana, o almeno al termine d’ogni mese, al maestro. Imponiti ogni giorno qualche mortificazione in rapporto al difetto che vuoi combattere e alla virtù che vuoi acquistare. Non contentarti di gemere dinanzi a Dio delle tue infedeltà, delle tue debolezze, della tua tiepidezza; punisciti! Saranno piccolissime cose, ma osservate costantemente produrranno gran frutto.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">Modo di far l’esame particolare.</span></i></b><br />
<b><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></b>
<i><span style="color: #660000;">Un buon modo di fare bene l’esame particolare di coscienza è il seguente. Anzitutto figurati di essere alla presenza di Dio, e domandagli lume per conoscere i tuoi mancamenti, grazia per comprenderne la bruttezza e vedere tutto il torto che gli fai. Quindi domandati ragione di ogni ora della giornata, delle occasioni che hai avute, delle cadute fatte, delle debolezze di cui hai da rimproverarti, delle vittorie riportate, segna il numero delle cadute ed anche delle vittorie, se così ti consigliò il maestro. Per scuoterti pensa che questo difetto aumenterà il tuo supplizio in purgatorio e diminuirà il tuo grado di gloria in cielo; può anche a poco a poco trascinarti al peccato mortale; ti rende incapace di elevarti alla perfezione che Dio domanda da te; t’impedisce di fare il bene che il buon Dio ti destinava, contrista lo Spirito Santo, ferisce il Cuor di Gesù, e ti allontana le tenerezze affettuose della Beata Vergine. Indi domanda sinceramente perdono a Dio, proponiti qualche atto di espiazione e ringrazia il Signore di averti fatto conoscere un po’ meglio te stesso. Sarebbe anche buona cosa fare un piccolo esame al termine di tutte le azioni di maggior importanza della giornata, per vedere se si fecero con quell’impegno che era necessario. Sant’Ignazio di Loyola faceva questo esame tutte le ore, e ciò ancora 1 ultimo giorno di sua vita, e prendeva nota dei suoi mancamenti in un quadernetto; e questo fu uno dei mezzi che più l’aiutò a farsi santo.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
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<b><i><span style="color: #660000;">Esame di previdenza.</span></i></b><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Vi è ancora l’esame di previdenza. Lo si può fare utilmente al mattino, cercando di prevedere il bene che si potrà fare lungo il giorno, e le occasioni che ci possono far cadere in qualche difetto, e determinando con precisione il modo di evitar quei difetti. Tu pertanto bada alle difficoltà che ti occorreranno nella emendazione dei difetti. Previeni cogli occhi della prudenza al mattino tutte le difficoltà, gravezze, disprezzi ed occasioni d’inciampare, che probabilmente ti si possono offrir in quel giorno, attese le tue inclinazioni ed il tuo stato ed ufficio, e le persone colle quali devi trattare; e fa’ proposito di voler assolutamente riuscire a vincerti. Proponi in tali occasioni di diportarti in tal modo nel- l umiltà e nella pazienza, in tal modo nelle tentazioni di golosità e di impurità, in tal modo nel trattare con quel tal giovane o compagno, o con quel tal superiore. E ciò non fidato nelle tue forze, ma in quelle che Iddio ti darà. Fa’ cioè come Gesù benedetto nell’orto del Getsemani; Egli si pose avanti gli occhi tutti i patimenti che in quella sera medesima e nel giorno seguente doveva patire, e li accettò con grande amore. Lottò contro il timore e la tristezza fino a sudar sangue; ma non desistette, e si propose di prender tutto dalle mani del suo eterno Padre. E tutto quindi offerse con quella fortezza ed amore che formerà sempre l’ammirazione degli uomini.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">L’esame della confessione.</span></i></b><br />
<b><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></b>
<i><span style="color: #660000;">Vi è poi l’esame che si fa in preparazione alla confessione sacramentale. Per riuscire a far bene questo esame, giova immaginare di trovarsi avanti al divin Giudice, il quale ci assicura, che se ci giudichiamo bene da noi, non ci giudicherà più egli nell’estremo giudizio1. Ma bisogna che ci esaminiamo e giudichiamo profondamente, come farebbe il divin giudice medesimo. Egli dice che giudicherà la Gerusalemme dell’anima nostra fin nei più reconditi siti; scoprendo con luminosa lucerna tutte le colpe che si troveranno in essa, ancorché siano molto minute. Dobbiamo pure esaminare, come il medesimo Signore ci ammaestra per mezzo di Davide, non solo le opere cattive ma anche le buone, nelle quali sogliono alle volte mescolarsi circostanze cattive: ego iustitias iudicabo. E che anzi ci giudicherà anche dei peccati occulti, per cui dobbiamo domandare col salmista: mondami dai peccati occulti. E peccati occulti sono quelli che si commettono per ignoranza o inavvertenza colpevole o per illusione o inganno del demonio, tenendoli quasi virtù: come se tu prendessi per zelo quello che è ira, se prendessi per energia e fortezza di carattere ciò che è cocciutaggine ’e ostinatezza. Devi anche esaminarti dei peccati altrui, cioè di quelli che altri possono aver commessi per cagion tua. Perdona al tuo servo i peccati altrui. Ciò avviene specialmente a chi non è riguardoso e delicato nei suoi modi, e così finisce per dare vero scandalo ad altri, anche senza attualmente accorgersene; come di chi coi cattivi modi eccita altri all’iracondia, a dire parole spropositate, ecc. Fatto questo, quando si trattasse di una confessione generale o annuale, farai bene a passare uno ad uno i comanda- menti della santa legge di Dio e della Chiesa e le obbligazioni del proprio stato, ed i sette vizi capitali. Ma nell’esame per le confessioni settimanali basterà esaminarti su quelle cose che sai già per esperienza formare il tuo debole, cercando i peccati direttamente contro Dio e poi quelli verso il prossimo, e infine verso te stesso, e ciò in pensieri, in parole, in opere, in omissioni. Ti sarà anche di somma utilità il far servire l’esame quotidiano a preparazione dell’esame per la confessione. Se tu ogni giorno ti sei notato l’esito dell’esame quotidiano, il tuo esame si può dire già fatto.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">Istituire un confronto.</span></i></b><br />
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<i><span style="color: #660000;">Alla fine della settimana, nel giorno cioè in cui vai a confessarti, confronta anche i vari giorni, e se vedi nei tuoi difetti che ogni giorno della settimana hai diminuito un poco, danne grazie a Dio. Ma se vedessi che sei sempre stato lo stesso, o se per disgrazia ancora avessi aumentato, scuotiti bene. Pensa quanto poco Gesù deve essere stato contento di te in quella settimana, e fa’ un proponimento più serio di combattere da soldato meno vile nella nuova settimana, che speri il Signore ti voglia ancora concedere per emendarti. Figùrati anche che quella sia l’ultima settimana che il Signore ti conceda ancora per farti buono, e che se non vedrà emendazione ti abbia a punire, come fece con la ficaia infruttuosa2. Questo ti servirà anche per star più all’erta nelle tue azioni.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">Come fare l’esame di coscienza.</span></i></b><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Prima di cominciare l’esame di coscienza per la confessione, farai bene a richiamarti i molti benefizi ricevuti da Dio, e le obbligazioni che hai di servirlo perfettamente. Poi domanderai lume per conoscere bene i tuoi mancamenti. E mentre ti esamini, procura che quest’azione non sia soltanto una ricerca speculativa, ma causa di rossore e di vergogna d’essere stato ancora così cattivo dopo tanti benefizi ricevuti, pentendotene con tutto il cuore.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<b><i><span style="color: #660000;">Formulario d’esame di coscienza.</span></i></b><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Ora qui per aiutarti a fare un esame generale di coscienza in occasione di esercizi di buona morte, o degli esercizi spirituali in cui si è soliti fare una confessione più accurata, ti pongo un formulario adatto. Dei peccati più gravi non hai bisogno che te ne parli. In pochi minuti passi a rassegna i comandamenti di Dio e della Chiesa, e ti ricordi subito se ti occorsero cose direttamente e gravemente contrarie. Basta qui dare cenno per conoscere i più ordinari mancamenti che possono commettersi giorno per giorno nello stato religioso. Per maggior semplicità ridurrò le cose a cinque punti.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">1) Pratiche di pietà. Che stima hai delle pratiche di pietà? Sei ben persuaso che meritano la massima stima che ti sia possibile? Come sono andate esse lungo la giornata? Le hai fatte con fervore e costantemente? Non ne hai mai omessa qualcuna per tua trascuratezza? Quando non le hai potute fare in comune, non le hai compite con negligenza, o fors’anche totalmente lasciate? Qual’è il tuo raccoglimento in esse? Freni con diligenza le distrazioni, per quanto sta da te? Ti sforzi per ottenere il fervore? Alzandoti al mattino non hai mai lasciato d’elevare il tuo cuore a Dio e dire quelle giaculatorie e fare quelle pratiche che sono indicate dal catechismo e dalle regole? Alla sera andando a letto hai dette con divozione le tre Ave Maria raccomandate, ed hai domandato la benedizione della Madonna? Come sono andate le tue preghiere vocali? E le piccole preghiere lungo il giorno? Ed il segno di croce, il prender l’acqua benedetta, le genuflessioni, l’Actiones e l’Agimus, e le preghiere prima e dopo il cibo, l’Angelus, ecc.? Ti sei esercitato lungo il giorno nelle orazioni giaculatorie, nelle pie aspirazioni, nelle comunioni spirituali, nell’offerire sempre le tue azioni a Dio e nel tenere il pensiero della presenza di Lui? Non hai mai lasciata la tua meditazione? E come riesci? La fai forse con distrazione volontaria o sonnecchiando, o tenendo un contegno indevoto? Fai bene la preparazione? Sei fedele a seguire il metodo che ti fu insegnato? Quale, ne è il risultato pratico? Qual è la causa precipua delle tue distrazioni in essa? Ne domandi perdono al Signore in fine? Pensi lungo il giorno alla risoluzione presa? La richiami a memoria nelle visite che fai al SS. Sacramento? Fai tu con cura e profitto l’esame di coscienza generale? Il particolare? E le tue visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. le fai tutte, secondo il costume della casa? Le fai volentieri? Vai con raccoglimento, o disturbi nell’entrata o nell’uscita di chiesa? Stai attento alle letture spirituali e ne ricavi frutto? Non hai mai tralasciata tutta od in parte la santa messa? Con che divozione vi assisti? La sai servire con tutta esattezza? La servi con gravità e divozione? Ti prepari bene alle sacre cerimonie, in modo che, per quanto dipende da te, le funzioni riescano gravi e devote? Qual è la tua divozione verso Maria SS.? È essa puramente affettiva, o ne cerchi la sostanza procurando d’imitarla nelle sue virtù, e di fare degli sforzi per darle gusto colle tue opere ben fatte? Procuri di crescere nella fiducia della sua intercessione? Come reciti il suo rosario? Come hai recitato o cantato alla domenica l’ufficio della Beata Vergine? Hai pensato ad offrirlo bene a lei, come uno degli ossequi che le sono più graditi? E con che devozione hai cantate le lodi sacre? Non trovi nulla da migliorare nelle tue confessioni? Hai il tuo giorno fisso per andarti a confessare? Ti sei preparato bene prima? Ti sei eccitato bene alla contrizione? Sei stato talmente sincero, che il confessore abbia potuto farsi un’idea esatta dello stato di tua coscienza? Hai fatto il tuo proponimento ben fermo, specie su quelle venialità in cui sei solito cadere quasi per abito? Hai procurato di schivare le occasioni dei peccati? Hai praticato gli avvisi del confessore? Sei contento delle tue comunioni? L’hai fatta quotidiana, o con la frequenza indicata dal confessore? La rendi come il centro della giornata, consacrando il tempo che corre tra le due comunioni, metà al ringraziamento e metà alla preparazione della comunione seguente? Segui quel consiglio di proporti prima della comunione l’emendamento di qualche difetto, e dopo, la pratica di qualche virtù? L’hai lasciata qualche volta per tua negligenza o poca veglia? Che preparazione vi porti? Quali frutti ne ricavi?