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giovedì 2 ottobre 2025

San Luigi Martin e Santa Zelia Guérin: Santi della vita coniugale e familiare

Santa Zelia Guerin e San Luigi Martin, mamma e papà di Santa Teresa di Gesù Bambino

Tra i santi verso cui nutro più devozione vi sono San Luigi Martin e Santa Zelia Guérin. Genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, sono stati canonizzati insieme il 18 ottobre 2015, diventando la prima coppia di sposi nella storia della Chiesa ad essere proclamata santa come coppia. La loro vita, segnata da fede, lavoro, sofferenza e amore, è un modello luminoso di santità vissuta nel quotidiano.

Luigi Giuseppe Stanislao Martin nacque a Bordeaux il 22 agosto 1823, figlio di un ufficiale napoleonico. Cresciuto in un ambiente disciplinato e religioso, ricevette un’educazione dai Fratelli delle Scuole Cristiane. In gioventù desiderò consacrarsi a Dio come religioso presso l’ospizio del Gran San Bernardo, ma fu respinto per la mancata conoscenza del latino. Decise allora di dedicarsi all’orologeria, mestiere che esercitò con competenza e passione.

Zelia Guérin nacque il 23 dicembre 1831 a Gandelain, vicino ad Alençon. Anche lei figlia di militari, ricevette un’educazione religiosa dalle Suore dell’Adorazione Perpetua. Desiderava diventare Figlia della Carità, ma la superiora le disse che quella non era la sua vocazione. Zelia si dedicò allora al merletto, specializzandosi nel raffinato “punto d’Alençon” e fondando una piccola azienda artigianale di successo.

Nel 1858, Zelia incontrò Luigi sul ponte di Saint Leonard ad Alençon. Fu un colpo di fulmine: “Questo è l’uomo che Dio ha preparato per me”, scrisse Zelia. Dopo pochi mesi di fidanzamento, si sposarono il 13 luglio 1858, a mezzanotte, nella chiesa di Notre-Dame di Alençon. Inizialmente vissero il matrimonio in castità, come se fosse una vita consacrata, ma con il tempo compresero che la loro vocazione era vivere pienamente l’amore coniugale.

Dal loro matrimonio nacquero nove figli, ma solo cinque sopravvissero: tutte femmine, tutte divenute religiose. La più celebre è Teresa, canonizzata nel 1925 e proclamata Dottore della Chiesa nel 1997. La famiglia Martin era un vero santuario domestico: la giornata era scandita dalla messa quotidiana, dalla preghiera, dalla lettura spirituale e dalla carità verso i poveri. Luigi e Zelia si sostenevano reciprocamente, condividendo le fatiche del lavoro e dell’educazione.

Zelia gestiva con abilità la sua impresa di merletti, vendendo alla borghesia parigina e mantenendo la famiglia. Luigi, oltre a lavorare come orologiaio, si occupava della casa e dei figli con dolcezza e fermezza. La loro educazione era esigente ma affettuosa, fondata sulla fiducia nella Provvidenza e sull’amore per Dio.

La vita spirituale dei Martin era profonda e concreta. Frequentavano i sacramenti, partecipavano attivamente alla vita parrocchiale, praticavano la carità. La loro fede non era astratta, ma incarnata nelle scelte quotidiane: nel modo di lavorare, di educare, di affrontare le difficoltà. Zelia scriveva spesso lettere alle figlie e alle amiche, in cui traspare una spiritualità matura, fatta di abbandono a Dio e di amore per la famiglia.

Luigi era un uomo contemplativo, amante della natura e della solitudine. Dopo la morte di Zelia, si dedicò completamente alle figlie, accompagnandole nel discernimento vocazionale. Fu lui a portare Teresa al Carmelo di Lisieux, sostenendola con coraggio nonostante la sua giovane età.

