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mercoledì 27 febbraio 2019

Suore di clausura Assisi

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Ci sono monasteri di suore di clausura ad Assisi? Sì, ce ne sono diversi di monache clarisse, cioè le seguaci di Santa Chiara. Le suore di clausura sono religiose che praticano vita contemplativa.

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 Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).


 Forse qualcuno dirà: perché il voto, se io potrei osservare povertà, castità ed obbedienza anche senza voto? S. Tommaso, e tutti i teologi con lui, rispondono che fu necessario far nella Religione ciò con voto, perché proprio nel voto consiste l'essenza della vita religiosa e da essi le deriva l'essere uno stato di perfezione (S. THOM. 2-2, q. 184, art. 5; q. 186, art. 6). Il motivo sta nel fatto che per uno stato di perfezione si richiede una obbligazione perpetua verso le cose riguardanti la perfezione: la parola stato significa un modo di essere stabile, fermo e permanente, come diciamo stato matrimoniale, perché è perpetuo il vincolo che in esso si contrae. Così anche per uno stato di perfezione è necessario che l'obbligo della perfezione sia perpetuo, ciò che si fa coi voti religiosi. Tale, dice S. Tommaso, è la differenza che passa tra i parroci e i vescovi: questi si obbligano con voto alla cura delle anime e quelli no. I parroci non si obbligano con voto alla cura delle anime, né il loro obbligo è perpetuo, ma possono lasciarlo quando vogliono; invece i vescovi sono in stato di perfezione perché hanno un obbligo perpetuo di dedicarsi all'ufficio pastorale e non possono lasciarlo senza una particolare licenza del Papa (S. THOM. 2-2; q. 184, art. 6). Identica è la differenza tra la perfezione di un laico e quella del religioso. Ci può essere benissimo nel mondo qualcuno che sia più perfetto di un religioso, e tuttavia egli non sta in stato di perfezione, mentre ci si trova il religioso. Quella perfezione del laico non è confermata da voti e non ha pertanto quella fermezza e stabilità che ha nel religioso per ragione del suo stato. Oggi è casto e la sua risoluzione è buona, domani torna indietro; ma il religioso, sebbene non sia perfetto, è stabilito in uno stato di perfezione, perché è ad essa obbligato con voti perpetui su cose che si riferiscono alla perfezione, e non può tornare indietro.
   Di qui la risposta di un santo. Gli domandavano se stando nel mondo si può ottenere la grazia di Dio e la perfezione. Rispose: Sì, si può; ma io preferirei un grado solo di grazia in religione, a dieci nel mondo. Nella religione la grazia si conserva e si aumenta facilmente, perché in quella vita l'uomo vive separato dal tumulto del mondo, che è il capitale nemico della grazia; inoltre l'esempio dei fratelli spirituali sprona alla virtù e alla perfezione e molte altre cose concorrono ad essa. Nel mondo avviene perfettamente il contrario, per cui in esso la grazia facilmente si perde e si conserva con molta difficoltà. Da ciò si deduce, conclude quel santo, che val meglio aver minor grazia, ma sicura e ben custodita coi tanti ripari che nella vita religiosa la vanno accrescendo, anziché una grazia maggiore con l'evidente pericolo che c'è nel mondo (Cronache dei Frati Min., p. 1, l. 7, c. 21).
   Si comprende anche la tentazione di alcuni novizi che hanno l'impressione di pregar di più, di viver più raccolti e di essere più esemplari nel mondo che non da noi. Il demonio li inganna per toglier loro ciò che hanno e privarli della vita religiosa. Nel mondo, forse, uno comincerà a viver con molta devozione, a confessarsi ogni otto giorni, a pregare e a fuggire le occasioni contro la castità, ma siccome ha la piena libertà, senza alcun obbligo perpetuo, e le occasioni che capitano sono molte, comincia lasciare un giorno la meditazione, un altro la confessione, un altro si distrae con una conversazione e un altro ancora perde tutto. Sono esperienze che, si fanno quotidianamente. Ma il religioso non può lasciare quelle cose, né può tornare indietro dalla professione e dallo stato in cui lo hanno fissato i voti, che sono quei tre legami di cui parla lo Spirito Santo: «Una corda a tre capi non si rompe alla svelta» (Eccli 4, 12). È difficile sciogliere ciò che è legato con tale corda.
   Pertanto i tre voti sono ciò che fanno di questo genere di vita; uno stato di perfezione. I santi dicono che gli apostoli, istruiti da Cristo, gettarono le fondamenta della vita religiosa donandosi a lui con i voti, quando lasciando tutti lo seguirono; e che per tradizione, derivata attraverso essi, da Cristo, avviene e si usa nella Chiesa cattolica che i religiosi si dedichino a Dio con questi tre voti (S. AUG., 2, 14 de Civitate Dei, c. 4. - HIERON., - S. THOM., 2-2, q. 88, art. 4, ad 3. - WALDENSIS, Late ex Dion., lib. de Eccles. Hierarch., c. 6).
  
   
[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931].