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Qual è la tua docilità nel seguire gli avvisi che ti son dati? Sei tu fedele nel riguardare il maestro, o altro tuo superiore, come colui che tiene le veci di Dio, e come stabilito da Dio per guidarti secondo le regole e lo spirito della congregazione? Hai tu fatto esattamente e con umiltà il tuo rendiconto? Ti sei presentato altra volta in tempo opportuno, quando non l’hai potuto fare nel giorno che ti sei fissato?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">2) Cura della perfezione e della vocazione. Quale idea hai tu della vocazione? L’hai tu consolidata col fedele compimento dei tuoi doveri e delle tue regole? Hai tu per essa la stima che merita e la riconoscenza che deve inspirarti? La tua cura principale è di avanzarti nella perfezione? Riguardi tu la perfezione come l’unico importante affare per cui vivi? Qual è la tua corrispondenza alla grazia ed alle divine ispirazioni? Quali vittorie hai riportato sulla passione dominante? Che sforzi hai fatto per domare la tua indole, il tuo carattere? Le tue disposizioni, sia per emendarti come per progredire, sono le stesse che erano all’inizio del tuo noviziato? Che progresso hai fatto nelle virtù cristiane e religiose? La tua fede è semplice, viva ed attiva? La tua speranza è ferma, senza scoraggiamenti e presunzioni? Qual è il tuo amore per Iddio? Non vi è forse nel tuo cuore qualche attacco sregolato verso le creature? Nota che l’ambizione e le amicizie sensibili producono sempre questo dannoso effetto! Hai tu zelo per la gloria di Dio? Sei tu afflitto degli oltraggi che riceve? Hai tu quella delicatezza di coscienza che fa intimorire il buon religioso, anche alla sola apparenza del male? Non ti sei tu permesso varie mancanze sotto il pretesto che esse erano piccole? Non ti sei esposto al pericolo di commettere mancanze gravi? A che punto sei tu riguardo l’unione con Dio, il ricordo della sua presenza e la conformità alla sua volontà? Qual è il tuo rispetto e la tua sommissione alla divina Provvidenza nei casi avversi, e nelle persecuzioni che incontri? Fai le cose sempre, direttamente, per piacere a Dio? Esaminati specialmente sugli sforzi che fai per vincere la tua passione dominante, e sui progressi nella virtù che in particolar modo hai promesso d’acquistare e praticare. Che concetto hai della nostra pia società? Che amore le porti? Comprendi tu bene che essa è per te l’unica arca di salvamento? Che per te è fonte di ogni bene? Parli sempre con edificazione di essa, dei superiori, delle opere che intraprende, delle opere dei membri della medesima, delle cose letterarie, scientifiche, musicali, artistiche, ecc.?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">3) Osservanza dei santi voti. Se il novizio non è obbligato alla povertà e alla obbedienza in forza dei santi voti, esso vi è tenuto per regola, e per prepararsi alle obbligazioni che sta per assumersi.</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Riguardo alla povertà: Non hai mai tenuto danaro? Non hai ricevuto, preso, comperato o imprestato senza permesso? Hai disposto di cose di qualche valore come proprie, o per darle ad altri in dono, o per consumarle senza licenza? Non conservi niente senza autorizzazione? Niente con qualche attacco sregolato? Niente di superfluo o poco conforme alla povertà religiosa? In tutti questi casi devi spogliartene senza dilazione e rimetterti all’esattezza della santa povertà. Tieni con cura tutto quello che hai in uso? Oppure hai recato danno alla casa o alla congregazione? Sciupi qualche cosa, o guasti o lasci andar a male, o nelle impazienze stracci, rompi qualche cosa? Ami tu la povertà come una madre, godendo di poterne portare le livree e di provarne gli effetti? Hai attacco smodato alla roba, alle comodità, procurandotele con dispendio o senza averne vero bisogno? Non t’avviene mai di cercare le cose migliori per lasciare il resto agli altri? 0 di ridire o mormorare della biancheria, degli abiti, dei libri, che ti sono assegnati?...</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Riguardo alla castità: Vegli fedelmente perchè nulla ti avvenga contro la castità? Vigili sui tuoi pensieri, sul tuo cuore, sui tuoi sensi? Non ti sei mai permesso nulla che potesse essere per te occasione pericolosa o almeno occasione di turbamento? Sei sempre stato fedele a ricorrere prontamente a Dio ai primi attacchi delle tentazioni? Hai tu combattute con forza le affezioni un po’ troppo naturali e sensibili? Hai fatto letture leggere, fantastiche, o che riguardano amori profani, o comunque atte a suscitare in te le passioni? Hai dato occhiate a figure meno che decenti? Ti senti reo di confidenze ad altri, di cose facili a destare pensieri cattivi o passioni sregolate? Hai usato la dovuta moderazione nel mangiare, e specialmente nel bere vino o liquori? Oppure hai dato con questo occasione in te di ribellione del senso? Hai evitato ogni familiarità e troppa domestichezza coi confratelli e coi giovani? Non ti sei lasciato andare a giochi di mano, carezze, e fors’anche a baci con qualcuno? Hai dato occasione ad altri di pensar male di te? Hai dato occasione ad essere accarezzato, o ad attirarti gli sguardi altrui? Non hai detto parole atte a svegliare in altri pensieri meno puri? Fai tu con amore quanto dipende da te per imitare la purezza degli angeli?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Riguardo all’obbedienza: Hai forse mancato agli ordini espressi o ai comandi dei superiori? Hai loro resistito o mancato di rispetto con le parole, o con i gesti, in loro presenza, o in loro assenza, in te stesso o con altri? Hai allegate finte scuse per sottrarti alla volontà dei superiori? Non sei stato almeno ritroso nell’ubbidienza? O ti sei servito di intercessioni forti per non fare l’ubbidienza, e legare le mani ai superiori? Vi è nella tua obbedienza lo spirito di fede e di sommissione così dalla parte della volontà come dalla parte del giudizio? Vedi tu Iddio nella persona dei tuoi superiori? Hai tu ascoltata la loro voce come la voce di Dio, disposizione questa che è l’anima dell’ubbidienza? Non fai tu nulla di mala grazia? Sei pronto all’obbedienza al primo segno, o al primo tocco della campana? Ti sei sempre levato al mattino a tempo? Hai tu fatto silenzio nei tempi e nei luoghi dovuti? Hai tu rinunziato alla tal occupazione, al tal impiego, al tal luogo al primo ordine, anzi al primo avviso, pensando che a questo mondo, e tanto più nello stato religioso, si deve essere indifferenti a tutto eccettochè a far la volontà di Dio espressa per mezzo dei superiori? Non ti sei permesso riflessioni, burle, critiche, mormorazioni sugli ordini emanati, o su certe circostanze od accessori riguardo gli ordini, o sulla persona dei superiori, sminuendo in questo modo nel tuo concetto ed in quello degli altri il rispetto che loro è dovuto? Non v’è qualche superiore verso cui limiti la tua soggezione e riverenza? Ti ricordi di pregare per loro? e di dare quelle dimostrazioni di rispetto che meritano? Vi è schiettezza ed amore nei tuoi rapporti con loro? Sei tu fedele nell’osservanza di tutte le regole, o ve n’è forse alcuna formalmente esclusa dalla tua obbedienza, o di cui ti sia venuta abituale la violazione? Dipendi sempre in tutto, ovvero in qualche circostanza ti permetti qualche licenza di tuo arbitrio? Nei casi di negative, di ordini di contraggenio, senti forse troppa avversione e ripugnanza, e almeno cerchi di reprimerle?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">4) Sulla vita comune e diligenza nei propri doveri. Hai tu soprattutto stimata e seguita la regolarità, che ti è imposta dai tuoi doveri quotidiani, così importanti per la comunità in generale, e per te in particolare? Sei tu contento della classe, della sezione, del genere di studi, del metodo che si tiene in essi; dei libri che si usano, delle varie materie assegnate? Hai procurato d’impiegare nello studio tutto il tempo a ciò destinato? Ti sei sempre fatto un religioso scrupolo di non perdere neanche un istante di tempo così prezioso? Hai cercato di disporre il tuo tempo in modo che tutti i doveri potessero essere terminati a tempo, senza trascurarne nessuno? Non hai assegnato troppo tempo ad una materia con detrimento delle altre? Ti sei sempre ben preparato alle scuole, alle ripetizioni? o ti sei anche occupato in studi estranei al tuo dovere? Hai mai intrapresa la lettura di nessun libro senza esserti prima consigliato con il tuo superiore? Tieni per caso nascosto qualche libro che non vuoi che il superiore conosca? O nella nota dei libri consegnata al superiore sul principio dell’anno ne hai occultato qualcuno? O dopo, lungo l’anno, ne hai ricevuto qualcuno e non l’hai ancora fatto vedere? Quale fu la tua premura per apprendere il canto gregoriano? Quale la diligenza nell’apprendere le cerimonie? Non ti sei servito di questi tempi per divagarti? Hai sempre tenuto nella debita stima tali scuole? Sei sempre stato attento alla scuola? Non hai mai avuto di mira di comparire nel rispondere alle interrogazioni, nel leggere i tuoi lavori, nello sciogliere le difficoltà? Non ti capitò di fare altro mentre il professore spiegava? Non hai fatto rumori per far ridere o disturbare senza che i professori potessero sorprenderti, e dopo almeno te ne sei accusato al superiore? Sei contento degli altri piccoli impieghi che ti sono affidati? Li eseguisci con tutto quell’impegno che è loro dovuto? Vi hai tu portato quello zelo, quell’attività, quella prudenza che in essa erano necessari? Non hai mai conteso o trattato poco caritatevolmente con coloro che stavano con te nel medesimo impiego? Hai aiutato i tuoi compagni quando potevi? Li hai sopportati con allegria quando dimostravano umore diverso dal tuo? Hai fatto quanto potevi per contentare i tuoi compagni? Hai usato con loro bei modi? Hai osservato le regole di civiltà che tanto servono a cementare la carità fraterna? Hai eseguito le regole di pulizia, che giovano anche a non dispiacere agli altri? Come fai le tue azioni ordinarie? Hai pensato costantemente con esse di piacere a Dio, od hai anche cercato la tua soddisfazione propria? Sei costante ad animare le tue azioni con pensieri di fede? Sei tu ben persuaso che la tua perfezione consiste nel far bene i tuoi doveri quotidiani senza trascurare neppure il più piccolo, neppure la cosa più indifferente? Hai tu bene economizzato il tempo? L’ordine dei tuoi lavori è ben subordinato all’obbedienza? Nelle tue azioni poni quella diligenza religiosa che è necessaria o le fai con precipitazione, o con lentezza, o con indolenza; o con perdita di tempo o comunque, senza buono spirito? Come impieghi il tempo delle tue ricreazioni, delle passeggiate, dei giorni di vacanza? Hai vera cura di santificare i tuoi pasti? i tuoi riposi? I tuoi esercizi corporali?