La vita dei Martin non fu priva di dolori. Quattro figli morirono in tenera età. Nel 1877, Zelia si ammalò di cancro al seno e morì a soli 45 anni. Luigi, rimasto vedovo, si trasferì a Lisieux con le figlie. Negli ultimi anni della sua vita, fu colpito da arteriosclerosi e da una forma di paralisi mentale, che lo costrinse al ricovero. Anche in questa prova, visse con dignità e abbandono alla volontà di Dio.

Le cause di beatificazione di Luigi e Zelia furono avviate separatamente, ma poi unite in un percorso comune. Beatificati il 19 ottobre 2008 a Lisieux, furono canonizzati insieme il 18 ottobre 2015. La loro memoria liturgica si celebra il 12 luglio, anniversario del loro matrimonio.

Luigi e Zelia Martin sono santi della porta accanto, testimoni che la santità è possibile nella vita ordinaria. Non hanno compiuto miracoli spettacolari, ma hanno vissuto con eroismo le virtù cristiane nel matrimonio, nel lavoro, nella genitorialità. Sono un modello per le coppie che desiderano vivere l’amore come vocazione e missione.

In un mondo che spesso separa la fede dalla vita, Luigi e Zelia mostrano che è possibile essere santi nel quotidiano: nel modo di amare, di educare, di lavorare, di soffrire. La loro casa di Alençon è oggi meta di pellegrinaggi, e la loro testimonianza continua a ispirare generazioni di credenti.

La storia di Luigi Martin e Zelia Guérin è una storia d’amore, di fede e di speranza. È la storia di due sposi che hanno vissuto il Vangelo nella semplicità della vita familiare, diventando santi per come hanno amato. In un tempo in cui la famiglia è spesso messa in discussione, la loro testimonianza è un faro che illumina il cammino di chi cerca Dio nella vita di ogni giorno.

mercoledì 17 settembre 2025

La vita religiosa delle suore

La vita religiosa delle suore è un percorso di dedizione, spiritualità e servizio che affonda le sue radici nella tradizione cristiana e si evolve continuamente per rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo. Le suore, attraverso i voti di povertà, castità e obbedienza, scelgono di vivere una vita consacrata a Dio e al servizio degli altri, rinunciando a molte delle comodità e delle libertà della vita secolare. Questo impegno profondo e totale è motivato da un desiderio autentico di seguire l'esempio di Gesù Cristo e di vivere i valori evangelici in modo concreto e quotidiano. La vita delle suore è caratterizzata da una forte dimensione comunitaria. Molte suore vivono in conventi o monasteri, dove condividono la loro vita con altre consorelle. Questa vita in comunità non è solo una questione di convivenza, ma implica un profondo senso di sorellanza e di supporto reciproco. Le suore pregano insieme, lavorano insieme e condividono i momenti di gioia e di difficoltà. Questa comunione di vita è fondamentale per mantenere viva la loro vocazione e per affrontare le sfide che incontrano lungo il cammino. La preghiera è il cuore della vita religiosa delle suore. Attraverso la preghiera, le suore coltivano una relazione profonda e personale con Dio. La loro giornata è spesso strutturata intorno a momenti di preghiera collettiva e personale, che includono la celebrazione della Messa, la recita dell'Ufficio Divino e tempi di meditazione e riflessione. La preghiera non è solo un dovere, ma una fonte di forza e di ispirazione che guida ogni aspetto della loro vita. Attraverso la preghiera, le suore cercano di ascoltare la voce di Dio e di rispondere alla sua chiamata con fede e coraggio. Il servizio agli altri è un altro pilastro fondamentale della vita religiosa delle suore. Molte suore dedicano la loro vita all'educazione, alla cura dei malati, all'assistenza ai poveri e agli emarginati. Questo servizio è ispirato da un profondo senso di carità e di giustizia sociale. Le suore vedono in ogni persona un volto di Cristo e cercano di rispondere alle sue esigenze con amore e compassione. Attraverso il loro lavoro, le suore contribuiscono a costruire una società più giusta e solidale, offrendo speranza e supporto a chi è nel bisogno. La vita religiosa delle suore non è priva di sfide. La rinuncia ai beni materiali, la castità e l'obbedienza richiedono un grande sacrificio e una profonda fede. Inoltre, le suore devono affrontare le difficoltà della vita quotidiana, come la malattia, la solitudine e le tensioni all'interno della comunità. Tuttavia, queste sfide sono viste come opportunità di crescita spirituale e di testimonianza della fede. Le suore trovano forza e conforto nella loro relazione con Dio e nella solidarietà delle loro consorelle. Un aspetto affascinante della vita religiosa delle suore è la loro capacità di adattarsi a diverse situazioni e contesti. Le suore possono essere presenti in vari ambiti della società, dall'educazione alla sanità, dalla pastorale alla missione. Questa flessibilità permette loro di rispondere alle esigenze concrete delle persone e delle comunità con cui entrano in contatto. Inoltre, le suore possono essere un ponte tra la spiritualità e la vita quotidiana, offrendo un esempio di come la fede possa essere vissuta in modo integrato e autentico. La formazione delle suore è un processo continuo che inizia con il noviziato e prosegue per tutta la vita. Durante il noviziato, le giovani suore ricevono una formazione spirituale, teologica e pratica che le prepara alla vita religiosa. Questo periodo è fondamentale per consolidare la loro vocazione e per acquisire le competenze necessarie per vivere in comunità e per svolgere il loro servizio. Tuttavia, la formazione non si ferma al noviziato. Le suore continuano a studiare, a riflettere e a crescere spiritualmente per tutta la vita, cercando sempre di approfondire la loro relazione con Dio e di rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo. In conclusione, la vita religiosa delle suore è un percorso di dedizione, spiritualità e servizio che richiede sacrificio, fede e coraggio. Attraverso i voti di povertà, castità e obbedienza, le suore scelgono di vivere una vita consacrata a Dio e al servizio del prossimo.

