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mercoledì 1 maggio 2019

L’apostolato dell’esempio


Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).



O Signore, fa’ che la mia condotta sia tale da procurarti gloria ed attirare molte anime al tuo amore. 

1 - Accanto alla preghiera e al sacrificio, altra potente arma di apostolato, accessibile a tutti, è quella di una vita buona, di una vita santa. Non tutti possono predicare, non tutti hanno il dovere di ammonire o di esortare, non tutti possono attendere ad opere apostoliche, ma non vi è nessuno che non possa cooperare al bene spirituale del prossimo con l’esempio di una vita integralmente cristiana, coerente ai princìpi professati e fedele ai propri doveri. « Ognuno può giovare al prossimo se adempie il suo dovere », afferma il Crisostomo e aggiunge: « Nessuno sarebbe più pagano, se i cristiani fossero cristiani davvero, se davvero osservassero i precetti. La vita buona è una voce più acuta e più forte di una tromba ». La vita buona s’impone da sè, ha un’autorità ed esercita un fascino assai superiore a quello delle parole. 

Per un’anima che cerca la verità, che cerca la virtù, non è difficile trovare libri o maestri che ne parlino anche in forma attraente, ma è ben più difficile trovare persone la cui vita ne sia una testimonianza pratica. La mentalità moderna, assetata di esperienza, ha particolare bisogno di questi esemplari, capaci di offrire non solo belle teorie di vita spirituale, ma, soprattutto, incarnazioni concrete della virtù, dell’ideale di santità e di unione con Dio. Molto più che dal pensiero puro, le anime sono attratte dal pensiero vissuto, dagli ideali tradotti nella realtà della vita. Del resto, è questa la grande linea seguita da Dio stesso per manifestarsi agli uomini: il Verbo eterno si è incarnato e, attraverso la realtà così concreta e cosi umana della sua vita terrena, ci ha mostrato l’immenso amore di Dio per noi e le sue infinite perfezioni. Gesù, che possedeva le perfezioni divine, ha potuto dirci: « Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5 , 48) e dicendoci così non solo ci mostrava l’ideale supremo della santità, ma ce ne offriva in se stesso il modello. L’apostolo deve battere la via battuta da Gesù incarnando nella sua vita quell’ideale di santità che vuol proporre agli altri; solo così si potrà affermare di lui, come del Signore: « coepit facere et docere » (At. 1, 1), cominciò prima a fare e poi ad insegnare. E solo così l’apostolo potrà ripetere, molto più con la sua condotta che con le parole, l’ardita frase paolina: « Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo » (I Cor. 4, 16). 

2 - Gesù, che ci ha insegnato a pregare, a digiunare, a fare elemosina nel segreto, affinchè solo il Padre celeste lo sappia e ce ne dia la ricompensa, ci ha insegnato anche ad agire in modo che le nostre opere siano, per coloro che le vedono, un tacito incitamento al bene: « La vostra luce risplenda dinanzi agli uomini in modo tale che, vedendo le vostre opere buone, diano gloria al Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5, 16). S. Gregorio ci insegna come conciliare i due insegnamenti del Signore: « L’opera sia pubblica - egli dice - ma l’intenzione rimanga occulta, affinchè così diamo al prossimo l’esempio di un’opera buona e, nello stesso tempo, con l’intenzione, con la quale cerchiamo di piacere a Dio solo, desideriamo sempre il segreto ». Vi è una grande differenza tra colui che fa ostentazione del bene compiendolo per attirarsi le lodi altrui, o forse anche per guadagnarsi una certa fama di santità, e colui che, agendo con retta intenzione unicamente per piacere a Dio, è con la sua condotta luce e guida per coloro che gli vivono accanto. Quando l’intenzione è retta - ossia dar gloria a Dio e procurare di attirare altre anime al suo servizio - non dobbiamo temere che le nostre opere buone siano vedute, anzi dobbiamo sentire la responsabilità di comportarci in modo che la nostra condotta sia di edificazione agli altri. 

Ogni anima di vita interiore, pur cercando di piacere soltanto al Padre celeste, deve essere un’apostola dell’esempio; la sua vita di pietà sincera, di virtù soda, di unione con Dio deve risplendere davanti agli uomini e deve richiamarli alla preghiera, al raccoglimento, alla ricerca delle cose celesti. Ciò è possibile a tutti ed in Ogni ambiente di vita: lo può fare il professionista in mezzo al mondo, tra i colleghi, gli alunni o i clienti; lo può fare la sposa e la madre nella cerchia della famiglia; può farlo il religioso e la religiosa nell’ambito della propria Comunità; può farlo il sacerdote nel raggio della sua azione. 

Un’anima di vera vita interiore è di per sè un apostolo, è, come dice Gesù, « una città posta sul monte [che] non può rimanere nascosta », è una lucerna accesa messa « sul candeliere, perchè faccia lume a tutti quelli che sono in casa » (Mt. 5, 14 e 15). Quanto più la vita interiore è profonda, tanto più la lucerna splende, illumina le anime e le attira a Dio. 

Colloquio - « Dio mio, nulla è più freddo di un cristiano che non si cura della salvezza degli altri! Per dispensarmene non posso addurre come pretesto la povertà. Pietro diceva: ‘ Non ho argento, nè oro ’; Paolo era tanto povero che spesso soffriva la fame. Non posso addurre la mia umile condizione, perchè anch’essi non erano nobili e non avevano nobili genitori. 

« Non posso neppure scusarmi, o Signore, dicendo che sono ignorante, perchè anch’essi lo erano. Anche se io fossi uno schiavo e per giunta fuggitivo, potrei assolvere il mio compito: anche Onesimo era tale. Non posso obiettare che sono malato, perchè anche Timoteo era spesso infermo. 

« O Signore, la tua luce mi fa comprendere che anch’io posso giovare al prossimo, se adempio il mio dovere. E questo lo farò, se osserverò la tua legge e specialmente la legge dell’amore con la quale s’insegna la bontà a quelli che ci offendono. I mondani sono commossi più dalla vita buona che dai miracoli; e Tu mi dici che nulla rende buona la vita più della carità e dell’amore del prossimo. Aiutami dunque, o Signore, a condurre una vita santa, a fare opere buone, in modo che chi mi osserva possa dar lode al tuo nome » (cfr. S. Giovanni Crisostomo). 

« O Signore, concedimi di credere col cuore, di professare con la bocca e di mettere in pratica la tua parola, affinchè gli uomini, vedendo le mie opere buone, glorifichino te, Padre nostro che sei nei cieli, per Gesù Cristo nostro Signore, al quale spetta la gloria nei secoli dei secoli. Amen » (Origene). 



[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].