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">5) Di alcune altre virtù più necessarie (umiltà, carità fraterna, mortificazione). Come ti trovi riguardo all’umiltà? L’hai trasgredita col vantarti, con esser troppo suscettibile, con la mala grazia, coll’alterezza verso i compagni? Hai tu cercata la stima e la lode invece di amare d’esser dimenticato, e tenuto in poco conto e umiliato? Hai agito per rispetto umano? Non hai tu troppo buona opinione del tuo ingegno o della tua virtù? Non hai tu l’abitudine di parlare di te stesso? Sei tu fedele nel riconoscere i tuoi torti e mancamenti o ti scusi facilmente? Rendi conto della tua coscienza con quella umiltà, con quella confidenza infantile che è tanto secondo lo spirito della congregazione? Non resti un po’ abbattuto quando non riesci in qualche cosa? o quando di qualche cosa sei ripreso? Fai tu con frequenza atti di umiltà, offrendoti per quegli uffizi che son più bassi,o contrari alla comune estimazione, o ributtanti alla natura? Almeno accettandoli con sommissione? Hai tu un’indole arrendevole ed affabile? Ovvero sei sostenuto ed altero, in modo che si debba trattare con te con riserbo e riguardi? E gli stessi superiori non devono forse essere molto cauti per non offendere la tua suscettibilità nel darti certi ordini ed incombenze ?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Devi ai tuoi confratelli l’affetto, la stima, la benevolenza più tenera, la più cordiale. Devi favorire l’unione dei cuori. Non hai detto o fatto qualche cosa contraria a questi doveri che la carità fraterna richiede? Ti sei per caso lasciato portare all’avversione, all'invidia, alle maligne interpretazioni, ai ri- sentimenti, alle contestazioni, agli atti di collera verso di loro?</span></i><br />
<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i>
<i><span style="color: #660000;">Hai tu rigettata con tutte le tue forze quella bassa gelosia che s’affligge nel vedere i buoni successi altrui, le distinzioni che dan loro i superiori, o persino le loro virtù? Non ti sei mai permesso, riguardo ai confratelli (e mille volte peggio riguardo ai superiori) maldicenze, rapporti indiscreti, calunnie, desideri di vendetta, o scatti di malumore? Nè nulla che possa mal edificare o produrre disunioni? Ti sei guardato bene dal criticare ciò che fanno gli altri, o dal riprenderli senza averne il diritto o solo per mal umore? Il tuo affetto pei compagni è tutto fondato sull’amore di Dio? È esso generoso, e senza eccezioni? Hai tu un sufficiente orrore per quelle miserabili amicizie particolari che scandalizzano i compagni, che dividono il tuo cuore e lo allontanano da Dio? Hai tu mai pensato alle conseguenze del cattivo esempio in una comunità, e alla necessità di dare buon esempio? Qual è la tua carità verso le anime del purgatorio? E il tuo zelo per la salute altrui? Non potresti praticamente far qualche cosa di più in favore delle une e degli altri? Come stai riguardo allo spirito tanto necessario della mortificazione di te stesso? Hai tu eseguite, in tutta la loro integrità e secondo il loro spirito, le regole contrarie alle inclinazioni tue ed al tuo naturale? Quali sforzi hai già fatto per giungere alla perfetta osservanza della modestia esteriore negli occhi, nel tratto, ed in tutto il tuo procedere? Nelle circostanze un po’ difficili non hai tu dato segno d’impazienza, di collera o di turbamento? Hai tu compiuto con coraggio e costanza le piccole mortificazioni e penitenze in uso nella congregazione, come il digiuno del venerdì e quel lavoro indefesso che deve formare la nostra caratteristica e la nostra gloria? Sei stato mortificato nei cibi, non hai mangiato o bevuto fuori pasto? Non hai tenuto bibite o commestibili con te? Hai osservato perfetto silenzio in refettorio durante le letture? Anche dopo che si può parlare, hai usato moderazione non parlando forte e non volendo parlar coi lontani? Non hai mai lasciato un incarico, un’assistenza, per tua colpa e poca mortificazione? o preparato poco le lezioni, o non corretti i compiti tuoi o degli altri per negligenza? O abbandonata la ricreazione, o rifiutato il passeggio coi giovani per tua poca voglia? Ti sei applicato soprattutto alla mortificazione interna ed all’abnegazione, almeno in quelle cose ordinarie che capitano a ogni piè sospinto? Hai fatto sufficienti sforzi per riformare il tuo carattere, il tuo mal umore? Come hai ricevute le pene che t’inviava la Provvidenza? Quanto hai tu faticato per acquistare la perfetta conformità alla volontà di Dio? Hai tu, in una parola, avuto spirito di mortificazione? Cioè, sapendo che le sofferenze sono un eccellente mezzo per espiare i tuoi mancamenti, sradicare i tuoi vizi, renderti un po’ più simile a Gesù Cristo, che è lo scopo per cui sei entrato in congregazione, le hai tu amate e desiderate? Non ti metterai una volta con impegno efficace per farti santo? Quando ti proponi di cominciare davvero, e non solo più a parole? Quali proponimenti pratici fai conto di prendere in questo momento? Scriviteli, e il Signore ti aiuti a praticarli d’ora in poi fedelmente.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8888076176949477100#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><span style="font-size: x-small;">
</span><span style="font-size: x-small;">« Si nosmetipsos
diiudicaremus, non utique iudicaremur » (7 </span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="letter-spacing: normal;"><span lang="it-IT"><b><span style="background: #ffffff;"><span style="font-size: x-small;">Cor.,</span></span></b></span></span></span></span></span></span></span><span style="font-size: x-small;">
XI, 31).</span></span></i></div>
<div id="sdfootnote2">
<div class="sdfootnote-western">
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"><a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8888076176949477100#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a><span style="font-size: x-small;">
</span><span style="font-size: x-small;">« Succidite ergo
illam; ut quid </span><span style="font-size: x-small;">terrain
</span><span style="font-size: x-small;">occupat? » </span><span style="font-variant: small-caps;"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="letter-spacing: normal;"><span lang="it-IT"><span style="background: #ffffff;"><span style="font-weight: normal;">(Luca,
XIII, 7).</span></span></span></span></span></span></span></span></span></span></i></div>
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[Brano tratto da "Il Vade mecum dei giovani salesiani" di Don Giulio Barberis, SEI, Imprimatur: Taurini, die 18 julii 1931, Can. p . Franciscus Paleari].</div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-87513126229429980252019-02-27T11:00:00.001+01:002022-05-28T12:39:33.394+02:00Suore di clausura Assisi<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per visitare il mio sito internet su interessanti argomenti religiosi di spiritualità che ti aiuteranno a progredire sempre di più nel cammino cristiano,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://cordialiter.blogspot.com/">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
<div style="text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;">xz2</span></div>_______________
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbetUVs2G-_tNOawz868ER2109Pzjsemwijx44eNFnSxHqSm16UYMvgO6cMKx0dSWzcFDYgG_fDMP4pd21YFS9If4MyK6HNRvFN8q6cfeni9lvsUaecWHE-MZRK1fRcVt3oeRBBiVZptRg/s1600/Clarissa.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="433" data-original-width="366" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbetUVs2G-_tNOawz868ER2109Pzjsemwijx44eNFnSxHqSm16UYMvgO6cMKx0dSWzcFDYgG_fDMP4pd21YFS9If4MyK6HNRvFN8q6cfeni9lvsUaecWHE-MZRK1fRcVt3oeRBBiVZptRg/s320/Clarissa.jpg" width="270" /></a></div>
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Ci sono monasteri di suore di clausura ad Assisi? Sì, ce ne sono diversi di monache clarisse, cioè le seguaci di Santa Chiara. Le suore di clausura sono religiose che praticano vita contemplativa.</div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;">Forse qualcuno dirà: perché il voto, se io potrei osservare povertà, castità ed obbedienza anche senza voto? S. Tommaso, e tutti i teologi con lui, rispondono che fu necessario far nella Religione ciò con voto, perché proprio nel voto consiste l'essenza della vita religiosa e da essi le deriva l'essere uno stato di perfezione (S. THOM. 2-2, q. 184, art. 5; q. 186, art. 6). Il motivo sta nel fatto che per uno stato di perfezione si richiede una obbligazione perpetua verso le cose riguardanti la perfezione: la parola stato significa un modo di essere stabile, fermo e permanente, come diciamo stato matrimoniale, perché è perpetuo il vincolo che in esso si contrae. Così anche per uno stato di perfezione è necessario che l'obbligo della perfezione sia perpetuo, ciò che si fa coi voti religiosi. Tale, dice S. Tommaso, è la differenza che passa tra i parroci e i vescovi: questi si obbligano con voto alla cura delle anime e quelli no. I parroci non si obbligano con voto alla cura delle anime, né il loro obbligo è perpetuo, ma possono lasciarlo quando vogliono; invece i vescovi sono in stato di perfezione perché hanno un obbligo perpetuo di dedicarsi all'ufficio pastorale e non possono lasciarlo senza una particolare licenza del Papa (S. THOM. 2-2; q. 184, art. 6). Identica è la differenza tra la perfezione di un laico e quella del religioso. Ci può essere benissimo nel mondo qualcuno che sia più perfetto di un religioso, e tuttavia egli non sta in stato di perfezione, mentre ci si trova il religioso. Quella perfezione del laico non è confermata da voti e non ha pertanto quella fermezza e stabilità che ha nel religioso per ragione del suo stato. Oggi è casto e la sua risoluzione è buona, domani torna indietro; ma il religioso, sebbene non sia perfetto, è stabilito in uno stato di perfezione, perché è ad essa obbligato con voti perpetui su cose che si riferiscono alla perfezione, e non può tornare indietro.