lunedì 1 settembre 2025

Suore con abito grigio

Tra gli istituti religiosi in forte espansione vi è quello delle “Serve del Signore e della Vergine di Matarà” che in pochi anni ha superato le 1.000 unità e continua a suscitare sempre più interesse nelle ragazze attratte dalla vita consacrata, basti pensare che hanno circa una novantina di novizie e postulanti, senza contare le aspiranti. È una crescita esponenziale davvero straordinaria. Solo Dio può essere l'artefice di un tale trionfo d'amore!

La maggioranza delle Servidoras (diminutivo spagnolo delle “Serve del Signore e della Vergine di Matarà”) è di vita attiva, ma hanno anche alcuni monasteri di clausura per coloro che si sentono attrarre dalla vita contemplativa. Quelle del ramo di vita attiva combattono la buona battaglia della fede su tutti i fronti: dall'apostolato coi giovani a quello con gli anziani, dalla carità verso i poveri all'apostolato della cultura, dalle missioni estere all'apostolato nelle parrocchie italiane. Si occupano di asili, scuole, editoria, esercizi spirituali, campi estivi, assistenza ai disabili e agli ammalati, apostolato vocazionale, aiuto materiale ai poveri affamati, ecc. Insomma, ovunque c'è bisogno di evangelizzazione, le Servidoras sono presenti con il loro gioioso e fervoroso zelo apostolico.

Padre Carlos Miguel Buela, Fondatore della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato (della quale le Servidoras rappresentano il ramo femminile), è riuscito a trasmettere a queste suore uno spirito “apostolico” e “missionario” dal quale si rimane facilmente contagiati. Nelle “Serve del Signore e della Vergine di Matarà” noto quella “sete” di salvezza delle anime che avevano anche Sant'Ignazio di Loyola e Sant'Alfonso Maria de Liguori.

A differenza di altri ordini religiosi che non accettano ragazze che hanno raggiunto i 35 anni, le Servidoras accettano candidate di tutte le età, purché abbiano concreti segni vocazionali. Le ragazze che non sono riuscite a trovare un buon direttore spirituale possono ugualmente fare un'esperienza vocazionale presso il loro noviziato di Segni, in provincia di Roma, dove saranno aiutate dalla maestra delle novizie a fare un sano discernimento. Inoltre è possibile trovare una buona guida spirituale in qualcuno dei numerosi sacerdoti del ramo maschile della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, i quali hanno ricevuto una buona preparazione dottrinale e spirituale.

