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domenica 24 marzo 2019

Suore di clausura Rovigo

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Le suore di clausura di Rovigo di cui si sente parlare sono monache carmelitane scalze, ossia le seguaci di Santa Teresa d'Avila. 

Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).

 Il glorioso S. Bernardo ricapitolò egregiamente i beni che si trovano nella vita religiosa con queste parole: In religione l'uomo vive più puramente, cade più raramente, si rialza più velocemente, cammina più cautamente, è più frequentemente irrorato dalla grazia celeste, riposa con maggior sicurezza, muore più fiducioso, si purga prima ed è più copiosamente premiato (Hom. in Mt., 13, 45). E in altro luogo, trattando della dignità di questo stato, dice: Altissima è la vostra professione, s'innalza fino al cielo, vi fa simili agli angeli di cui imitate la purezza. Voi non avete solo professato la santità, ma la perfezione di ogni santità. Degli altri è proprio servire Dio, ma vostro compito è aderire a Dio. E un po' più oltre dice: Non so con quale nome possiate essere degnamente chiamati, se uomini angelici o angeli terrestri, perché mentre vivete sulla terra, la vostra conversazione è nei cieli; siete simili a quegli spiriti beati che sono mandati quaggiù per custodirci e difenderci, i quali si occupano di noi in modo da non perdere mai la visione di Dio (Ad Fratres de Monte Dei, c. 2).
   Tale è la vita del religioso che, pur vivendo sulla terra, tiene il cuore fisso nel cielo; tutta la sua conversazione si svolge con uomini spirituali e di Dio e può dire con S. Paolo: «La mia vita è Cristo» (Phil, 21). Come con frase mondana di uno molto dedito alla caccia diciamo: La sua vita è cacciare; o di uno dedito al vizio della gola: la sua vita è mangiare e bere; così l'apostolo diceva: «La mia vita è Cristo», perché era completamente dedicato al servizio di Dio. S. Bonaventura dice che la Religione si chiama Ordine, perché non sopporta cosa disordinata: tutto deve essere ben registrato, come in un orologio (Reg. S. Francisci, c. 4).
   S. Bernardo applica alla vita religiosa quelle parole: «Il nostro letto è fiorito» (Can 1, 15). Poiché non c'è posto in cui gli uomini riposino meglio che nel letto, così nella Chiesa di Dio il letto in cui riposiamo è la vita religiosa; perché in essa si è liberi dalle cure del secolo e dalla sollecitudine delle cose temporali e necessarie alla vita umana (Serm. 46 sup. Cantica, n. 2). Ben vediamo ogni giorno quante grazie ci faccia in ciò il Signore. Nella Compagnia, sono i superiori ad incaricarsi in modo particolare di provvedere il necessario per mangiare o vestirsi, per lo studio o per i viaggi, sia in tempo di malattia che di buona salute. Non abbiamo bisogno dei nostri genitori né dei nostri parenti, possiamo anzi dimenticarci di essi, quando non sia per raccomandarli a Dio. Ora essi ci sono, ora no, qualche volta sono ricchi, qualche altra poveri; ma la Compagnia e i suoi superiori sono per noi padre e madre, e con amore più che paterno ci provvedono di tutto il temporale, affinché, senza preoccupazioni e dimentichi di tutto, possiamo attendere solamente al fine per cui siamo venuti in religione, il bene spirituale nostro e del prossimo. Dice Clemente Alessandrino che Dio mise l'uomo nel paradiso terrestre dandogli il possesso di tutte le cose perché, non avendo altro da desiderare in terra, trasferisse tutto il suo desiderio al cielo. Ecco lo scopo della Compagnia: per questo ci dà tutto quello di cui abbiamo bisogno, di modo che, non facendo più nessun conto delle cose della terra, possiamo trasferire in cielo ogni cura e desiderio.


[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931].