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Di qui la risposta di un santo. Gli domandavano se stando nel mondo si può ottenere la grazia di Dio e la perfezione. Rispose: Sì, si può; ma io preferirei un grado solo di grazia in religione, a dieci nel mondo. Nella religione la grazia si conserva e si aumenta facilmente, perché in quella vita l'uomo vive separato dal tumulto del mondo, che è il capitale nemico della grazia; inoltre l'esempio dei fratelli spirituali sprona alla virtù e alla perfezione e molte altre cose concorrono ad essa. Nel mondo avviene perfettamente il contrario, per cui in esso la grazia facilmente si perde e si conserva con molta difficoltà. Da ciò si deduce, conclude quel santo, che val meglio aver minor grazia, ma sicura e ben custodita coi tanti ripari che nella vita religiosa la vanno accrescendo, anziché una grazia maggiore con l'evidente pericolo che c'è nel mondo (Cronache dei Frati Min., p. 1, l. 7, c. 21).</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Si comprende anche la tentazione di alcuni novizi che hanno l'impressione di pregar di più, di viver più raccolti e di essere più esemplari nel mondo che non da noi. Il demonio li inganna per toglier loro ciò che hanno e privarli della vita religiosa. Nel mondo, forse, uno comincerà a viver con molta devozione, a confessarsi ogni otto giorni, a pregare e a fuggire le occasioni contro la castità, ma siccome ha la piena libertà, senza alcun obbligo perpetuo, e le occasioni che capitano sono molte, comincia lasciare un giorno la meditazione, un altro la confessione, un altro si distrae con una conversazione e un altro ancora perde tutto. Sono esperienze che, si fanno quotidianamente. Ma il religioso non può lasciare quelle cose, né può tornare indietro dalla professione e dallo stato in cui lo hanno fissato i voti, che sono quei tre legami di cui parla lo Spirito Santo: «Una corda a tre capi non si rompe alla svelta» (Eccli 4, 12). È difficile sciogliere ciò che è legato con tale corda.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Pertanto i tre voti sono ciò che fanno di questo genere di vita; uno stato di perfezione. I santi dicono che gli apostoli, istruiti da Cristo, gettarono le fondamenta della vita religiosa donandosi a lui con i voti, quando lasciando tutti lo seguirono; e che per tradizione, derivata attraverso essi, da Cristo, avviene e si usa nella Chiesa cattolica che i religiosi si dedichino a Dio con questi tre voti (S. AUG., 2, 14 de Civitate Dei, c. 4. - HIERON., - S. THOM., 2-2, q. 88, art. 4, ad 3. - WALDENSIS, Late ex Dion., lib. de Eccles. Hierarch., c. 6).</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-67911678425044587252019-02-24T07:00:00.003+01:002023-10-12T22:35:35.285+02:00Suore di clausura di Cividino di Castelli Calepio <div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per scaricare gratuitamente delle meditazioni audio mp3 su interessanti argomenti religiosi che fanno bene all’anima,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://mp3cristiani.altervista.org">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjr__3T9DPoRAtxtg0LMj1wES8AulHluA6zvoUyt0C4aq9bKcNkNpm6nvd7jBlF-1ls1ckiVZUJqc_hbvsuSWEH52VZQaFd9_JZKYJMkAWnDvstYKRf1A26Bt-S3HcILriX05jaECmgc9P/s1600/Suora-Carmelitana-002.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="761" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjr__3T9DPoRAtxtg0LMj1wES8AulHluA6zvoUyt0C4aq9bKcNkNpm6nvd7jBlF-1ls1ckiVZUJqc_hbvsuSWEH52VZQaFd9_JZKYJMkAWnDvstYKRf1A26Bt-S3HcILriX05jaECmgc9P/s320/Suora-Carmelitana-002.jpg" width="320" /></a></div>
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Le suore di clausura hanno un monastero a Cividino di Castelli Calepio (provincia di Bergamo) in Via San Francesco n. 7. Si tratta di carmelitane scalze, ossia l'Ordine religioso fondato dall'eroica Santa Teresa d'Avila. Il Carmelo di Cividino di Castelli Calepio è molto antico e bello. La Messa domenicale viene celebrata di mattino alle ore 8.</div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #990000;"><b>Della rinnovazione dei voti, che si usa nella Compagnia e del fine e frutto che vuole ricavarne</b></span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"> Leggiamo dei nostri primi Padri che, essendosi ricongiunti a Parigi col santo Padre Ignazio nel giorno dell'Assunzione di nostra Signora del 1534, si recarono nella Chiesa della Regina degli Angeli, chiamata Mons Martyrum, che vuol dire Monte dei Martiri, ad una lega da Parigi, e, dopo essersi confessati ed aver ricevuto il santissimo Sacramento del Corpo del Signore, fecero tutti voto di lasciare, in un giorno stabilito, tutto quello che avevano senza trattenersi altro che il necessario per giungere a Venezia; e fecero anche voto di adoperarsi per il profitto spirituale del prossimo, e di andare in pellegrinaggio a Gerusalemme a condizione di aspettare, una volta giunti a Venezia, un anno per la navigazione: se in quell'anno avessero trovato il modo per partire, giunti a Gerusalemme, avrebbero cercato di rimanerci e di vivere sempre in quei Luoghi Santi; ma se non avessero potuto partire nell'anno, o giunti a Gerusalemme e avendola visitata, non avessero potuto rimanerci, sarebbero tornati a Roma e, prostrati ai piedi del Sommo Pontefice, Vicario di Cristo nostro Signore, si sarebbero offerti alla Santità Sua perché disponesse di loro liberamente, e li mandasse dove a lui piaceva per il bene delle anime. Questi stessi voti riconfermarono nei due anni successivi, sempre nel giorno dell'Assunzione e nella stessa Chiesa con le stesse cerimonie (Vita, l. 2, c. 4). Ebbe origine di qui l'uso di rinnovare più volte i voti che usa la Compagnia, prima della professione.</span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"> Nella Parte quinta delle Costituzioni, trattando di questa rinnovazione, il nostro santo Padre dice: «Il rinnovare i voti, non significa addossarsi un nuovo obbligo, ma ricordare quello già contratto e confermarlo» (Constit., p. 5, c. 4, § 6). È un reiterare e confermare il già fatto, con gioia e soddisfazione, per testimoniare che non si è pentiti, ma che ne siamo contenti, che ringraziamo il Signore per la grazia che ci ha fatto accogliendoci tra i suoi e per averci concesso di fare quest'oblazione. E per dirgli che, se non l'avessimo già fatta e non ci fossimo già offerti, la faremmo ora e ci offriremmo di nuovo a Dio; che se ci fossero mille mondi da lasciare, tutti li lasceremmo per suo amore; e se avessimo mille volontà e mille cuori, tutti glieli daremmo e offriremmo di nuovo. In questo modo e con questa gioia si devono rinnovare i voti, perché quest'atto abbia merito e valore. Come il compiacersi del peccato è un nuovo peccato e una nuova offesa di Dio e merita un nuovo castigo, così la gioia e il compiacersi del bene sono cosa buona, gradita e meritoria dinanzi alla sua divina maestà. Nella misura che fu un bene il farlo, è un bene il compiacersene.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"> Scendendo al particolare, il nostro santo Padre dice che questa rinnovazione si fa per tre scopi. Primo, «per maggiore devozione», e difatti non è occasione di poca devozione, ma molto grande, come sperimentano quelli che ci si preparano bene. Secondo, «per svegliare in noi il ricordo degli obblighi che abbiamo contratto con Dio», perché ci sentiamo così rianimati a condurre in porto ciò che abbiamo promesso, cercando di crescere ogni giorno nella virtù e nella perfezione. Terzo, «per confermarci meglio nella vocazione»; come è un rimedio in tutte le tentazioni fare gli atti della virtù contraria, perché le malattie si curano col loro contrario, così il rinnovare i voti è una difesa contro i moti interiori di scontento e di disgusto con cui il demonio certe volte ci assale nelle varie occasioni che si presentano durante l'anno (Constit., p. 4, c. 4, § 5). Il nemico rimane indebolito e scoraggiato e non sa assalirci con simili tentazioni e, se c'è stata qualche negligenza, viene riparata col nostro avanzamento, perché l'anima realizza un progresso.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"> La virtù e la perfezione sono cose molto ardue per la nostra natura corrotta, perché la nostra fragilità e miseria, conseguenza del peccato, sono così grandi, ed è tanto grande l'inclinazione all'imperfezione e al male, che, pur cominciando molte volte con fervore gli esercizi spirituali, a poco a poco decadiamo dal primitivo fervore e torniamo alla nostra tiepidezza come i pesi di certi antichi orologi che tirano sempre in giù. Essendo terrena l'origine della nostra carne, è naturale che la terra l'attiri. Perciò conviene cercare dei rimedi affinché, se stiamo per cadere, possiamo tornare in noi stessi. E il nostro santo Padre volle che in modo particolare ricorressimo al rimedio di rinnovare i voti. Come la S. Madre Chiesa istituì nell'anno due tempi di particolare ristoro per rianimare i suoi figli e far loro riprendere con fervore il servizio di Dio, l'Avvento e la Quaresima, così il nostro santo Padre volle che due volte all'anno rievocassimo alla memoria quello che abbiamo offerto a Dio e il fine per cui il Signore ci ha condotto alla vita religiosa, affinché ci rinnovassimo e ricominciassimo con nuovo fervore a curare le cose cui siamo stati chiamati. Questo è lo scopo per cui furono istituite queste feste così solenni nella Compagnia e questo è il frutto che da esse dobbiamo ricavare.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"> Non soltanto in quei giorni, diceva il padre San Francesco Saverio, ma ogni giorno dobbiamo rinnovare i nostri voti (TURSELL., Vita S. Franc. Xav., l. 6, c. 3 e 15). Leggiamo nelle Collezioni dei Padri che l'abate Panunzio faceva così (Vita Patr., l. 6, c. 13 e 25). Diceva dunque il padre San Francesco Saverio che a stento si troverebbe mezzo più efficace o arma più forte con cui i religiosi possano vincere le tentazioni del demonio e della carne, come il rinnovare i voti di castità, povertà ed obbedienza. Pertanto consigliava di rinnovarli ogni mattina durante l'orazione, armandoci così contro i nostri nemici e la sera dopo l'orazione. Per chi non avesse abitudine di rinnovarli così spesso, sarebbe buona devozione rinnovarli ad ogni Comunione, chiedendosi minuto conto di come li ha osservati e se la coscienza ha qualcosa da rimproverare.</span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"> Affinché possiamo meglio conseguire il fine di questa rinnovazione, oltre le penitenze corporali, le astinenze e le discipline, bisogna ad esso far precedere anche: primo, alcuni giorni di raccoglimento, in cui si cessi dalle eventuali occupazioni e ci si dedichi maggiormente alla preghiera ed agli esercizi spirituali (Congreg., 6 Gen., decr. 56, cant. 8). Secondo, rendere conto della propria coscienza al superiore; pur facendo ciò molto, spesso durante l'anno, è necessario farlo più esattamente ogni sei mesi. Questa è una delle cose più essenziali che, dci siano nella Compagnia e della quale tratteremo in un trattato a parte (Trat. 7, c. 10). Terzo, una confessione generale di questi sei mesi al confessore scelto tra quelli indicati a questo scopo, sia per antica usanza della Compagnia, che per regola espressa (Reg. 4, Communium). Tutti questi sono mezzi molto adatti al fine che si vuole raggiungere, perché facendo una revisione di tutte le proprie mancanze si conosce subito il progresso o il regresso dello spirito. È facile vedere se si è progredito negli ultimi sei mesi più che nei semestri precedenti e questo confronto del tempo presente col passato, giova molto ad umiliarsi, se si constata che non c'è stato progresso, e a ricominciare con uno spirito nuovo, poiché, non per altro si è abbracciata la vita religiosa.