Coloro che desiderano abbracciare la vita consacrata in questa famiglia religiosa, oltre ai voti di povertà, castità e obbedienza dovranno emettere anche un quarto voto di schiavitù mariana secondo l'insegnamento di San Luigi Maria Grignon de Montfort. Questo voto consiste in una filiale schiavitù d'amore con la quale ci si dona totalmente a Gesù per mezzo di Maria.

È entusiasmante constatare lo zelo apostolico di questo giovane istituto religioso, spero che il Signore continui ad inondarlo con numerose vocazioni. C'è tanto bisogno di anime che si dedichino all'apostolato, non solo nelle terre di missione, ma anche nella nostra cara Italia sempre più secolarizzata e schiava del neo-paganesimo materialista.

Chi volesse fare un'esperienza vocazionale presso le Servidoras, o volesse semplicemente chiedere informazioni sulla vita consacrata, può mettersi in contatto con queste cordiali e gioiose suore scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica: vocazione@servidoras.org

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Per scaricare gratuitamente delle meditazioni audio mp3 su interessanti argomenti religiosi che fanno bene all’anima, cliccare qui. 




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Lo zelo apostolico delle suore è una dimensione fondamentale della loro vita religiosa, che si esprime attraverso l'impegno attivo nel servizio al prossimo e nella diffusione del messaggio cristiano. Questo zelo si manifesta in diverse forme, a seconda dell'ordine religioso e delle specifiche missioni che le suore intraprendono. Molte suore sono coinvolte nell'educazione, lavorando in scuole e istituti per formare le giovani generazioni, trasmettendo non solo conoscenze accademiche, ma anche valori morali e spirituali. Altre si dedicano alla cura dei malati e degli anziani, offrendo supporto e conforto a coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità. Le suore operano anche in contesti di missione, viaggiando in paesi lontani per portare aiuto e speranza a comunità in difficoltà. Questo zelo apostolico è alimentato da una profonda fede e da un amore incondizionato per Dio e per il prossimo. Le suore vedono il loro servizio come un'estensione della loro vita di preghiera, un modo per vivere concretamente il Vangelo. La loro dedizione è spesso accompagnata da sacrifici personali, poiché scelgono di rinunciare a molte comodità e distrazioni per concentrarsi sulla missione che hanno ricevuto. In un mondo che può sembrare indifferente o distante, lo zelo apostolico delle suore rappresenta un faro di speranza e di amore. La loro presenza nelle comunità è un richiamo alla solidarietà e alla compassione, invitando tutti a riflettere su come possono contribuire al bene comune. Le suore, con il loro esempio di vita, dimostrano che la vera realizzazione personale si trova nel servizio agli altri e nella costruzione di relazioni significative. Questo zelo non è solo un compito, ma una vocazione che trasforma le loro vite e quelle delle persone che incontrano. In un'epoca in cui il bisogno di amore e di aiuto è sempre più evidente, lo zelo apostolico delle suore continua a ispirare e a motivare, mostrando che ogni gesto di carità può avere un impatto profondo e duraturo. La loro missione è un invito a tutti a vivere con maggiore consapevolezza e a impegnarsi attivamente per un mondo migliore.






lunedì 25 agosto 2025

Suore Creazzo

Le suore di Creazzo sono tra le più stimate del Veneto.

Nonostante vivano “nascoste al mondo” e recluse all'interno della clausura, le Suore Clarisse dell'Immacolata continuano ad aumentare di numero grazie alle numerose vocazioni di cui beneficiano. Il merito è tutto del buon Dio e dell'intercessione della Mediatrice di tutte le grazie, ma queste umili suore (in prevalenza giovani) cooperano ad attrarre vocazioni soprattutto mediante la potentissima arma della preghiera. Non riesco a spiegarmi diversamente questo forte interesse di tante ragazze per quest'ordine religioso.

C'è anche un altro motivo del successo vocazionale di queste zelanti seguaci di Santa Chiara: il loro stile di vita devoto. Quando un ordine religioso vive la propria vocazione in uno spirito di fervore e di profondo raccoglimento, si forma un'atmosfera di santità nella quale si vive d'amore per Dio e di carità fraterna per il prossimo, così come avveniva nelle prime comunità cristiane fondate dagli Apostoli. I giovani sono attratti dagli ordini religiosi nei quali si vive veramente lo spirito religioso e il carisma del fondatore dell'ordine. Invece gli istituti religiosi nei quali si vive in maniera rilassata e quasi secolarizzata, difficilmente riescono ad attrarre giovani postulanti.

Guardate la foto a lato, scattata in uno dei monasteri delle Suore Clarisse dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sul volto della clarissa in primo piano si percepisce un senso di pace, serenità e raccoglimento interiore. Quando si vive distaccati dai beni terreni che tutti dovranno abbandonare nell'ora della morte, e il cuore è immerso in Dio che è amore infinito, il volto umano assume un atteggiamento spirituale che colpisce per la serenità che trasmette. Le suore di clausura non sono persone da “compatire”, come pensano stoltamente i mondani. Infatti, loro possono godere di gioie e consolazioni spirituali che è difficile poter provare vivendo in questo mondo pieno di distrazioni e dissipazioni che allontanano da Dio. Sant'Agostino insegna che il Signore ha creato il cuore umano per amare Lui, e quindi solo riposando in Dio il nostro cuore si sente in pace.

Le Clarisse dell'Immacolata non vanno confuse con le Francescane dell'Immacolata (altro ottimo ordine religioso di stretta osservanza). Si tratta di due ordini diversi, anche se sono legati da stretti vincoli di amicizia.

Cosa posso consigliare ad una ragazza desiderosa di entrare nelle Clarisse dell'Immacolata? Posso dire che attualmente è uno dei migliori ordini religiosi esistenti; un vero dono della Madonna alla Chiesa Cattolica. Per effettuare alcuni giorni di discernimento vocazionale in uno dei loro monasteri è possibile contattarle presso i seguenti recapiti:

Monastero "Roseto dell'Immacolata Porta del Cielo e di San Giuseppe"
Via Rivella 5
36051 Creazzo (Vicenza)





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Le monache clarisse sono un ordine religioso femminile fondato da Santa Chiara d'Assisi nel XIII secolo, seguendo l'esempio di San Francesco. Queste donne scelgono di vivere in povertà, umiltà e preghiera, dedicando la loro vita a Dio e alla contemplazione. L'Ordine delle Clarisse, noto anche come le Povere Dame, si distingue per la sua regola di vita che enfatizza la semplicità e la rinuncia ai beni materiali. Le monache vivono in monasteri, dove seguono una routine quotidiana di preghiera, meditazione e lavoro manuale, contribuendo alla comunità attraverso la produzione di beni come pane e artigianato. La vita in clausura offre loro un ambiente di silenzio e riflessione, permettendo di approfondire la propria spiritualità. Le clarisse sono anche impegnate in opere di carità, sostenendo i bisognosi e promuovendo la pace. La loro esistenza è caratterizzata da una forte comunità, in cui la condivisione e il sostegno reciproco sono fondamentali. Le monache affrontano sfide uniche, come la solitudine e la mancanza di contatti con il mondo esterno, ma molte di loro trovano in questa vita una profonda gioia e realizzazione. La clausura non è vista come una prigione, ma come un'opportunità per avvicinarsi a Dio e vivere una vita di amore e servizio. In un'epoca in cui il silenzio e la contemplazione sono sempre più rari, le monache clarisse rappresentano un faro di speranza e di pace. La loro vita invita tutti a riflettere su ciò che è veramente importante e a riscoprire il valore della spiritualità. Con la loro dedizione e il loro esempio, le clarisse possono ispirare chiunque a cercare un equilibrio tra il mondo esterno e la propria interiorità, mostrando che la vera felicità può derivare da una vita di servizio e amore. La loro presenza è un richiamo a vivere con maggiore consapevolezza e a coltivare relazioni più profonde con il divino e con gli altri, dimostrando che la vita religiosa può essere una fonte di luce e di speranza per il mondo contemporaneo.

sabato 6 marzo 2021

Digiunare al pranzo o alla cena?