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"> Inoltre, considerate le proprie mancanze tutte insieme e a sangue freddo, come suole dirsi, si vede meglio qual è la passione dominante e la si riconosce dalle colpe in cui si è caduti con maggiore frequenza, e si può così con maggiore efficacia prendere i rimedi necessari; facendo soprattutto su di quella passione l’esame particolare. E ancora, poiché tutto ciò viene considerato nell'atto di rinnovare i voti, in cui si prende anche coscienza della misericordia e dei benefici ricevuti da Dio, e in modo particolare della chiamata alla vita religiosa, vedendo da una parte quanto: si è obbligati e dall'altra che di nostro non abbiamo che colpe, ci si umilia dinanzi a Nostro Signore e si riprende coraggio per emendarsi e ricominciare di nuovo. Un contrario contrapposto al suo contrario, come il bianco sul nero, risalta molto di più. Pertanto contrapponi a tutto quello che hai ricevuto e a tutto quello che Dio ha fatto per te ciò che tu hai fatto per lui, esamina le note di carico e di scarico e vedrai quanta ragione c’è perché tu rimanga confuso ed umiliato. Che n'è di tanta frequenza ai sacramenti, di tante penitenze e mortificazioni, di tanta preghiera; di tanti esami, di tante conversazioni. éd esortazioni e di tante letture spirituali? Dove è andato tutto questo? quale profitto ne hai ricavato? A questo modo bisogna esaminarsi quando ci si prepara a dar conto della propria coscienza è a fare una confessione generale, cercando di veder bene da quale fessura se n'è andato tutto il profitto, onde potervi rimediare in seguito.</span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
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</div>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-47635017856990380922019-02-23T00:00:00.001+01:002022-05-28T12:39:51.414+02:00Suore di clausura di Monteortone (Abano Terme)<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per visitare il mio sito internet su interessanti argomenti religiosi di spiritualità che ti aiuteranno a progredire sempre di più nel cammino cristiano,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://cordialiter.blogspot.com/">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
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Le suore di clausura di Monteortone (frazione di Abano Terme, in provincia di Padova) sono Monache Benedettine, ossia le seguaci di San Benedetto da Norcia e di Santa Scolastica. Il Monastero San Daniele è molto antico e bello, ed è situato in una zona un po' periferica, con molto verde intorno.</div>
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).</div>
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<i><span style="color: #660000;">Non solo nell'altra vita, ma anche in questa i poveri in spirito sono rimunerati da Dio</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"> Perché non pensiate che tutto il premio vi sia dato nell'altra vita e non abbiate l'impressione che, mentre voi date in contanti, la paga vi sia computata a credito e versata a lunga scadenza; sappiate che i poveri in spirito, il Signore non li premia soltanto nell'altra vita, ma anche in questa ed abbondantemente. Noi uomini siamo così interessati e ci muoviamo tanto nel presente e visibile, che quando questo manca ne siamo subito scoraggiati: Il Signore conosce la fragilità della nostra condizione umana e non ha voluto lasciare neanche in questa vita senza premio coloro che rinunziano a tutto per amor suo. Perciò alla promessa che abbiamo riferita più sopra, aggiunge: «E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi, per il mio nome, riceverà il centuplo, e avrà in eredità la vita eterna» (Matth 19, 29). In questa vita riceverà il centuplo e nell'altra la vita eterna, come dichiara lo stesso Cristo in S. Marco (Cfr. Mc 10, 30). Non solo riceverete in seguito la vita eterna, per esservi fatti poveri con Cristo, ma fin da questa vita riceverete il cento per uno.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Gerolamo (Lib. 3 in Matth.) pensa che questo cento sia in beni spirituali, e dice: Chi per Dio lascia i beni temporali, riceverà quelli spirituali, che in paragone dei primi sono come il cento per uno. Secondo Cassiano (Coll. ult. abbatis Abrabam, c. 26) invece si tratta di beni esteriori e dice che proprio in questi riceveremo noi religiosi il centuplo in questa vita, secondo le parole che l'evangelista S. Marco aggiunge alla fine dell'episodio. Veramente noi stessi vediamo che questa promessa si realizza ogni giorno letteralmente e lo ripetiamo a quelli che vengono tra noi: Avete lasciato una casa per Cristo e ne avete tante; sono vostre tutte le case del nostro Istituto e vi sono state date da Cristo in cambio di quell'una che avete lasciata. Avete lasciati un padre ed una madre e avete trovato in cambio tanti padri che vi amano più di quelli che avete lasciati, hanno cura di voi e non cercano che il vostro bene. Avete lasciati dei fratelli e ne avete trovati tanti, che vi amano più di quelli, perché vi amano in Dio e per Dio, senza alcun interesse, mentre nel mondo si ama per interesse, si cerca un vantaggio, e si vuol bene ad una persona soltanto finché se ne ha bisogno. Avete lasciato dei servi, o forse anche non ne avevate affatto e qui ci sono tanti a servirvi: il procuratore, il dispensiere, il cuoco, il refettoriere, l'infermiere. E quel ch'è più, se andate in Castiglia, in Portogallo, in Francia, in Italia in Germania e persino in India, troverete dappertutto delle case aperte, pronte per voi e dovunque altrettanti officiali pronti a servirvi con la stessa cura diligente, mentre non c'è principe che abbia tutto ciò. Non è questo un centuplo in questa vita, e più del centuplo?</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Che dire poi delle stesse cose che avete lasciate? Anche in questo abbiamo più che nel mondo; cento volte di più ci dà Dio in questa vita, in paragone di quel che abbiamo lasciato, perché qui abbiamo tutto, nelle cose e nelle ricchezze del mondo siamo più ricchi degli stessi ricchi: non sono essi i signori delle loro ricchezze e del loro patrimonio, ma noi: essi ne sono servi e schiavi. Gli uomini della ricchezza li chiama la Sacra Scrittura (Ps 75, 6); non dice «le ricchezze degli uomini», ma gli uomini della ricchezza. Per farci comprendere che la ricchezza è la loro padrona, che essa comanda e loro ne sono servi e schiavi, perché lavorano per acquistarla, per accrescerla, per conservarla; e quanto più posseggono, più sono schiavi, perché devono spendervi cure e fatiche. La sazietà del ricco non lo lascia dormire, dice il Savio (Eccl. 5, 11). La notte si gira e rigira nel morbido letto perché gli affari gli tolgono il sonno. Ma il religioso, senza tante preoccupazioni, senza sapere se le cose costano care o si vendono a buon mercato, se l'annata è buona o no, ha tutto! </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;">«Come gente che non ha nulla, noi che possediamo tutto», dice l'apostolo (II Cor 6, 10). Che dire dei motivi di gioia? Ne abbiamo cento volte più di quelli che vivono nel mondo; se non ci credi, interroga uno di essi, uno di quelli che possieda quanto di meglio si possa possedere nel mondo, e sentirai parlare di disgrazie e dispiaceri ad ogni piè sospinto, da cui noi religiosi siamo completamente esenti. Che dire dell'onore? Siamo onorati cento volte di più in religione, perché il nobile, il principe, il prelato, che nel mondo non avrebbero fatto caso di voi, vedendovi in abito stinto o rammendato, ora vi danno molti segni di onore e vi portano rispetto. Che dire della quiete, del riposo, della pace? In tutto, nella vita religiosa, Dio ci dà il centuplo!</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> E perché? Lo vuoi proprio sapere? Perché liberi dalle cose della terra, fissiamo il nostro cuore nel cielo; perché la sollecitudine che dovremmo avere per le cose del mondo, nel cercare il necessario sostentamento del corpo, sia tutta posta nel piacere sempre più a Dio, nel crescere ogni giorno nella virtù e nella perfezione, conforme all'esortazione del Profeta ai figli d'Israele: «Diede loro la terra delle genti, in conquista, dei popoli le spoglie; perché osservassero i suoi precetti e custodissero le sue leggi» (Ps 105, 44-45).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> Lo stesso dice Dio per mezzo del profeta Ezechiele: «Non avranno alcuna eredità» (i sacerdoti). «Io stesso sarò il loro retaggio. Non sarà dato loro nessun possedimento in Israele: io sono il loro possesso» (Ezech. 44, 28). Per questo lasciamo la nostra eredità e i nostri beni, perché Dio vuole essere la nostra eredità e il nostro possesso. Felice sorte quella del religioso, cui è toccata tale eredità! A noi è toccata veramente la parte migliore, perché i nostri fratelli hanno avuto la terra e noi il cielo! «Dio è il mio retaggio e la mia parte» (Ps 16, 5). «La mia carne e il mio cuore vengono meno: mia rocca e mio bene è Dio per sempre» (Ps. 73, 26).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #660000;"> S. Francesco diceva che la povertà è virtù celestiale e divina, perché per essa si disprezzano e si calpestano tutte le cose della terra, si tolgono all'anima tutti i possibili impacci, onde libera e sciolta da tutto quello che c'è quaggiù possa attendete solo alle cose del cielo, e unirsi a Dio.<span style="white-space: pre;"> </span></span></i></div>
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[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931]. </div>
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<span style="white-space: pre;"> </span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-90119161747847571032019-02-22T12:00:00.001+01:002022-05-28T12:40:00.895+02:00Suore di clausura a Padova<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per visitare il mio sito internet su interessanti argomenti religiosi di spiritualità che ti aiuteranno a progredire sempre di più nel cammino cristiano,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://cordialiter.blogspot.com/">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM0HSsATQxgDD6HVOonQNeLQ6tCvZvhM8lMmJp-7CIWJp6CEayERf959DerkCKDyRlql7oUewv4VVqgGr-qQKBiTPnkTIsovEVaPWFpDjB-GK6xn4HSJX900FKo0nvQId_hsTQMJIAs89X/s1600/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-02.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="659" data-original-width="609" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM0HSsATQxgDD6HVOonQNeLQ6tCvZvhM8lMmJp-7CIWJp6CEayERf959DerkCKDyRlql7oUewv4VVqgGr-qQKBiTPnkTIsovEVaPWFpDjB-GK6xn4HSJX900FKo0nvQId_hsTQMJIAs89X/s320/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-02.jpg" width="295" /></a></div>
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Ci sono ancora le suore di clausura a Padova o in altri comuni della diocesi padovana? Molte persone criticano le suore di clausura pensando erroneamente che non servano a nulla. In realtà sono molto utili alla Chiesa Cattolica, poiché con le loro preghiere e le loro penitenze ottengono da Dio tante conversioni e altre grazie sia spirituali che materiali (ad esempio guarigioni, lavoro, trovare un bravo marito, eccetera).</div>
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Prima a Padova c'era un monastero di clausura appartenente all'Ordine della Visitazione (Ordine religioso fondato da San Francesco di Sales e Santa Giovanna Francesca de Chantal), ma poi la comunità si è trasferita altrove. </div>
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Perché ho scritto questo post? Perché desidero ricevere informazioni da coloro che conoscono altri monasteri di clausura presenti in città o in provincia, onde poterli farli conoscere sul blog. Potete scrivermi all'indirizzo cordialiter [at] gmail.com </div>
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<br />Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-36879621771623074882019-02-20T18:38:00.001+01:002022-05-28T12:40:10.651+02:00Suore di clausura a Brescia<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per visitare il mio sito internet su interessanti argomenti religiosi di spiritualità che ti aiuteranno a progredire sempre di più nel cammino cristiano,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://cordialiter.blogspot.com/">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyDgqJPcpwpMGkZUhOovjzJnN9MnXj5qF0gp3Oe4M5KWAPDOsltCxfFdF4UbIkMsIy734lXUQB_jajjcDhNC9OYJRI3PSwY22mzKuauV5xqkpMzOLDHfMdJUHReaB9i5WMNgokmfbyaaSQ/s1600/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-03%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="793" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyDgqJPcpwpMGkZUhOovjzJnN9MnXj5qF0gp3Oe4M5KWAPDOsltCxfFdF4UbIkMsIy734lXUQB_jajjcDhNC9OYJRI3PSwY22mzKuauV5xqkpMzOLDHfMdJUHReaB9i5WMNgokmfbyaaSQ/s320/Benedettina-di-Maria-Regina-degli+Apostoli-03%25281%2529.jpg" width="309" /></a>Se sei arrivata su questa pagina probabilmente stai cercando un monastero di suore di clausura a Brescia, la seconda città più popolosa della Lombardia dopo Milano.<br />
<br />
In passato Brescia era un fertile vivaio di vocazioni. Quanti monasteri di clausura popolavano la diocesi bresciana e quelle limitrofe! Poi, purtroppo, c'è stato un crollo delle vocazioni. Oggi è raro che una ragazza voglia abbracciare la vita consacrata.<br />
<br />
Ecco cosa scrisse Sant'Alfonso Maria de Liguori al riguardo della vita religiosa: "<i><span style="color: #990000;">Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lacrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra al contrario è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano le gioie del paradiso. </span></i><i><span style="color: #990000;"><i><span style="color: #990000;">[…] Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di essere fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primari di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E se vi sentirete raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, affinché non vi abbandoniate alla tiepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo a riprendere la via della perfezione quando si sentiva intiepidito […]. Ma bisogna che io termini di parlare, mentre me lo comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, affinché presto entriate in questo suo palazzo regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso."</span></i></span></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-15998924532624718312019-02-18T17:21:00.003+01:002023-10-12T22:35:56.377+02:00Suore Missionarie della Carità a Bari<div style="text-align: center;">_______________</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">
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<span style="color: #e69138;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span>Per scaricare gratuitamente delle meditazioni audio mp3 su interessanti argomenti religiosi che fanno bene all’anima,</span><span> </span></span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: x-large;"><span><span><a href="https://mp3cristiani.altervista.org">cliccare qui.</a></span><span> </span></span></span></span></div>
<div style="text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: xx-small;">xzmp</span></div>_______________
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-2OaAtTx8Xi4/TftLymXJebI/AAAAAAAADB0/f-IInZAqR-8/Madre-Teresa-di-Calcutta-18.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-2OaAtTx8Xi4/TftLymXJebI/AAAAAAAADB0/f-IInZAqR-8/Madre-Teresa-di-Calcutta-18.JPG" width="148" /></a></div>
<div align="justify">
Le Suore Missionarie della Carità a Bari sono presenti in Via Ferrara n. 15 dove hanno una casa religiosa. Mentre in Via Capruzzi 23 (nei pressi della stazione ferroviaria di Bari Centrale) le seguaci di Madre Teresa di Calcutta (l'eroica Fondatrice delle "Missonarie della Carità") gestiscono una mensa in cui offrono gratuitamente da mangiare ai poveri che dimorano nel capoluogo pugliese.<br />
<br />
E' edificante il bene che queste suore fanno ai più bisognosi. In questa società materialista ed edonista c'è tanto bisogno del loro "apostolato della carità".<br />
<br />
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-3653651250390257582019-02-01T22:25:00.000+01:002019-02-01T22:25:00.870+01:00Tutta di Gesù<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwt8QNL5g95WVHAQCc3Sw_F_TymiI0dzdYPtuarzBJDImeufimA_oJVY2UysKrqLbCEX9T-3LpYZKCGhxdQ3FZl4PYt2PbnSP8Wh7tynUcdZYBmTSZNx-_xbarsEHP5iZwhnQZ6EaoAqp/s384/vestizione-novizie-Serviddoras-07.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwt8QNL5g95WVHAQCc3Sw_F_TymiI0dzdYPtuarzBJDImeufimA_oJVY2UysKrqLbCEX9T-3LpYZKCGhxdQ3FZl4PYt2PbnSP8Wh7tynUcdZYBmTSZNx-_xbarsEHP5iZwhnQZ6EaoAqp/s1600/vestizione-novizie-Serviddoras-07.jpg" /></a></div>
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Sono contento che ci sono ancora tante persone che ardono d'amore per Gesù e desiderano donargli il proprio cuore. Ecco un'e-mail che mi scrisse una ragazza prima di entrare in convento.</div>
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<i><span style="color: #990000;">Carissimo fratello in Cristo,</span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"> ho una bellissima notizia da darti: venerdì andrò a Segni per iniziare l'aspirantato!!!!!! Mancano solo pochi giorni, ti rendi conto? A me non sembra vero che tra pochissimo sarò in convento...non puoi immaginare quanto sono felice, credo che scoppierò dalla gioia quando arriverò lì... Finalmente io e Gesù potremo fidanzarci "ufficialmente" e sarò tutta Sua! E' davvero una gioia immensa pensare che entrando in convento compirò finalmente la Sua volontà, quello che Lui desidera da prima che io nascessi; forse così Gli farò piacere e asciugherò una Sua lacrima di dolore per i nostri peccati. Ormai lo sai che non desidero altro che farGli piacere e amarLo per chi non Lo ama. Finalmente potrò realizzare pienamente questi miei desideri! Non si può spiegare a parole quello che provo, bisogna averla provata una gioia così per poterla capire. Ti chiedo solo di unirti alle mie preghiere alla Madonna, affinché Ella prepari il mio cuore ad accogliere il Signore. Voglio che Gesù lo riempia d'amore vero e delle Sue virtù, rendendolo sempre più simile al Suo perchè sia un po' più degna di essere la Sua fidanzata e perchè possa esserGli sempre fedele in vita e amarLo eternamente il Paradiso.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;">Ti ringrazio ancora di tutto quello che hai fatto per me ;) sicuramente adesso ricorderò ancora di più te e tutti i lettori del blog, specialmente durante l'Adorazione al SS. Sacramento, quando potrò parlare liberamente con Gesù.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;">Un caro saluto in Gesù e Maria,</span></i></div>
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<i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #990000;">(lettera firmata)</span></i></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cara sorella in Cristo,</div>
<div style="text-align: justify;">
sono contentissimo di sapere che tra pochi giorni partirai per il convento!</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sapere che presto vivrai in una casa religiosa mi riempie di gioia. Sono felice per te, ma soprattutto sono felice per Gesù buono. Io voglio che tutti amino il Redentore Divino con tutto il cuore e con tutte le proprie forze. Per questo motivo gioisco quando qualcuno abbraccia la vita consacrata. Sì, anche nel mondo si può amare il Signore con tutto il cuore, ma è più difficile perché ci sono molte distrazioni, dissipazioni e tentazioni. Nel mondo la gente pensa ai soldi, alla carriera, al successo, ai divertimenti, agli svaghi, eccetera. Pochi sono coloro che pensano solo a dare gusto a Dio.</div>
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<br /></div>
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In convento potrai assistere ogni giorno alla Santa Messa celebrata devotamente dai zelantissimi sacerdoti dell'Istituto del Verbo Incarnato. Il Concilio di Trento insegna che la Messa è la rinnovazione incruenta del Santo Sacrificio di Cristo, cioè al momento della Consacrazione si rinnova lo stesso sacrificio che il Redentore compì sul Calvario come vittima di espiazione per i nostri peccati. Per questo motivo la Messa è l'atto di culto più importante che possiamo dare alla Santissima Trinità. Purtroppo, in molte chiese la Messa viene celebrata male, ad esempio utilizzando dei canti non adatti a un rito sacro. Fortunatamente lì dalle Servidoras la Messa viene celebrata bene, si respira davvero un'atmosfera sacra.</div>
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Inoltre a Segni potrai fare ogni giorno un'ora di adorazione Eucaristica! Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un devoto libretto intitolato “Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima” che contiene delle bellissime meditazioni piene d'amore per Gesù e la Madonna. Come sarebbe bello poter stampare milioni di copie di questo devoto libretto e diffonderle gratuitamente tra i cristiani, nella speranza che possa crescere l'amore per il Santissimo Sacramento.</div>
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Uno dei motivi per cui sono contento che entrerai tra le Servidoras, è che potrai avere una buona preparazione ascetica e dottrinale. Purtroppo, spesso nelle scuole statali (e anche in molte scuole private) certe materie vengono insegnate in maniera irreligiosa. Ad esempio la filosofia viene insegnata in modo da distruggere i principi del cristianesimo. Lì a Segni scoprirai gli errori filosofici e morali che spesso vengono insegnati nelle scuole.</div>
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Entrare in convento a 18 anni è davvero una grazia immensa. Che io sappia, tra le varie lettrici del mio blog che hanno abbandonato il mondo, tu sei la più giovane di tutte! Gesù buono è stato particolarmente generoso con te, ma adesso per ricompensa devi amarlo assai assai. Devi ardere d'amore per Colui che ti ha prescelta per divenire sua sposa. Pensa che nel mondo ci sono tante altre ragazze migliori di te che però non hanno avuto il dono della vocazione religiosa. Ecco perché devi essere immensamente grata per essere stata prescelta. Nell'ora della morte comprenderai meglio quanto grande sia stata la grazia di essere diventata suora e di aver donato il tuo cuore a Dio. La vita su questa terra finisce presto, il nostro scopo è di salvarci l'anima. In un buon istituto religioso è molto facile vivere da veri cristiani, salvarsi l'anima e andare così in Cielo ad amare Dio per tutta l'eternità.</div>
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<div style="text-align: justify;">
Ti confesso che quando mi hai scritto la prima volta e mi hai detto che avevi solo 16 anni, ero un po' preoccupato perché non sapevo se saresti riuscita a perseverare. Ricordo bene che hai dovuto superare tante difficoltà prima di giungere al sospirato momento della partenza. Immagino che le prove più terribili sono state quelle interiori, e cioè i dubbi che avevi sull'autenticità della vocazione. Sono contento che sei riuscita a sconfiggere queste pericolose tentazioni. Purtroppo, tante altre persone si sono lasciate ingannare dal demonio e hanno scartato la chiamata alla vita religiosa. Che grave perdita!</div>
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Quando sarai inginocchiata nella cappella conventuale in adorazione di Gesù Sacramentato, ti chiedo (se vorrai) di supplicare il tuo Fidanzato di “catturare” tanti altri giovani alla vita consacrata. Pensa quante ragazze della tua età vivono paganamente, come se Dio non ci fosse, e col cuore attaccato alle discoteche, alle mode, ai cosmetici, ai cinema, alle mondanità, alle cose materiali e a tutte le altre cose vane della terra. Che vita triste vivere lontano da Gesù buono! Per questo motivo bisogna cercare di strappare al mondo più anime possibili e donarle al Signore. Ma come possiamo fare? Con l'arma più forte di tutte: la preghiera. In “Storia di un'anima” si legge che Santa Teresina pregò il Signore di “catturare” la sorella di una novizia, ed effettivamente dopo poche settimane quella ragazza si sentì attrarre improvvisamente alla vita religiosa ed entrò in monastero. Una vera sposa di Gesù non deve accontentarsi di amare ardentemente il proprio Sposo, deve desiderare che il Signore sia amato ardentemente anche dagli altri. Bisogna supplicare il Re del Cielo di donare la vocazione a tanti altri giovani, e di dar loro l'aiuto necessario per perseverare in convento per tutto il resto della loro vita. Tra l'altro c'è tanto bisogno di numerosi missionari che vadano ad evangelizzare quei popoli che ancora non conoscono Gesù. Che grande grazia abbiamo avuto nel nascere in famiglie cattoliche che ci hanno fatto ricevere il battesimo da bambini! Pensa se fossimo nati in Cina, in Giappone o in Congo, in qualche famiglia non cristiana. Ah, poveri noi!</div>
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Carissima in Cristo, parti con gioia per Segni, che bella sorte poter entrare in un buon istituto religioso a 18 anni! Se il nemico del genere umano dovesse tentarti facendoti venire nostalgia del mondo, non farti ingannare, resisti con tenacia! Se le suore hanno accettato di accoglierti, è perché durante l'esperienza vocazionale che hai fatto tra loro hanno visto che hai dei concreti segni vocazionali. Dunque, tu non sei fatta per il mondo (in questa società materialista saresti come un pesce fuor d'acqua), sei fatta per fare la suora, il tuo habitat naturale è il convento (o il monastero, se deciderai di passare nel ramo contemplativo dell'istituto). Solo Cristo Re merita di possedere tutto il tuo cuore.</div>
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Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Gesù Redentore e Maria Corredentrice del genere umano,</div>
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Cordialiter</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-70864522101392346152019-01-19T22:26:00.000+01:002019-01-19T22:26:00.613+01:00Ricordarsi dell'angelo custode<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-b3TcbeyZ-Rg/TSokpY9ogUI/AAAAAAAACeo/TMYgVoUUazs/s512/Santa-Veronica-Giuliani.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://3.bp.blogspot.com/-b3TcbeyZ-Rg/TSokpY9ogUI/AAAAAAAACeo/TMYgVoUUazs/s400/Santa-Veronica-Giuliani.jpg" width="313"></a></div><div style="text-align: justify;">Una gentilissima lettrice del blog vocazionale mi ha detto che sta leggendo un buon libro sui "novissimi", cioè sulla morte, il giudizio di Dio, sulla pena eterna (inferno) per coloro che muoiono in peccato mortale, e sul premio eterno (paradiso) per coloro che muoiono in stato di grazia. La Sacra Scrittura insegna che chi riflette sui novissimi non peccherà in eterno: «In omnibus operibus tuis, memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis» (Sir 7, 40). </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;">Carissimo amico mio e fratello in Cristo,</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;"> continuo a leggere i tuoi post, perchè (come hai ben scritto qualche giorno fa) è bene nutrirsi spesso di cose spirituali, per chi ha scelto la vita religiosa e deve restare ancora per qualche tempo "fuori" nel mondo... Ultimamente sto leggendo un bel libro di Don Dolindo Ruotolo sui novissimi (dal titolo: "Chi morrà vedrà"), e mi fa tenere il cuore pieno di cose belle, di considerazioni sulla caducità di questa vita terrena, sulla necessità di spendersi per le anime e di fare qualcosa per i tanti e tanti che si perdono perchè non c'è nessuno che preghi per loro... Come sarebbe bello se tutti si dedicassero a lodare incessantemente il Signore come le claustrali... Iddio misericordiosissimo, che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, farebbe in modo che a nessuno mancasse il necessario... </span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;">Mi faccio forza pensando che questa vita terrena finisce, e che tutto è passeggero... E così vado avanti, sognando il giorno in cui tutta l'umanità raggiungerà la vita eterna, e i nostri cuori saranno riempiti da Colui che solo può colmarci, perchè ci ha creati e ci conosce fin nelle più intime viscere. Nel frattempo che siamo impegnati a militare qui sulla terra, con la forza che ci viene da Gesù Cristo, dobbiamo cercare di rovinare le macchinazioni diaboliche e di strappare quante più anime al peccato e convertirle al Signore. Ultimamente sto cercando di rafforzare sempre più ogni giorno il mio rapporto con l'amico della mia infanzia, il mio dolcissimo e tenerissimo Angelo custode... Il sapere che ho accanto un vero amico che mi accompagna ovunque, mi tiene compagnia, mi aiuta nelle tentazioni, che prega con me e per me, e che soprattutto mi ispira tante cose belle e buone per la mia salute spirituale, mi riempie il cuore di gratitudine verso il Signore, che ha pensato persino ad affiancarci un celeste combattente affinchè non soccombessimo al male... Che io non possa offendere mai più la purezza dello sguardo del mio celeste angiolino...</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;">In tutto questo ci aiuti la Santa Vergine. Che in tutti i cuori possano regnare il Signore e l'Immacolata!</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;"><br />
</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;">Ti abbraccio nei dolcissimi Cuori di Gesù e Maria,</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #990000;">(Lettera firmata)</span></i></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Cara sorella in Cristo,</div><div style="text-align: justify;"> sono ancora colpito dalla splendida notizia che mi hai dato qualche tempo fa, e cioè che presto abbraccerai la vita religiosa in clausura. Non si tratta di una tua illusione, ma di una vocazione vera che ti è stata confermata dalla superiora del monastero in cui entrerai. E queste suore se ne intendono di vocazioni, visto che ne hanno molte. Non vedo l'ora che parti! Che grande grazia poter entrare in un monastero così fervoroso e di stretta osservanza!</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Sono contento di sapere che anche tu sei una lettrice di Don Dolindo Ruotolo. Questo dotto e devoto autore è uno dei miei preferiti, grazie a lui ho potuto leggere molti libri della Sacra Scrittura spiegati come di deve. Se avessi tentato di leggerli (soprattutto quelli dell'Antico Testamento) usando le normali Bibbie, avrei capito ben poco, poiché spesso i commenti sono scarni. Invece usando i suoi libri ho potuto imparare tante cose, ma soprattutto apprezzare maggiormente la Parola di Dio.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">È bella la tua devozione per l'angelo custode, nostro fedelissimo amico per tutta la vita. Se pensassimo più spesso che lui sta sempre vicino a noi, staremmo più attenti in ogni nostra azione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Hai detto che sarebbe bello se tutti lodassero incessantemente il Signore come fanno le suore di clausura. Hai ragione, le suore fervorose vivono “alla presenza di Dio”, cioè col cuore sempre rivolto alla Santissima Trinità. Ohimè, nel mondo è molto più difficile innalzare il cuore al Cielo, poiché ci sono tante dissipazioni e preoccupazioni materiali che distraggono l'anima dalle cose spirituali. Beata te che tra poco tempo entrerai in uno dei migliori monasteri d'Italia!</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ti saluto cordialmente in Cristo Re e Maria Condottiera di tutte le vittorie della Chiesa,</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Cordialiter</div>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-54556638949722119842019-01-07T11:24:00.002+01:002019-01-07T11:27:18.126+01:00Trovare un fidanzato cristiano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_Skf_8AGG5e_xVtRvX3ZIu_8LX0qFSBhSrr_f-bYLS-Naj1c8gBCHvqhlUd2Xrju3NGKLIvEqF8Oh89-HO-AitLHvvM6Eon2wA0_Hf3EE24cRSoQ0-Q2oBrMxYcI1LVBJ6fmbZvgRqk8q/s1600/Padre-Pio-Matrimonio.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="334" data-original-width="350" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_Skf_8AGG5e_xVtRvX3ZIu_8LX0qFSBhSrr_f-bYLS-Naj1c8gBCHvqhlUd2Xrju3NGKLIvEqF8Oh89-HO-AitLHvvM6Eon2wA0_Hf3EE24cRSoQ0-Q2oBrMxYcI1LVBJ6fmbZvgRqk8q/s320/Padre-Pio-Matrimonio.jpg" width="320" /></a></div>
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Come trovare un fidanzato cristiano? Un ragazzo mi ha confidato di sentire una forte attrazione per il celibato. Tuttavia da qualche tempo una sua amica sta mostrando un certo interesse nei suoi confronti. A tal proposito mi ha chiesto qualche consiglio su come poter capire quale stato di vita eleggere.</div>
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<i><span style="color: #660000;">Caro fratello in Cristo, </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti rispondo. Il tuo caso è delicato poiché non si tratta di una vicenda che riguarda solo te, bensì anche un'altra persona. Può darsi che quella ragazza si sia accorta che tu ragioni in maniera diversa dalla massa e quindi potrebbe essersi affezionata anche perché la tratti con rispetto, senza farle proposte contrarie alla Legge Eterna, come purtroppo fanno tanti altri ragazzi in questi casi. Quindi non mi stupisco che lei provi interesse verso di te. Ma proprio per questo motivo non vorrei che possa soffrire qualora tu decidessi di rimanere celibe.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Il Concilio di Trento insegna infallibilmente che lo stato celibatario è più perfetto dello stato coniugale, pertanto capisco la tua attrazione per esso. Ciò che conta davvero è fare la volontà di Dio, qualunque essa sia. Dio ti vuole celibe oppure marito cristiano e padre di famiglia? Ovviamente io non lo so, però ti dico quel che probabilmente farei se fossi al tuo posto: oltre a pregare lo Spirito Santo di farmi capire quel che Lui desidera da me, spiegherei a quella ragazza come la penso sul fidanzamento e sul matrimonio cristiano, dicendole chiaramente quel che insegna in proposito la Dottrina Cattolica su argomenti importanti come: castità prematrimoniale, indissolubilità del matrimonio "rato e consumato", rapporti coniugali da effettuare solo in modo naturale (cioè senza l'utilizzo di anticoncezionali o di altre pratiche contro natura), grave dovere di educare cristianamente la prole, ecc. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Se una ragazza non accetta la morale cattolica, non penso proprio che sia volontà di Dio unirti con lei in matrimonio. Infatti se ti sposassi con una donna "poco timorata di Dio" ti metteresti in grossi guai e soffriresti molte angustie di coscienza.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Se invece una ragazza è attratta dalla vita devota e accetta il Magistero perenne della Chiesa, in questo caso potrebbe essere una brava moglie e un valido aiuto per conseguire il supremo ed eterno traguardo, quindi non possiamo escludere che sia volontà di Dio quella di formare una famiglia cristiana con lei. La Chiesa Cattolica ha urgente bisogno sia di numerosi e santi sacerdoti che di tante famiglie profondamente cristiane. Anche San Luigi Martin da giovane si sentiva attratto dal celibato (voleva addirittura diventare monaco), ma grazie a Dio si sposò con una pia donna (Santa Zelia Guerin) e formò con lei una splendida famiglia nella quale crebbe anche Santa Teresa di Gesù Bambino. Nel Giorno del Giudizio scopriremo l'enorme numero di anime salvate dalla Santa di Lisieux con le sue preghiere e penitenze, ma se suo padre non si fosse sposato, lei non sarebbe mai nata e tante anime si sarebbero dannate. </span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Per esperienza personale posso dirti che il "parlare chiaro" mi ha preservato da un sacco di guai. Ad esempio tempo fa una ragazza mi aveva manifestato il suo interesse (per fini matrimoniali) nei miei confronti, ma su alcune questioni morali (procreazione e indissolubilità del matrimonio) non la pensava esattamente come me, pertanto, pur essendo alquanto graziosa, le feci comprendere la mia perplessità nell'allacciare un'eventuale relazione sentimentale con lei. Non penso proprio che fosse volontà di Dio che io mi sposassi con una donna favorevole agli anticoncezionali e al divorzio.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Con altre donne che inizialmente erano interessate a me, successivamente sono sorte divergenze al riguardo del tema dell'educazione cristiana della prole. Lo scopo primario del matrimonio consiste nel procreare i figli nella speranza che un giorno diventino dei "cittadini del Cielo", ma se non ricevono una solida educazione cristiana rischiano di dannarsi e divenire "cittadini dell'inferno". La volontà di Dio è che nascano delle famiglie profondamente cristiane, non delle famiglie annacquate nelle quali si compiono compromessi al ribasso con la perfida mentalità mondana che dilaga nella società. Ecco perché è importante selezionare con cura il futuro coniuge.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Quindi ogni volta che una ragazza ti fa capire che è interessata a te, potresti seguire la mia "tattica" per avere maggiori elementi utili a comprendere se sposandoti con lei potresti dare gusto a Dio oppure mettere te stesso o i vostri figli in pericolo di perdervi.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Nella speranza di esserti stato di qualche aiuto, ti saluto cordialmente in Corde Matris.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">Cordialiter</span></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291114127299785029.post-7819496828471388382019-01-04T20:18:00.001+01:002019-01-04T20:18:01.401+01:00Efficacia della preghiera come mezzo di perfezione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-uhWuLnaFJSY/UX6q8YsjlGI/AAAAAAAAEVQ/etakV69nR08/s512/Sacro-Cuore-di-Cristo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://4.bp.blogspot.com/-uhWuLnaFJSY/UX6q8YsjlGI/AAAAAAAAEVQ/etakV69nR08/s400/Sacro-Cuore-di-Cristo.jpg" width="287"></a></div>
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Dagli scritti di Padre Adophe Tanquerey (1854 - 1932).</div>
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<i><span style="color: #660000;">La preghiera ha tanta efficacia per santificarci che i Santi ripetevano a gara l'adagio: "Sa ben vivere chi sa ben pregare [...]". Produce infatti tre mirabili effetti: 1) ci distacca dalle creature; 2) ci unisce totalmente a Dio; 3) ci trasforma gradatamente in lui.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">1° Ci distacca dalle creature in quanto sono ostacolo alla nostra unione con Dio. È cosa che viene dal suo stesso concetto: per inalzarci a Dio, è necessario anzitutto districarci dalla stretta delle creature. Da queste attratti per via dei seducenti diletti che ci offrono, dominati pure dall'egoismo, non possiamo sfuggire a questa doppia morsa senza spezzare i vincoli che ci attaccano alla terra. Ora nulla produce meglio questo santo effetto quanto l'elevazione dell'anima verso Dio con la preghiera: per pensare a lui e alla sua gloria, per amarlo, siamo obbligati a uscir di noi stessi e dimenticare le creature e le perfide loro lusinghe. E giunti che siamo presso di lui, uniti in intima conversazione con lui, le sue perfezioni infinite, la sua amabilità e la vista dei beni celesti compiono il distacco dell'anima nostra da questa terra: quam sordet tellus dum cælum aspicio! Veniamo a odiar sempre più il peccato mortale, che ci svierebbe intieramente da Dio; il peccato veniale, che ci ritarderebbe nell'ascensione verso di lui; e adagio adagio anche le imperfezioni volontarie, che ci diminuiscono l'intimità con lui. Impariamo pure a combattere più vigorosamente le inclinazioni sregolate che sussistono nel fondo della nostra natura, perchè intendiamo meglio che tendono ad allontanarci da Dio.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">2° Si perfeziona così la nostra unione con Dio, diventando di giorno in giorno più intiera e più perfetta.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">A) Più intiera: la preghiera infatti afferra, per unirle a Dio, tutte le nostre facoltà: a) la parte superiore dell'anima, l'intelligenza, occupandola nel pensiero delle cose divine; la volontà, dirigendola verso la gloria di Dio e gl'interessi delle anime; il cuore, lasciando che si effonda in un cuore sempre aperto, sempre amoroso e compassionevole, e produca affetti che non possono essere che santificanti; b) le facoltà sensitive, aiutandoci a fissare su Dio e su Nostro Signore la fantasia e la memoria, le emozioni e le passioni in ciò che hanno di buono; c) il corpo stesso, aiutandoci a mortificare i sensi esterni, fonti di tante divagazioni, e a regolare il contegno secondo le regole della modestia.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">B) Più perfetta: la preghiera, quale l'abbiamo spiegata, produce infatti nell'anima atti di religione inspirati dalla fede, sorretti dalla speranza e avvivati dalla carità [...]. Ora qual cosa più nobile e più santificante di questi atti delle virtù teologali? Vi si aggiungano ancora gli atti d'umiltà, d'obbedienza, di fortezza, di costanza, che la preghiera suppone, e sarà facile vedere in che modo perfettissimo l'anima s'unisce a Dio con questo santo esercizio.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">3° Non è quindi meraviglia che l'anima così si trasformi progressivamente in Dio. La preghiera è, a così dire, una santa comunione con lui: quando noi gli presentiamo umilmente i nostri ossequi e le nostre domande, egli si china verso di noi e ci comunica le sue grazie che producono questa santa trasformazione.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">A) Il sol fatto di considerare le divine sue perfezioni, di ammirarle, di prendervi una santa compiacenza, le attira già in noi col desiderio che fa nascere di potervi in qualche modo partecipare; l'anima, immersa in questa affettuosa contemplazione, si sente a poco a poco come tutta pervasa e compenetrata di quella semplicità, di quella bontà, di quella santità, di quella serenità, che altro non chiede che di comunicarsi a noi.</span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="color: #660000;">B) Allora Dio si china verso di noi per esaudire le nostre preghiere e concederci copiose grazie; quanto più noi cerchiamo di rendergli i nostri doveri tanto più egli pensa a santificare un'anima che lavora alla sua gloria. Possiamo chiedere molto, purchè lo facciamo con umiltà e fiducia; nulla può rifiutare alle anime umili che si danno più pensiero degli interessi suoi che dei loro. Le illumina con la sua luce per mostrare loro il vuoto, il nulla delle cose umane; le attira a sè, svelandosi ai loro sguardi come Sommo Bene, fonte di tutti i beni; dà alla loro volontà la forza e la costanza che le occorre per non volere e non amare se non ciò che ne è degno. Non possiamo conchiudere meglio che con le parole di S. Francesco di Sales: "Per mezzo di lei (l'orazione) noi parliamo a Dio e Dio a sua volta parla a noi; noi aspiriamo a lui e respiriamo in lui, ed egli a sua volta ispira in noi e respira su noi". Felice scambio che riuscirà a tutto nostro vantaggio, perchè tende nientemeno che a trasformarci in Dio, facendocene partecipare i pensieri e le perfezioni! Vediamo dunque in che modo tutte le nostre azioni possono essere trasformate in preghiera.</span></i></div>
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[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]</div>
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