Pubblico una lettera di un giovane e cordiale lettore del blog "Cordialiter".


Buonasera Cordialiter, 
ti scrivo per porti alcune domande relative ad alcuni dubbi di ordine spirituale; se vuoi pubblicale pure sul blog con le eventuali risposte, ovviamente in forma anonima.

1) Da alcuni anni ho preso la consuetudine di recitare alcune preghiere in determinati giorni della settimana (ad es. i Salmi Penitenziali il mercoledì e il venerdì), sia come "proposito" personale, sia accogliendo proposte di alcuni siti cattolici che invitavano ad impegnarsi in tal senso. Ora, io non ho la certezza di aver promesso al Signore di continuare tali pratiche per tutta la vita, anche se mi sono sempre sentito in dovere di compierle. Ciò in ogni caso mi riusciva più facile quando ero studente e potevo più facilmente "distribuire" tali preghiere lungo l'arco della giornata; attualmente invece lavoro, e a volte mi trovo a "concentrarle" tutte insieme al tardo pomeriggio/sera. Volevo dunque chiederti se secondo te sarebbe peccato l'abbandonare una parte di queste pratiche.

2) La seconda domanda riguarda le rinunce quaresimali: se dovessi adottare il proposito di non mangiare caramelle per tutta la Quaresima (è un esempio) e infrangessi poi tale proposito (sia di mia iniziativa, sia perché mi sono state offerte da altre persone), ciò costituirebbe peccato grave, leggero o nessun peccato, purché mantenessi la volontà di fare qualche altra rinuncia? E se non ho la certezza di aver adottato risolutamente un certo proposito, posso agire come se non l'avessi adottato (mi riferisco ovviamente a cose di per sé lecite)?

3) Il digiuno obbligatorio (per noi di rito ambrosiano, il primo venerdì di Quaresima e il Venerdì Santo) consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata [...]; se però, come ogni giorno in cui mi trovo sul luogo di lavoro, mangio poco e velocemente a pranzo, posso trasferire il "pasto vero e proprio" alla sera?

Ti ringrazio in anticipo per le eventuali risposte e ti assicuro un ricordo nella preghiera. Spero di darti presto un piccolo aiuto anche in maniera concreta.

Sia lodato Gesù Cristo

(Lettera firmata)



Caro fratello in Cristo,
rispondo volentieri alla tua e-mail che, per tutelare la tua riservatezza, pubblico in forma anonima, come faccio anche con tutti gli altri che mi scrivono. Spero tanto che questo post possa essere di qualche utilità anche ad altre persone che hanno dubbi simili.

I classici manuali di Teologia Morale insegnano che il voto è una promessa che si fa a Dio con l’intenzione di volersi obbligare a compierla sotto pena di peccato (grave o veniale a scelta del votante). Quando invece si vuol compiere qualcosa ma senza l’intenzione di volersi obbligare sotto pena di peccato, in questo caso si parla di “proposito”. Nel caso si dubita di aver fatto un semplice proposito o un vero e proprio voto si può tranquillamente presumere che si sia trattato di un proposito, e quindi non si è obbligati a compiere nulla.

Se una persona ha il proposito di recitare i Salmi ma a causa del lavoro o per altri validi motivi riduce il tempo dedicato alla preghiera, non deve sentirsi in colpa di alcunché. Se invece prega meno del solito solo per “pigrizia spirituale”, in questo caso ordinariamente commette peccato veniale.

Circa i giorni di digiuno obbligatori stabiliti dalla legge ecclesiastica, il pio sacerdote salesiano Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989), nel libro “L’anima onesta al confessionale”, afferma che si può invertire il pranzo con la cena.

Nella speranza di aver chiarito i tuoi dubbi, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter